Quarta di copertina geniale per la presenza di un’enorme quantità di spoiler:
“D’ora in poi sarò Alan di Trebond, l’altro gemello. E un giorno sarò cavaliere.” Nonostante sia una ragazza, Alanna ha sempre desiderato diventare un cavaliere e avere una vita avventurosa. Suo padre però ha predisposto per lei un avvenire diverso: studierà in convento per essere una dama perfetta. Il suo gemello Thom, invece, farebbe di tutto per evitare l’addestramento da cavaliere. E così, prima di partire per le rispettive destinazioni, i due si scambiano i ruoli, e Alanna, fingendosi un ragazzo, s’incammina alla volta del castello di re Roald a Corus. Il percorso per diventare cavaliere sarà lungo e irto di ostacoli; Alanna stringerà nuove amicizie, in particolare con Jonathan di Conte, erede al trono di Tortall, e dovrà difendersi da compagni prepotenti. Mentre la Festa del solstizio d’inverno si avvicina, e con essa la nomina dei nuovi cavalieri, Alanna viene scelta per accompagnare Jonathan a Persepolis; ma prima della partenza, l’infido duca Roger ha sfidato il principe ad avventurarsi nella temibile Città Nera. Alanna, fiutando il pericolo, decide dr seguirlo di nascosto. Insieme affronteranno gli Ysandir, esseri che rubano l’energia vitale degli uomini, e solo a costo di svelare la propria identità Alanna potrà dimostrare quanto vale veramente… Età di lettura: da 12 anni.
Io l’avevo letta anni fa e avevo etichettato il libro come poco interessante perché pieno di cose già viste. Una ragazza che vuole combattere come un uomo? Quante volte abbiamo incontrato questo clichè? A volte è trattato bene e può essere molto interessante, pensiamo alle vicende di Arya Stark o Brienne di Tarth nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. Per la cronaca a me Brienne piace, anche se so che molti non la sopportano. E questo è solo un autore.
Non ricordo se ho già citato un passo da Tutti i colori dell’acciaio (pag. 137) di K.J. Parker, primo volume di una vecchia trilogia che mi è piaciuta a tratti e mi ha lasciato un senso di insoddisfazione perché sarebbe bastato poco per farne una bella storia. Il protagonista, Bardas Loredan, ricorda quegli “abominevolmente numerosi romanzetti” che “avevano per eroina un’adorabile spadaccina, sottile come un giunco, ma veloce e mortale, capace di infilzare il grande avvocato [a Perimadeia per essere avvocati bisogna essere ottimi spadaccini] o di aprirsi un varco attraverso qualunque numero di banditi, pirati e guerrieri barbari. Di tanto in tanto Loredan si era preso la briga di spiegare ad alcune delle sue conoscenze esattamente perché quella poetica invenzione fosse impossibile; che senza peso e allungo e senza un polso abbastanza vigoroso da deviare la spada dell’avversario, tutta la velocità e l’agilità di questo mondo non sarebbero state sufficienti per sfuggire a una rapida morte. Aveva spiegato loro con quanta rapidità le braccia e le ginocchia si stancassero, come un fendente vibrato a piena forza da un uomo di novanta chili avrebbe fatto volare letteralmente per aria una fanciulla giovane e carina anche se la sua parata fosse stata da manuale”, giusto per dirla in modo chiaro.
