Synchronicity – The Police

Creato il 21 giugno 2013 da Marvigar4

 

   L’ultimo album in studio dei The Police, Synchronicity, compie trent’anni, uscito proprio nel giugno del 1983, e a tutt’oggi costituisce sicuramente l’apice dal punto di vista stilistico e musicale della band inglese. I dissapori tra il bassista Sting (Gordon Matthew Sumner) e il batterista americano Steward Copeland furono il motivo principale dello scioglimento del gruppo, proprio nel momento del massimo successo (l’uscita dell’album interruppe in America il dominio nelle classifiche di Thriller di Michael Jackson e il singolo Every Breath You Take fu la canzone dell’anno sia in Inghilterra che negli Stati Uniti). Dopo cinque fortunati long-playing si interruppe la magia iniziata nel 1978 con Outlandos d’Amour e i fan di tutto il mondo, tra cui il sottoscritto, rimasero tristi nell’apprendere che il trio rock più innovativo a cavallo tra i ’70 e gli ’80 non avrebbe più inciso un disco insieme. Ricordo come all’epoca litigassi con chi sosteneva che gli australiani Men at Work o i britannici Level 42 fossero gli eredi, o addirittura avessero superato i Police, e non ho difficoltà a rivendicare e confermare ancora adesso la mia opinione: il percorso post-punk, New wave della band composta da Sting, Andy Summers e Steward Copeland rimane unico, nessuno lo ha eguagliato, soprattutto se si considera l’evoluzione dal primo album, ancora ruvido ma non privo di grandi brani (basti pensare a Roxanne) fino al superamento del ritmo reggae, pur sempre integrato e mai banalmente utilizzato, sconfinante in sonorità sempre più articolate e originali. Ascoltare oggi Synchronicity fa riflettere su quale avrebbe potuto essere il futuro dei Police se non ci fosse stata la rottura. Mi viene da pensare che forse gli stessi protagonisti abbiano avuto il timore di non poter più rinnovare la loro formula, un po’ come successe ai Beatles alla fine degli anni ’60, tallonati da miriadi di gruppi e gruppetti che cercavano, invano, di imitarli o di seguire l’esempio.

   Il titolo Synchronicity riflette la passione letteraria di Sting in quel periodo: dal libro The Roots of Coincidence di Arthur Koestler il bassista di Newcastle estrasse il concetto di Sincronicità elaborato da Carl Gustav Jung nel 1950 e riadattato da Koestler per spiegare alcuni fenomeni paranormali, quali la simultaneità e contemporaneità di due eventi complessi connessi in modo apparentemente senza causa. Due brani all’interno dell’album portano il nome del titolo, Synchronicity I e Synchronicity II, nel primo poi troviamo il termine Spiritus Mundi tratto dal poema di William Butler Yeats The Second Coming con cui si esprime il concetto junghiano di Inconscio collettivo. Dal punto di vista musicale Synchronicity sembra un accostamento di pezzi diversi tra loro, con stili personali e ritmi molto differenziati: Synchronicity I, con il suo incedere ossessivo ottenuto grazie a una linea di sequencer ripetuta per tutta la canzone e accentuata dalla batteria di Copeland; Walking in Your Footsteps, che nel testo descrive la relazione tra l’estinzione dei dinosauri e la sorte dell’umanità, viene caratterizzato dall’uso campionato delle conga e della chitarra di Summers; O My God appare come una reminiscenza sonora del precedente album, Ghost In The Machine, con l’aggiunta dei sax e la ripresa di testi tratti da due vecchie canzoni, Three o’ Clock Shit (mai registrata in studio ma eseguita durante i concerti) e Every Little Thing She Does Is Magic, il singolo di successo dei Police del 1981; Mother, composto e “cantato” interamente da Andy Summers, è un brano urlato dal ritmo arabeggiante che narra di un rapporto pessimo con la figura materna; Miss Gradenko, scritto da Steward Copeland, è un gioiello compositivo che prende spunto da vicende legate alla burocrazia del mondo sovietico; Synchronicity II utilizza in modo estensivo il feedback acustico della chitarra di Summers miscelandosi perfettamente con il resto della strumentazione; Every Breath You Take, forse la canzone più conosciuta e eseguita dei Police, apparentemente semplice eppure per niente scontata, soprattutto per ciò che concerne il testo, incentrato più sul tema della dipendenza affettiva che dell’amore tout court; King of Pain, singolo di grande successo negli Stati Uniti, è un amalgama sonoro tra le marimba di Copeland, il piano suonato da Sting e le chitarre di Summers; Wrapped Around Your Finger, nato dall’esperienza di Sting delle arti marziali, ha una particolarità che lo contraddistingue rispetto a tutta la produzione dei Police, ossia la chitarra acustica di Summers, mai usata in precedenza; Tea in the Sahara, ispirato dal libro di Paul Bowles The Sheltering Sky, ha un ritmo inquietante, macabro ben cadenzato dal basso, l’effetto eco della chitarra e il suono dell’oboe suonato da Sting. Murder by Numbers, piccolo capolavoro composto da Andy Summers, lato B di Every Breath You Take estraneo al vinile, ma incluso nella versione in cassetta e poi in CD, suona oggi come un classico d’ispirazione jazz sul tema della creazione politica del serial killer.

© Marco Vignolo Gargini

Synchronicity

Durata 44: 32

Tracce 11

Synchronicity I – 3:25 (Sting)

Walking in Your Footsteps – 3:35 (Sting)

O My God – 4:02 (Sting)

Mother – 3:05 (Andy Summers)

Miss Gradenko – 2:00 (Stewart Copeland)

Synchronicity II – 5:00 (Sting)

Every Breath You Take – 4:15 (Sting)

King of Pain – 5:00 (Sting)

Wrapped Around Your Finger – 5:15 (Sting)

Tea in the Sahara – 4:20 (Sting)

Murder by Numbers (non inclusa nell’LP originale) – 4:35 (Sting – Andy Summers)

Produttori Hugh Padgham, The Police

Registrazione Air Studios, Montserrat, dicembre 1982 – febbraio 1983

Dischi d’oro 2

Dischi di platino 11



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :