Illusioni e realtà ©
«Cosa stiamo guardando?» chiese con impazienza Melania.
Era arrivata al ristorante di Davide da più di mezz’ora e Lorenzo l’aveva piazzata di fronte ad un forno, a fissare il vetro scuro dell’elettrodomestico.
«Uh! Quanta impazienza!» sbottò Lorenzo «Quando saranno pronti lo vedrai!» «Ok… possiamo parlare nel frattempo o hai paura che qualsiasi cosa ci sia lì dentro, origli?» «Melania, è un forno… cosa potrebbe esserci lì dentro, se non cibo?» «Ah, non so… data la segretezza con cui mi hai messa qui a sorvegliarlo, credevo stessi nascondendo un latitante» replicò stizzita lei. Il ragazzo fece roteare gli occhi buttando indietro la testa e sbuffando. «Ti hanno mai detto che sei insopportabile?!?» «Sì» rispose secca «Ora possiamo parlare?» «Si può sapere che fretta hai?» domandò lui, esasperato. «Se mi ascoltassi, lo capiresti!» Lorenzo chinò la testa sul petto, scuotendola. I riccioli scuri danzarono morbidamente, disponendosi in modo scompigliato. «Ok…» acconsentì «Andiamo a parlare!» Melania batté le mani sorridente, ruotò sui tacchi ed uscì dalla cucina. Lui la seguì controvoglia.
L’aveva chiamato la sera prima, inondandolo di parole tra le quali riuscì a captare un appuntamento: «Domani! Nel tardo pomeriggio! Al ristorante!» Non era stato in grado di proferire verbo durante la telefonata, né per dirsi disponibile, né per chiedere delucidazioni sulla natura dell’incontro. Tutto quel che sapeva era che c’entrava il cugino Davide. “Speriamo non abbia bisogno di qualche consiglio per conquistarlo” aveva pensato divertito.
La raggiunse ad un tavolo in fondo alla sala vuota e le si sedette di fronte. «Dunque» esordì «Cosa c’è di tanto urgente che non possa aspettare la fine della cottura dei miei sablé salati?» Melania corrugò la fronte ed inclinò la testa di lato. «Ma hai ascoltato almeno una parola di quello che ti ho detto ieri sera al telefono?» «Oh… ne ho ascoltata più di una…» rispose serafico lui «Peccato non abbia capito nulla…» si lasciò andare contro lo schienale della sedia ed allargò le braccia «Sai, succede quando spari 14 parole al secondo con l’intento di formulare 87 frasi differenti…» La donna strinse gli occhi e le labbra, in un’espressione minacciosa. «Ti hanno mai detto che sei odioso?» «Sì» asserì secco «Ed ora, gentilmente, potresti delucidarmi sulla natura del nostro appuntamento segreto?» Melania spalancò la bocca e si preparò a dare una risposta al vetriolo, ma ci ripensò. Agitò in aria una mano e disse: «Non ho tempo per questo… » poggiò i gomiti sul tavolo e si piegò in avanti «Si tratta di Elena…» «Elena… la ex di Davide?» si incuriosì Lorenzo. «Proprio lei» confermò. «Ok… continua…» la invitò. Quindi Melania raccontò dell’incontro avuto una settimana prima e riferì la chiacchierata tenuta con la donna, poi lo mise al corrente del suo piano e Lorenzo ascoltò tutto in religioso silenzio. «Wow…» commentò lui «Questo sì che è uno shock…» «Lo so…» concordò lei «Povera Elena…» «No!» la bloccò «Intendevo dire che è uno shock il fatto che tu sul serio non provi nulla per Davide…» Lei scosse la testa spiazzata. «Scusami?!?» «Insomma… se la situazione è questa, avresti la vittoria in pugno!» Melania studiò il viso del ragazzo, mise da parte l’indignazione e divenne seria. «Ma si può sapere che diavolo ti è successo?» gli domandò all’improvviso. Lorenzo la guardò con un’espressione innocente. «Che… che vuoi dire?»
