Ambientato durante la protesta dell'acqua, avvenuta nel 2000 a Cochabamba in Bolivia, la vicenda racconta di una produzione cinematografica che, intenta a girare un film su Colombo proprio in quei luoghi, si ritrova coinvolta nella vicenda. La provocatoria sceneggiatura di Paul Laverty (Il vento che accarezza l'erba, La parte degli angeli) è costruita in modo tale che si vengono ad instaurare tre piani narrativi: il primo è quello meta-cinematografico dello sfruttamento degli indigeni da parte di Colombo; il secondo è quello della privatizzazione dell'acqua in Bolivia; e il terzo è lo sfruttamento delle comparse usate nel film, che vengono pagate 2$ al giorno. Questi tre piani, immancabilmente, si vengono ad intersecare tra loro e vanno a cambiare la visione dei personaggi che si muovono nelle tre storie: il cinico produttore (interpretato da un grande Luis Tosar) che cambia radicalmente il suo atteggiamento; il giovane regista (il bravo Gael García Bernal), concentratissimo sulle sole sorti del film, che sembra non voler vedere quello che gli accade intorno ne tanto meno cogliere che anche lui fa lo stesso gioco del Governo; la comparsa (un impressionante Juan Carlos Aduviri) che si ritrova ad interpretare lo stesso ruolo, nella finzione e nella vita reale, di leader dei rivoltosi; e in aggiunta gli attori del film su Colombro che lottano tra loro facendo rivivere assurdamente le stesse posizioni dei personaggi da loro interpretati.
La regia di Icíar Bollaín è molto precisa e, nonostante la presenza di immagini emotivamente forti, con alcune al limite del documentario, non si getta mai nel facile patetismo. Regalando una visione molto oggettiva, specialmente nei contrasti interni dei cinematografari e nella loro presa di coscienza. A questo scopo risultano molto suggestive anche i parallelismi visivi tra gli indigeni di Colombo e i contadini boliviani... come a dire che nell'arco di 500 anni non è poi cambiato molto.
Purtroppo También la lluvia è un film beatamente ignorato da chi di dovere, ed è un vero peccato perché è un film che merita. Ringrazio perciò il piccolo cinema Kino di Roma, che ha avuto la brillante idea di inserirlo nella loro programmazione.
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