Grecia, 2015
84 minuti
«Symptoma parla dei nostri demoni interiori. Il film si immerge nell’inconscio di una donna, solo per rivelare il sintomo dell’eterna lotta tra istinto e morale... Ho avuto l'idea alla base di Symptoma ripensando ad alcuni sogni che ho fatto, sui quali mi sono interrogato nel tentativo di dare loro una spiegazione. Al centro della sceneggiatura, vi è il tentativo di spiegare ciò che noi consideriamo essere il diavolo». - Angelos Frantzis
Come recita un noto film di Bresson: "Il diavolo, probabilmente..." (lasciamo un pò di spazio anche a lui, in queste festività, altrimenti potrebbe impermalirsi). Perchè nell'ultimo, immaginoso lavoro di Angelos Frantzis, il diavolo sembra averci messo proprio il cosiddetto piede caprino. Cinque anni dopo Mesa sto dasos (In the Woods), il cui bosco appariva già come un ricettacolo di accadimenti dalle esalazioni sinistre, il regista greco affina lo stile intrapreso (una più accurata pulizia e precisione dell'immagine, simmetria delle inquadrature, nonchè un accentuato cupismo e minimalismo di fondo) e torna al TFF con un'altra storia dai risvolti arcani, a metà strada tra melodramma e mystery; un'opera a suo modo surreale e metafisica che si configura come un'allegoria sulla patita opposizione agli impulsi irrazionali che dominano i nostri pensieri più reconditi. Sintomi, come da titolo, che agiscono a livello prettamente inconscio ed individuale, e che nel determinato contesto (Frantzis parla di sogni, quindi l'onirico, è il campo sul quale ci si addentra), solo in parte possono richiamare la solita condizione socio-economica vissuta dalla Grecia negli ultimi anni (esili tracce possono emergere nelle rappresaglie del popolo e nell'esibizione di uno scenario prossimo alla rovina ma, anche in tal caso, le cause paiono più affini a disastri di tipo ambientale). Oltremodo, è alquanto erroneo discorrere di presunti conigli assassini sui quali, peraltro, come dichiarato dall'autore*, cade qualsiasi ipotetica lettura. Tanto più, che ad esclusione del drammatico gesto compiuto dalla sorella della protagonista, Elektra (l'ormai onnipresente Katia Goulioni, gia interprete del precedente film di Frantzis nonchè, in queste pagine, vista in Arundel della connazionale Kotzamani) alla prevedibile scoperta del tradimento del marito (svelata nel fin troppo prolisso flashback temporale a metà film), di morti effettive non c'è ombra, fino all'epilogo rivelazione. Seguendo dunque il pensiero concettuale all'origine dell'opera, è certamente più adeguato parlare di conflitti interiori, e "demoni" della coscienza pronti a materializzarsi attraverso la mortificazione corporale. A tal seguito, l'enigmatica figura vestita di nero che si aggira con il volto coperto da una maschera dai tratti caprini per una remota e fatiscente isola (probabili Cicladi), dove la vegetazione pare essersi estinta lasciando spazio solamente a pietre, cemento e cumuli di pattume, solo in prima parvenza può raffigurarsi per ciò che vediamo, ovvero, una possibile minaccia per quella comunità che insorge sgomenta e, al contempo, sedotta a livello inconscio (come dimostrasi la sconcertante sequenza della donna che si denuda nel campo, circondata da un branco di ovini) dall'aura esoterica di tale figura. Poichè essa, simboleggia più metaforicamente la metà oscura che si annida nel profondo di ognuno di noi (ognuno di noi, ha i propri "demoni" da espellere; ogni membro della comunità quindi, può trovarsi dinnanzi al proprio "demone"); quell'inesplicabile e viscerale impulso faticosamente reprimibile, percepito come scorretto (se non lesivo nei confronti degli altri), ma che nonostante la consapevolezza del danno, è pronto a manifestarsi inaspettatamente.
*«In realtà, i personaggi misteriosi non indossano maschere da coniglio ma bensì maschere da capre e, se devo essere sincero, per quanto apprezzi molto Lynch, devo ammettere che ci siamo rivolti ad un immaginario diverso». - Angelos Frantzis
** Possession (1981) di Andrzej Zulawski