«Voglio dire che ti ho appena raccontato il dramma di una donna che, si dà il caso, sia anche l’amore della vita di tuo cugino… quello che una volta consideravi un fratello… ed il tuo primo pensiero è una cosa tanto stupida quanto superficiale?» incrociò le braccia sul petto «Sul serio Lorenzo… che cosa ti hanno fatto?» Una risatina nervosa sfuggì dalla gola del ragazzo. La sua espressione, perennemente rilassata, parve irrigidirsi e la sua voce risuono tremante: «E-era solo una battuta, Mela… niente di che…» provò a svicolare. Ma gli occhi di lei rimasero fissi nei suoi e sulla sua bocca non si affacciò nessun sorriso. «Ok! Ok!» esclamò lui «Scusa! Non si scherza, capito… avanti, continua! Che cosa ti serve da me?» Lei batté una mano sul tavolo senza mutare espressione. «Mi serve che rispondi alla domanda che ti ho fatto: che cosa ti è successo?» «Mela…» «Dico sul serio, Lorenzo! Stiamo parlando della vita di una persona che amiamo entrambi moltissimo… ho bisogno di sapere se puoi ancora aiutarmi a renderlo felice, o se hai totalmente perso la capacità di preoccuparti d’altri oltre che di te stesso» Le parole della donna colpirono il ragazzo in pieno viso, come schiaffi tirati a mano aperta. Da quando era tornato non era la prima ad averlo accusato di egoismo e noncuranza.
Suo padre, poche settimane prima, gli aveva fatto una sfuriata carica di tutto il rancore ed il dispiacere accumulati in dieci anni e forse più, sua madre lo aveva accolto come nulla fosse, ma l’aveva sentita piangere ogni notte dacché era tornato e sua sorella, la sua perfetta sorella, non aveva avuto bisogno di parlare, gli era bastato vedere con quanta tensione si muoveva intorno a lui per capire che anche dentro lei risiedeva una bomba di parole inespresse.
Quindi era avvezzo a prediche di ogni genere, ma lei era decisamente la prima persona ad accorgersi che qualcosa non andava in lui. «Io… io sto bene…» farfugliò. «Sì, lo vedo… avanti Lorenzo, mi serve collaborazione… prima vuoterai il sacco, prima potremo concentrarci su Davide…» «Non so cosa ti aspetti di sentire» ammise con naturalezza. «La verità. Nient’altro che la verità…» «Tirerai fuori una bibbia dalla borsetta, ora?» scherzò lui. «Se può servire a farti parlare…» «Mi vuoi far credere che ti porti una bibbia dietro?» si sorprese lui. «Caro Lorenzo, non devi mai sottovalutare due precisi accessori di una donna: la sua borsa… ed il suo cellulare di ultima generazione sul quale si può scaricare l’applicazione della bibbia…» Il ragazzo buttò indietro la testa e scoppiò a ridere. La reazione fu talmente spontanea e potente, che quasi sentì dolore nell’emettere quel suono arrugginito. «Tu sei completamente fuori di testa!» commentò con la risata ancora in bocca. «Ti ringrazio… ma non è il momento dei complimenti… su… dimmi!» lo incitò lei. Prima che potesse parlare, però, si avvicinò Diego, un ragazzo della cucina, portando un vassoio. «Scusate» si intromise «Mi avevi detto di portarteli quando sarebbero stati pronti…» Lorenzo guardò il giovane e gli sorrise. «Grazie amico…» Diego fece un cenno con la testa e tornò al suo lavoro. Melania puntò gli occhi sui biscotti disposti nel vassoio, avevano proprio un odore invitante. «Volevo proporli a Davide per inserirli nel menù…» spiegò Lorenzo «Sono aromatizzati al pecorino ed erbe di Provenza » concluse, prendendone uno ed offrendolo alla donna. Lei accetto e prima di assaggiarlo, puntò il dito