Tagli ai fondi, cultura al tracollo «Siamo disperati». Milia sul Lirico: «Basta soldi al buio»
«Quando ti tagliano i fondi mese dopo mese, anno dopo anno, non ti impediscono solo di esercitare la tua arte, ti tolgono il senso del tuo lavoro, della tua esistenza, ti svuotano dentro, ti tolgono la speranza».
C’è rabbia, frustrazione, angoscia nelle parole di Ornella D’Agostino, danzatrice e regista con esperienze internazionali. La sua attività rischia di bloccarsi soprattutto per ragioni economiche. Per lei e i dieci soci dell’associazione Carovana, di cui è direttrice artistica, già è stato difficile sopravvivere sino ad oggi ma con i tagli operati dal governo anche quest’anno e quelli previsti nella bozza della Finanziaria regionale in discussione – dagli 11,6 milioni dello scorso anno ai 4,3 di quest’anno – sarà impossibile: con un meno 60 per cento si chiude. «Siamo al tracollo».
LE RAGIONI DELLA PROTESTA Ornella D’Agostino ieri mattina ha manifestato assieme a centinaia di colleghi davanti alla sede dell’assessorato alla Cultura, a Cagliari. Per chiedere alla Regione di ripristinare i fondi per il settore e denunciare la perdita di parte dei fondi comunitari, la mancata approvazione (nonostante l’impegno assunto dopo l’approvazione di un ordine del giorno da parte del Consiglio regionale) di un disegno di legge che modifichi la legge vigente sullo spettacolo, i gravi e insostenibili ritardi nelle istruttorie e nelle verifiche per l’accesso e l’utilizzo dei contributi. Non solo. Secondo gli operatori dello spettacolo c’è un eccessiva burocratizzazione e discrezionalità nella applicazione delle regole da parte dell’apparato politico e amministrativo
L’anno scorso ad avere diritto ai finanziamenti sono state 128 compagnie che, se non cambiano i criteri, si dovranno dividere un terzo della torta. Significa chiusura, licenziamenti, ulteriore impoverimento culturale.
Quella di ieri non è stata una protesta come altre, una delle tante difese delle contribuzioni a pioggia erogate a mani basse negli ultimi cinquant’anni, ma una manifestazione da ultima spiaggia. E non sarà l’ultima perché il 24 gennaio i rappresentanti dei tremila operatori del settore saranno sotto il Consiglio regionale, in occasione di un’audizione in commissione bilancio.
L’INCONTRO CON MILIA Ieri un gruppo di operatori, tra i quali un folto gruppo di dipendenti del teatro lirico di Cagliari, è stato ricevuto dall’assessore alla Cultura Sergio Milia e dai più alti dirigenti dell’assessorato, cui hanno manifestato problemi ed errori. Uno su tutti: si va verso l’approvazione di una nuova legge senza avere dati certi. Una follia.
«DUE MILIONI IN PIÙ» Milia ha detto di aver chiesto ai capigruppo dei partiti in consiglio regionale di presentare un emendamento alla Finanziaria per recuperare «almeno due milioni di euro» e, quanto alla legge, ha ricordato di aver rispettato gli impegni approvandola in Giunta. «Ora spetta al Consiglio discuterla in commissione e portarla in Aula». L’assessore è stato particolarmente duro sul teatro Lirico: «Mesi fa abbiamo chiesto un piano industriale che ci consentisse di sapere per che cosa stiamo spendendo soldi e non ci è stato consegnato; abbiamo stanziato quasi 5 milioni per un progetto in sinergia tra Cagliari e Sassari ma nemmeno su questo ci è stato presentato un progetto. Non siamo più disposti a spendere soldi al buio. Al teatro abbiamo dato oltre 90 milioni in dieci anni e il debito è sempre elevato. Anche il sindaco di Cagliari e presidente della Fondazione deve agire».
BARRACCIU E MURGIA I manifestanti hanno ricevuto la solidarietà di Francesca Barracciu (Pd), da tempo concretamente in prima linea contro il taglio ai fondi e presente alla manifestazione, e del deputato del Pdl Bruno Murgia: «Ho stima di Sergio Milia e Giorgio La Spisa e rivolgo loro un appello perché i tagli siano ridotti o cancellati, anche con il concorso delle sensibilità del Consiglio regionale».
Antioco Usala, portavoce di Cosass, il coordinamento degli organismi dello spettacolo, e presidente di Cada die, 30 anni di attività, 17 dipendenti, 700 mila euro di fatturato nel 2010, racconta una storia di passione: «I fondi ce li riducono da anni. Ma sinora non abbiamo tagliato la nostra produzione ma i nostri stipendi, ci accontentiamo di pochi euro». Ecco spiegato uno degli slogan impressi su uno dei tanti cartelloni esposti dai manifestanti: «Io chiudo domani, non mangio da ieri». Unione Sarda
Fabio Manca
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