Tabaccai e legislatori

Da Chiagia

Se dovessi scegliere un’immagine che rappresenti lo stato in cui versa questo Paese userei il cartello che era affisso stamani a un tabaccaio, mentre passava la manifestazione della CGIL.
C’era scritto che il governo vuole aumentare le sigarette e che quindi i tabaccai dovranno chiudere.
In questo momento, che definire di merda è un riduttivo eufemismo, ognuno tira l’acqua al suo mulino, tabaccai compresi.
La gente che sfilava chiedeva che a pagare fossero i ricchi che non c’erano.
Quelli che hanno più di 90.000 euro di lordo annuo chiedono che a pagare siano quelli che hanno più di 200.000.
Quelli che hanno più di 200.000 sono ampiamente rappresentati da chi fa la manovra e quindi pensano ad altro.
I sindaci sono favorevoli all’abolizione delle province e i presidenti di provincia alla riduzione dei parlamentari.
I pensionati dicono toglietemi tutto ma non toccate le pensioni, i precari sanno che se non si riformano le pensioni loro non ce l’avranno mai (e forse non le avranno in ogni caso).
I lavoratori pubblici sono sotto attacco da tutti gli altri, lavoratori privati e pensionati e precari e ricchi e tabaccai.
Gli insegnanti difendono la scuola, i medici gli sprechi della sanità, gli enti locali i loro bilanci.
Tutti fanno barricate sul proprio e propongono al taglio teste altrui.
Una situazione del genere si sbroglia solo se chi deve decidere delle manovre a un certo punto se ne fotte.
Taglia dove gli pare, giusto o sbagliato che sia, fregandosene delle conseguenze.
Fattibile, se uno fosse un dittatore.
Ma nell’oggi in cui le elezioni potrebbero essere dopodomani nessuno si prende la responsabilità di fare e di pagare per quello che ha fatto.
Così tutti difendono il proprio, tabaccai o legislatori che siano, e il Paese va, nemmeno tanto lentamente, in vacca.