La giornata è entrata nel vivo con il racconto di Silvia Bruno, presidente del Comitato Regionale CIP, che ha scandito le tappe storiche dello sport disabile. Dall’introduzione nel 1952 per opera di Ludwig Guttman alle prime Paralimpiadi (a Roma nel 1960), fino a Torino 2006 e Londra 2012, eventi che “hanno accresciuto la sensibilità e l’attenzione nei confronti dell’attività sportiva paralimpica”. Cardini del CIP la partecipazione, l’uguaglianza e le pari opportunità tra gli atleti; con un occhio di riguardo al legame tra famiglia, scuola e sport, mezzo per “conquistare autonomia e uscire dal guscio familiare”.
Molti gli ospiti e i temi affrontati. Giorgia Micheletti, specialista in medicina dello sport, ha spiegato la classificazione dei diversi handicap, indispensabile per una competizione equilibrata nelle varie discipline. Valentina Onorato, psicologa dell’Istituto di Medicina dello Sport di Torino, ha invece parlato dell’aspetto mentale della pratica sportiva, volta a “valorizzare e sviluppare le potenzialità residue o nascoste negli atleti disabili, esercitando molti ambiti senza dimenticare i gesti acquisiti in passato” e “favorire l’integrazione degli individui all’interno della squadra o di qualunque altro gruppo”. Massimiliano Gollin, ricercatore del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’università di Torino, ha fissato l’attenzione sulle metodologie di allenamento: “L’attività fisica deve essere programmata sulla base delle possibilità degli atleti e va personalizzata a seconda delle caratteristiche di ognuno, permettendogli di ottenere il massimo risultato”.
Fiammetta Scarzella, consulente in scienze motorie e sportive dell’Istituto di Medicina dello Sport, ha esposto l’evoluzione legislativa in materia di sanità e prevenzione, mentre Nives Scorrano, laureata in scienze motorie con specializzazione polivalente nel sostegno, ha ribadito gli obiettivi dell’attività fisica nelle scuole: sviluppare le capacità individuali, insegnare nuove abilità e aiutare i ragazzi disabili a integrarsi tra loro e con i compagni più fortunati.
Molto interessanti le testimonianze di persone direttamente coinvolte nello sport in carrozzina. Giuseppe Antonucci, referente promozione attività sportive dell’ASD “Sport di Più”, impegnato a diffondere tra i giovani i valori dello sport, per educare a un corretto comportamento in età adulta; Patrizia Saccà, atleta nazionale paralimpica nel tennis tavolo e istruttrice FITET di secondo livello, e Pietro Mazzei, atleta e istruttore tennis “Sport di Più”, che insegnano ai giovani disabili come ricominciare a vivere fisicamente e mentalmente praticando attività sportiva. E forse il segreto di questi campioni di sport e di vita sta proprio nell’ottimismo che vogliono trasmettere e nella capacità di non piangersi addosso, cogliendo il lato positivo in ogni aspetto del loro handicap.