Fino al 10 luglio nel complesso romano del Vittoriano è possibile infatti assistere alla retrospettiva "Tamara de Lempicka: la regina del moderno", preziosa esposizione di 120 opere provenienti da tutto il mondo, che rendono giustizia al genio artistico di una donna che seppe coniugare disciplina e sensualità, estro e forme plastiche.
La mostra, curata da Gioia Mori, si presenta come un'irrinunciabile occasione per approfondire il profilo culturale della Lempicka al di là delle vicende personali che, tra provocazione e scandalo, finirono spesso per mettere in secondo piano la sua arte.
Il percorso espositivo ripercorre l'evoluzione stilistica della pittrice già a partire dai primi Anni '20, animati dall'incontro con Picasso e con il Futurismo, dalla vicinanza a Marinetti e a Prampolini. Permette inoltre di rivedere il malinconico Portrait de Madame P., che si credeva perduto ed è invece riemerso dopo ricerche in collezioni di mezzo mondo. E ancora, ritratti della figlia Kizette, di protagonisti, uomini e donne, del jet set, e in ogni opera torna fortissima la tensione al contrasto.Da una parte la formazione antico-rinascimentale e l'influenza di maestri come Botticelli, Michelangelo, Carpaccio, dall'altra la passione per il moderno, declinato nella lucentezza e plasticità di nudi scolpiti come statue, freddi e raffinati, quasi inanimati, fissati in una dimensione di atemporalità e aspazialità che li fa apparire come moderne statue greche.
Concludono l'esposizione cinquanta fotografie e due film degli anni Trenta in cui la pittrice è protagonista, oltre a 13 dipinti di artisti polacchi che frequentò in Francia e a Varsavia.