Tagli alla scuola, docenti da 18 a 24 ore settimanali. Ma cosa si sono messi in testa?

Creato il 14 ottobre 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

Pare davvero un’assurdità la notizia trapelata in questi giorni di un aumento delle ore lavorative dei docenti da 18 a 24 ore settimanali senza che a questo corrisponderà un aumento salariale. A quanto pare le sei ore verranno utilizzate per la copertura dei cosiddetti “spezzoni orario”, per l’attribuzione di supplenze temporanee e per i posti di sostegno. Questo si tradurrà in un ulteriore “mazzata” ai docenti precari che vedranno ridotta la possibilità di un incarico temporaneo dal momento che verranno utilizzati i docenti già in ruolo.

La misura rientra nella cosiddetta “legge di stabilità” e porterebbe un risparmio per le casse dello stato di quasi 1 miliardo l’anno. Ancora una volta per rendere la medicina meno amara il governo tecnico ha pronunciato la parola “Europa” dichiarando questo un intervento necessario per adeguare le ore di lavoro dei docenti italiani a quelle dei colleghi europei. Come mai allora non si è pensato di adeguare agli stessi standard anche gli stipendi degli insegnanti dal momento che i nostri docenti sono tra i meno retribuiti d’Europa? Perché ancora una volta si procede con l’ascia, a tagliare laddove la situazione risulta già compromessa, riducendo all’osso per milioni di precari, la possibilità di lavorare.

Consideriamo un ulteriore aspetto, per nulla marginale, relativo alla produttività del docente che lavorerà 75 minuti in più al giorno senza (per altro) essere retribuito. Siamo sicuri che questo non danneggerà ulteriormente la qualità dell’insegnamento? Checché ce ne dica il nostro ministro non c’è un solo elemento positivo che meriti l’approvazione di questa misura. I docenti sono scesi nelle piazze a manifestare il loro dissenso e chissà se ciò avrà eco nei palazzi dove si prendono le decisioni. Nel frattempo i forum sulla scuola sono stati presi d’assalto, i docenti lasciano i loro commenti  scatenando polemiche e generando vere e proprie guerre tra poveri, perché in questi casi diventa difficile fare squadra quando si rischia di rimanere a casa. Questi stessi docenti (quelli che riusciranno a farsi strada sgomitando) formeranno i giovani del futuro. Per chi volesse contribuire con la propria firma segnaliamo una petizione avviata in queste ore per dire “no” al provveddimento che ha già raggiunto più di 15 mila adesioni.

Petizione