Borneo.
Soltanto il nome potrebbe bastare a smuovere idee e fantasie su luoghi remoti, natura selvaggia e soprattutto sugli orango, i veri padroni di questa terra. Il Tanjung Puting National Park è stato istituito proprio per preservare questi primati e riabituare i soggetti vissuti in cattività ad una vita libera.
Negli ultimi anni questa zona sta conoscendo un vero e proprio boom di visite da tutto il mondo e la speranza è che questo forte interesse possa rallentare la vendita dei terreni per la coltivazione della palma da cui ricavare il famigerato olio e vada invece ad incrementare gli ettari protetti del Tanjung.
Impossibile ovviamente organizzare in modo autonomo un viaggio nella giungla, (per poter raggiungere i luoghi d’interesse sono necessari alcuni giorni di navigazione lungo i fiumi che attraversano il parco), abbiamo deciso quindi di contattare alcune agenzie locali e farci fare dei preventivi (la LP non è affidabile da questo punto di vista, troppo datata), alla fine la scelta è ricaduta sulla BORNEOHOLIDAYS TRAVEL SERVICE (www.borneowisata.com – www.cintaindonesiatour.com ) che sinceramente, ci sentiamo di consigliarvi. Abbiamo preso accordi tramite e-mail su quella che sarebbe stata la durata ed il costo del tour. Vi consiglio, se decidete di visitare il parco in Agosto (quindi altissima stagione), di contattare Wati (la ragazza dell’agenzia che parla un ottimo inglese) con un buon anticipo onde evitare brutte sorprese ( harnavia@yahoo.com – 62 812 5000 508 / 62822-4522-8100). La soluzione di viaggio migliore è sicuramente quella dei 3 giorni/2 notti in klotok (l’imbarcazione tipica della zona che prende il nome dal rumore del motore a bassi giri che utilizza), ulteriori giorni sarebbero inutili e neanche le guide lo consigliano. Nel caso voleste risparmiare qualcosa potere chiedere di dividere l’imbarcazione con altri viaggiatori.
Il programma, in linea di massima, è il seguente:
Arrivo all’aeroporto di Pangkalan Bun (ci volano www.trigana-air.com o www.kalstaronline.com ) e trasferimento a Kumai da dove partono tutte le imbarcazioni. Dopo qualche ora di navigazione si arriva al primo dei feeding point, l’ HARAPAN CAMP. I feeding point sono delle piattaforme in legno sulle quali i rangers del parco portano, una volta al giorno, del cibo agli orango per un graduale reinserimento nella giungla (vengono definiti infatti in stato di semi-wild, in poche parole vivono liberi nella giungla ma hanno il “paracadute” della sicurezza del cibo). Una volta che il cibo è stato depositato, i rangers effettuano dei richiami per far arrivare gli orango. Con un po’ di fortuna e la giusta guida, potrete incontrare gli orango anche fuori da questi luoghi e vi assicuro che l’emozione è davvero unica.
Prima del tramonto una breve escursione per vedere le scimmie nasute. Questa specie vive soltanto in Borneo e non brilla certo per la propria bellezza (gli indonesiani le chiamano scimmie olandesi, con una nota non molto velata di disprezzo verso l’ex oppressore).
Si cena e si dorme sul ponte della nave ed il secondo giorno si raggiunge il secondo feeding point (PONDOK TANGGUY), nel pomeriggio si arriva fino a CAMP LEAKEY, base dei ricercatori che ospita anche un ospedale per gli orango. Il terzo giorno si rientra verso Kumai.
La qualità del servizio offerto è decisamente ottima, le barche sono pulitissime (cosa importante visto che si dorme sul ponte)
ed il cibo tra i migliori assaggiati in tutto il viaggio, la cuoca a bordo non farà che viziarvi per tutto il tempo, questi sono solo alcuni dei piatti:
La nostra guida era un ragazzo del posto, Aris, potete chiedere di lui se disponibile, si è dimostrato veramente all’altezza portandoci in giro nella giungla anche al di fuori dei normali percorsi fatti dagli altri turisti per raggiungere i feeding point degli orango.
Un’altra delle opzioni che potete inserire è la passeggiata notturna nella giungla, la nostra speranza era quella di avvistare il Tarsio ma, come ci ha spiegato la guida, è quasi impossibile ormai vederne, causa il costante aumento del flusso turistico, si stanno spostando nelle zone più remote della foresta (così come i coccodrilli, per fortuna :) ); stando così i fatti, la passeggiata (almeno per nostro gusto) perde molto dell’interesse che poteva avere inizialmente.
Il viaggio, se vogliamo dargli un grado di difficoltà, rientra sicuramente tra i più semplici, da fare anche con bambini senza alcun problema (c’erano infatti diverse famiglie in giro) ed anche quando si raggiunge un certa età, abbiamo incontrato una signora di 85 anni di San Francisco che si è fatta tutto il viaggio da sola… non avete scuse per non partire ;)