Taki wo mini iku (滝を見にいく, Ecotherapy Getaway Holiday). Regia, soggetto e sceneggiatura: Okita Shūichi. Fotografia: Ashizawa Akiko. Suono: Takada Shinya. Interpreti: Negishi Haruko, Yasuzawa Chigusa, Ogino Yuriko, Kirihara Mie, Kawada Kumiko, Tokunō Keiko, Watanabe Michiko, Kuroda Daisuke. Produttori: Fukada Seigo, Ono Hitoshi, Shundo Tadaatsu. Durata: 92'.
World premiere: 27 ottobre 2014 - Tokyo Film Festival (menzione speciale della Giuria).
Uscita nelle sale giapponesi: 22 novembre 2014
Link: Sito ufficiale - Mark Schilling (Japan Times)
L'idea di partenza è notevole. Sette donne di diversa età ma tutte ultraquarantenni sono intrattenute su un pullman turistico da un insipido uomo che fa loro da guida. Fin dall'inizio, quando la guida legge stancamente le cose che vuol far notare alle gitanti e segnala loro di guardare "i bellissimi colori alla loro destra", si percepisce una sottile canzonatura dei modi e dei comportamenti. Allo stesso modo, fra le donne si formano un paio di coppie che criticano sottovoce, ma neanche troppo, le altre. Lasciato il pullman, si inoltrano, sempre guidate dall'imbranato capo-gita, in un bosco effettivamente molto bello per raggiungere la cascata che costituisce la meta della gita. Mentre simpatie e antipatie si sviluppano, l'uomo, nonostante cerchi di celarlo in tutti i modi, perde la strada. Agitazione, panico. Sempre con la falsità tipica dei manuali di buone relazioni con i clienti, l'uomo lascia il gruppetto per ritrovare il sentiero. Il tempo passa ma non torna. Le donne iniziano a cercare la strada per conto loro ma si perdono anch'esse. Avvicinandosi il tramonto, si vedono costrette a pernottare nel bosco. Iniziano così a mettere in comune i pochi cibi che hanno con sé, si procacciano noci e funghi, accendono un fuoco. Insomma, sopravvivono. Inizia così un sottile processo di ritrovamento della fiducia in sé. Emergono piccole confessioni, il racconto di qualcosa di triste che è successo a qualcuna di loro, qualche lacrima. Pian piano, e sempre sottotono, la confidenza nei propri mezzi si traforma in gioia di vivere.
In Giappone le cosiddette obasan (donne di mezza età) sono una figura chiave della vita comune. Sono quelle che hanno sostenuto i mariti sempre al lavoro e cresciuto i loro figli, oppure quelle che hanno sopportato e assistito un genitore per anni fino al termine del loro cammino terreno, o ancora quelle che hanno affrontato e superato da sole delusioni e dolori della vita. Eppure, come le protagoniste di questo film, spesso non credono abbastanza in se stesse, tanto la società e l'immaginario collettivo giapponese è di stampo maschilista. Significativa a questo proposito è la canzone che con inconsapevole autoironia le donne cantano per addormentarsi, che dice più o meno: sarò la tua donna a ogni costo, sarò il tuo animaletto, picchiami anche, purchè possa essere sempre con te.
La cosa forse più piacevole di questo film è la sua leggerezza, non certo perché è superficiale ma per la capacità del regista di mantenere costante un tono dolce e delicato che pur toccando punti anche dolenti o problematici, non si sofferma mai troppo né sugli aspetti comici né su quelli drammatici. Anche la scelta di ariose musiche da camera e la presenza di scene in cui si accennano movimenti di tai chi chuan come fosse una danza, contribuiscono a questo mood. L'altro aspetto divertente è la ripresa ironica dei comportamenti soggettivi e collettivi. Valga per tutte la scena in cui due donne litigano fra di loro e le altre fuggono alle estremità del campo visivo fingendo di guardare altrove o di interessarsi a cosa sta succedendo davanti ai loro piedi.
Il regista Okita Shūichi si è qualificato nel giro di pochi anni come un piccolo maestro di un tipo di commedia dalla comicità indiretta e stralunata molto efficace. Già nel 2009, Nankyoku ryōrijin (The Chef of South Polar), esilarante racconto della vita in un campo base al polo Sud vista dal cuoco, aveva costituito una piacevole novità. Nel 2012, con Kitsutsuki to Ame (The Woodsman and the Rain), grazie anche a un irresistible Yakusho Kōji nei panni di uno zombie, realizza una delle commedie più riuscite e divertenti dell'anno con la quale vince il Premio Speciale della Giuria al Tokyo Film Festival. Yokomichi Yonosuke (A Story of Yonosuke) del 2103, sempre un ritratto di outsider fuori dagli schemi, è più riflessivo e forse meno riuscito dei precedenti ma ora con questo Ecotherapy Getaway Holiday, torna al registro per lui più congeniale e allo stesso tempo con un taglio ancora più autonomo (suoi fra l'altro, sono anche soggetto e sceneggiatura) e con un casting che ha ammesso anche attori non professionisti. [Franco Picollo]