Tamburro e Pesce: Colori e Forme della Passione

Creato il 13 febbraio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il febbraio 13, 2012 | ARTE | Autore: Pier Paolo Scelsi

Il dialogo è uno strumento di comunicazione incredibile. “Attraverso il discorso” (diá-lógos), l’antichità ci ha insegnato come anche da una contrapposizione di opinioni, idee, filosofie differenti possa nascere un’evoluzione del pensiero sociale, culturale o artistico. La mostra padovana “colorAZIONE. L’Azione – Colore in Antonio Tamburro e Gaetano Pesce”, allestita dal Comune veneto in collaborazione con lo Spazio Anna Breda e Meritalia, ne è uno splendido esempio. Anche il luogo scelto per l’esposizione, casualmente o forse no, ci aiuta con il suo nome a sostenere la tesi che andiamo a proporre e ci riporta con il pensiero a quelle “piazze”, antiche cornici di dibattiti e confronti verbali; è infatti negli spazi dell’agorà del centro culturale Altinate San Gaetano di Padova che veniamo accolti dal 26 gennaio al 26 febbraio e diveniamo spettatori di un dialogo di altissimo valore tra due artisti apparentemente distanti tra loro: Gaetano Pesce ed Antonio Tamburro.

Pesce nasce a La Spezia nel 1939, studia Architettura allo IUAV di Venezia entrando in contatto con grandi personalità come Carlo Scarpa e Ernesto Nathan Rogers. Nel 1972, ormai dedicatosi pienamente al design, alla scultura e alla sperimentazione di nuovi materiali, espone al MoMA di New York nell’ambito della mostra “Italy: The New Domestic Landscape”. Nella città americana, nel 1983, fonda il marchio “Fish Design” e arriverà ad esporre al Centres Georges Pompidou a Parigi, al Victoria and Albert Museum a Londra e, quest’anno, la sua opera “Italia in Croce” è stata l’immagine scelta come icona principale del padiglione Italia della Biennale di Venezia. Tamburro nasce a Isernia nel 1948 e, dopo una forte formazione accademica che lo vede studiare negli atenei di Belle Arti di Napoli e Roma inizia una peregrinazione che lo porterà a essere protagonista della vita artistica ed esporre in mostre personali e collettive nelle più importanti città italiane e all’estero, da Perugia a Verona, da Toronto ad Amburgo. Prima fautore dell’iperrealismo, nella sua ricerca pittorica recente vira ed evolve verso una personalissima forma di astrattismo senza mai perdere l’attenzione per le vicende delle passioni e dei sentimenti dell’uomo dei quali è fenomenale narratore.

La mostra, splendidamente allestita concependo ampi spazi tra le opere e dando respiro e profondità alla fruizione del pubblico, si pone come ponte (dialogo) tra due artisti apparentemente distanti innanzitutto nella scelta del medium di espressione. Tamburro è legato al fascino eterno dei pigmenti del colore, le sue tele di grande formato sono un viaggio cromatico unico nel quale i nostri occhi vengono risvegliati, accompagnati e sbalorditi. I toni invernali come il grigio o il ghiaccio sono pause o cornici che ci preparano e ospitano esplosioni passionali di rossi e gialli. Protagoniste sono soprattutto le donne, sensuali, velate e irraggiungibili, dallo sguardo sfuggente e immerso in un “altrove” luogo da conquistare e scoprire. Il ruolo della donna è un punto di svolta e riflessione anche nell’opera di Gaetano Pesce che però vi si approccia con la sua mai terminata ricerca sui materiali. Nel 1969 dà alla luce, in collaborazione con B&B Italia, la serie di poltrone “Up” tra le quali spicca la numero 5, seduta in schiuma poliuretanica che con la sua forma tondeggiante ed accogliente, rimando alle statuette votive della fertilità, e con il suo pouf (numero 6) legato da una sorta di catena pone l’attenzione sul ruolo subalterno e represso del mondo femminile rispetto a quello maschile.

Anche per l’artista Spezino il colore è strumento e mezzo di espressione imprescindibile. In “Italia in Croce” il colore modellato con la resina è materiale, tangibile. La penisola vive la sua sofferente passione inchiodata a una croce nera e gronda un sangue rosso, vivo, pulsante. Un impegno sociale e politico, un grido artistico mai domo che si erge sopra una realtà italiana forse ormai troppo assopita e assuefatta su stereotipi di bellezza, passione e sensualità banalizzata e banalizzante sono punto di incontro dei due artisti. Maestri in tecniche differenti diventano vicini e avvicinabili nel pensiero, si danno forza l’un l’altro amplificando il messaggio comune in una mostra, quella padovana, certamente da vedere e godere per chi, oltre al piacere degli occhi, cerchi un viaggio nelle sensazioni e nelle passioni.



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