Questo per dire che sono un po’ diffidente sulle super ragazzine, anche se quando sono costruite bene non posso fare a meno di amarle. Allontanandoci da Martin le prime che mi vengono in mente sono la Jill di Katharine Kerr e la Talia di Mercedes Lackey. Anche le fanciulle sotto mentite spoglie sono piuttosto frequenti, pensiamo a Romilda McAran della Donna del falco di Marion Zimmer Bradley o a Louise McCloud dei telefilm western I ragazzi della prateria, ma si potrebbero fare molti altri nomi. Lo so che I ragazzi della prateria non c’entra nulla con la narrativa fantasy, ma io amo quella serie. E la scuola in cui c’è qualche stronzetto – per non dire di peggio – che fa del suo meglio per mettere i bastoni fra le ruote, altro cliché usatissimo. Del resto se abbiamo una scuola di un qualsiasi tipo e vogliamo una trama qualche compagno non proprio simpatico lo dobbiamo mettere. Naturalmente fa amicizia con l’erede al trono, non so dove andrà a finire questo particolare filo della trama ma i miei sospetti li ho e li avevo anche prima di leggere il libro. Aggiungiamo l’indicazione sull’età di lettura con la considerazione che in genere io non amo i libri per ragazzi. E quindi, perché ho letto La principessa Alanna di Tamora Pierce? Al di là del fatto che mi piaceva la copertina.
A The Song of the Lionesse la Pierce ha fatto seguire altre quattro saghe ambientate nello stesso mondo. Una di loro, per quei pochi commenti che ne ho letto su internet, mi ha fatto pensare al Pianeta dei venti di George R.R. Martin e Lisa Tuttle, ma parlarne significherebbe davvero prenderla un po’ troppo per le lunghe.
Aggiungiamo un altro dato: il libro è stato pubblicato nel 1983. Facciamo un po’ di cronologia. Terry Brooks ha pubblicato La spada di Shannara nel 1977, Le pietre magiche di Shannara nel 1982 e La canzone di Shannara nel 1985. Stephen Donaldson ha pubblicato la prima trilogia incentrata su Thomas Covenant fra il 1977 e il 1979, la seconda fra il 1980 e il 1983. Queste due saghe avevano rilanciato il genere fantasy dopo J.R.R. Tolkien (il cui Silmarillion è apparso pure nel 1977). David Eddings ha pubblicato i cinque volumi della Saga di Belgariad fra il 1982 e il 1984. Marion Zimmer Bradley ha pubblicato La catena spezzata nel 1976, La signora delle tempeste nel 1978, L’esilio di Sharra nel 1981 e La donna del falco nel 1982. David Gemmell ha esordito con La leggenda dei Drenai nel 1984. Guy Gavriel Kay ha pubblicato la Trilogia di Fionavar fra il 1984 e il 1986. Harry Turtledove ha pubblicato La legione perduta nel 1987. George R.R. Martin scriveva principalmente fantascienza e horror. La narrativa fantasy come la conosciamo noi, scritta da autori che non fossero Tolkien (gli editori avevano un po’ paura a pubblicare altri autori) stava nascendo in quegli anni. Non che non ci fossero stati altri libri prima, ma il successo commerciale, la visibilità di queste opere, era molto limitata. Brooks aveva iniziato ad aprire nuovi spazi e un bel po’ di altri autori ci si erano infilati. La Pierce è fra questi.
A conti fatti la Pierce non è male. Non ne sono stata folgorata e a meno di improbabili congiunture astrali non andrò avanti nella lettura della sua saga, ma per una ragazzina che ha voglia di esplorare il genere è una bella lettura. Lei non vedrebbe le ingenuità che vedo io, le pecche, e non avendo alle spalle tutte le lettore che ho io non proverebbe quello sbagliato senso di déjà vu che ho provato io. Si godrebbe l’avventura e basta, che è quello che dovrebbe avvenire, senza provare la consueta frustrazione di avere solo protagonisti maschili in mondi maschili. E se Parker ci ha chiaramente spiegato che Alanna non potrebbe affrontare degli uomini, chi se ne frega. In un libro per ragazzi questo non è importante, quello che conta è il divertimento, e se il libro finisce nelle mani del lettore giusto il divertimento c’è. Fra qualche anno potrei pure piazzarlo fra le mani della mia Alessia.
Un’ultima cosa: prima della Casa degli Eterni, prima dei nostri amici serpenti e volpi, creature che risucchiano la vita dai loro visitatori se ne trovano, e la cosa è abbastanza inquietante.