Inizia una nuova era per il rugby italiano. Da sabato, infatti, per la prima volta nella storia due franchigie del Bel Paese parteciperanno alla Celtic League, campionato cui sono iscritte le migliori formazioni irlandesi, gallesi e scozzesi. Debutto in casa per la Benetton Treviso contro i gallesi dello Scarlets; inizio da brividi, invece, per gli Aironi Rugby, opposti in trasferta ai fortissimi irlandesi del Munster (in pratica la nazionale gaelica). Probabilmente in questa prima stagione giungeranno numerose sconfitte per le selezioni tricolori. Quel che conta, tuttavia, è il fatto che entrambe le selezioni si sono rafforzate con la gran parte dei giocatori italiani di miglior talento (sono rimasti all'estero i soli fratelli Bergamasco, Parisse, Canale, Gower, Castrogiovanni e Festuccia); in campo, inoltre, dovranno essere schierati obbligatoriamente almeno 10 azzurri. Si comprende come il livello di gioco dei nostri rappresentanti, obbligati ogni 7 giorni a confrontarsi con team tra i più titolati d'Europa, non potrà che aumentare a dismisura, con evidenti benefici futuri (e magari immediati) per la nazionale. Se a questo aggiungiamo che le accademie giovanili cominciano ad ottenere i primi frutti con campioncini del calibro di Giovanbattista Venditti, Edoardo Gori, Roberto Quartaroli, Paolo Buso e Riccardo Bocchino, allora è lecito aspettarsi un deciso salto di qualità nei prossimi anni da parte della selezione del ct Mallet. In Italia nelle ultime stagioni è scoppiata una grande passione per il rugby, sport dai grandi valori morali e dalle tradizioni antichissime. Con il numero di praticanti ed appassionati in costante ascesa, ora è arrivato il momento che anche l'Italia ottenga dei risultati di prestigio in campo internazionale. L'obiettivo a più breve termine è già fissato: lo storico passaggio ai quarti di finale ai Mondiali del 2011 in Nuova Zelanda, la patria del rugby.
Federico Militello