“Syriana”

Creato il 17 ottobre 2011 da Cinemaleo

2006: Syriana di Stephen Gaghan

   uscita italia: 24 febbraio 2006   uscita usa: 23 novembre 2005  

 

Il film si ispira al libro “La disfatta della Cia”, quasi una autobiografia dell’ex agente Robert Baer impegnato per vario tempo nella lotta al terrorismo.

Stephen Gaghan, al debutto dietro la macchina da presa, ha realizzato un’opera (simile a Traffic per la sua tecnica a puzzle, per la sua struttura a trame parallele) coraggiosa, dura, molto complessa, parlatissima, non sempre facile da seguire e in cui non tutto è chiaro al massimo (1).

Ma questi ultimi aspetti non invalidano il risultato finale e l’abilità del regista di creare un costante clima di ansia e paranoia: un film che è un dovere vedere per rendersi conto in che mani siamo e quanto poco conti ognuno di noi, strumentalizzati, pilotati… burattini guidati da burattinai intoccabili, visibili e invisibili.

Si esce dalla visione con l’amaro in bocca e il desiderio di chiudersi in se stessi e nei propri affetti, persuasi della vanità di ogni personale impegno sociale civile politico (2).

Lanciato in sole cinque cinema tra New York Los Angeles e Toronto, nel primo week end di programmazione Syriana sorprendentemente ha conquistato il miglior risultato dell’anno per sala e ha entusiasmato il “New York Times” e il “Washington Post” (segno che c’è qualche speranza?).

Raramente si è visto sul grande schermo un ritratto così angosciante e agghiacciante della condizione di perenne conflitto determinata da interessi economico-politici che affligge ormai da tanto tempo il nostro mondo (illuminanti le frasi “Gli americani sono sempre felici di trivellare in altri paesi”, “La corruzione è una forma di regolamentazione del mercato. La corruzione è ciò che ci protegge. E’ ciò che ci tiene al caldo e al sicuro. E’ ciò che permette a me e a te di camminare a testa alta, anziché lottare per un pezzo di pane in mezzo alla strada. La corruzione… è il motivo per cui vinciamo!”).

Un film senza eroi né vie di uscita e in cui lo stretto legame tra terrorismo internazionale politica estera americana e industrie petrolifere, è mostrato senza veli né ipocrisia.

“La tesi più terribile del film è che ognuno sembra avere le proprie valide ragioni, argomentabili, inattaccabili: gli USA, gli arabi, le compagnie petrolifere, il ragazzino che lavora nei campi petroliferi… Gaghan non dà soluzioni e il finale, a cui si arriva dopo 126 minuti, è agghiacciante. Una schermata bianca, di nulla assoluto, precede i titoli di coda” (3). “Un finale agghiacciante in cui assistiamo a una chiaro parallelismo, che contiene implicitamente un giudizio morale violentissimo, tra due diverse forme di terrorismo non poi così diverse tra loro, se non fosse che una è sancita da un sacrificio in prima persona e l’altra da una stretta di mano in una stanza dei bottoni” (4).

Un affresco desolante che vede la partecipazione di tanti illustri attori, tutti bravissimi e tutti da lodare nella loro evidente disposizione a non primeggiare.

note

(1) Il critico Michael Travers giustamente ha detto: “Veniamo a conoscenza dei personaggi senza avere a disposizione alcun contesto in cui identificarli: manca lo spazio per approfondirne caratteri psicologici e motivazioni, mentre i dialoghi sono saturi di informazioni che ci investono senza lasciarci il tempo di riflettere”.

(2) “Mai ci siamo sentiti così poco importanti, pedine inutilizzate su una scacchiera in cui il gioco è già stabilito” (Donata Ferrario).

(3) Donata Ferrario

(4) Marcello Paolillo

scheda

premi e riconoscimenti

sito ufficiale


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