sul ragazzo e lo redarguì: «Non importa quanto buono sia… finita l’estasi culinaria, mi racconterai tutto!» Lui si limitò a sorridere ed annuire. Finito di gustare il biscotto salato tra mugugni di piacere, Melania si prese il viso tra le mani e disse: «Avanti… sono tutta orecchi!» Lorenzo pensò per un attimo di inventarsi qualcosa o di raccontarle solo parte della storia, in fondo non le doveva niente, men che meno la verità. Quando però aprì la bocca per parlare, si ritrovò a raccontargli tutto, nei minimi particolari. Per più di un’ora fu un fiume in piena: speranze, sogni, illusioni, gioie e dolori di dieci anni passati a costruire un impero di carta che al primo colpo di vento, è voltato via. «… Sai, è strano… il giorno peggiore della mia vita, è iniziato come quello più bello…» Oramai stava parlando più a se stesso che a lei. «Quella mattina ho aperto gli occhi e mi sentivo un re! Ho guardato Katy, stesa nel letto accanto a me… una dea, nuda e sinuosa… e la sera prima… prima di stare con lei, ero stato con tre diverse ragazze al locale… e quel giorno avrei fatto lo stesso e quello dopo ancora… e così via. Mi sono messo a sedere sul materasso e ricordo di aver pensato “sono così felice”!» fece una pausa e sospirò «E poi tutto è andato a rotoli… e la mia felicità… puf! Sparita… con lei la mia casa, i miei soldi, gli amici ed il lavoro…» guardò negli occhi Melania e concluse «Ecco cosa mi è successo… ho perso il mio regno, la mia felicità… e tutto in una notte…» «Ti rendi conto di avermi appena raccontato la storia più miserabile dell’universo?» sbottò lei, più duramente di quanto non avesse creduto pensando quelle parole. «Cosa?» ribatté lui, indignato. «Lorenzo, ascoltami… non so cosa pensi di aver costruito in quei dieci anni, ma sicuramente non era un regno e tu non sei mai stato il re di niente… il tuo lavoro consisteva nel versare liquidi colorati in bicchieri e servirli a clienti giovani ed ubriachi sculettando e sorridendo, il tuo migliore amico è sparito più veloce della luce quando ha nasato odore di guai e la tua donna ti ha usato più di quanto tu non abbia fatto con lei… andiamo, era la dannata proprietaria del locale! Vuoi che non sapesse con quante altre donne te la facevi?» «Oh, scusa! Dimenticavo che tu sei la divina Melania, colei che tutto sa e tutto vede! Che scemo, ed io che credevo di saperne qualcosa in più viste che si tratta della mia vita!» «Non prenderla male» intervenne «Non voglio fare la maestrina… ma credimi, ne so qualcosa di regni di carta e di illusioni di felicità! Ho passato metà della mia vita con un uomo che ha deciso per me anche quanti respiri fare in un giorno, e credimi, sono stata così stupida da credermi felice e contenta… e forse lo sono stata, per un po’… ma sai cosa ho capito?» «No… ma sono sicuro che non mancherai di illuminarmi…» replicò sprezzante. Melania ignorò il tono polemico e proseguì: «Ho capito che le cose reali restano, non importa cosa succede. Il mio lavoro, le mie passioni, Davide. Quelle sono cose che mi sono guadagnata, per cui ho lottato e quando il matrimonio con Alfio è finito, non le ho perse…» «Perdonami, ma non puoi paragonare il tuo miserevole matrimonio con la mia esperienza!» «Sì che posso, e lo sto facendo… perché il mio miserevole matrimonio non ha nulla da invidiare alla tua miserevole vita… hai passato dieci anni a costruire il nulla con il nulla… ed è quello che ti è rimasto in mano…» «Quindi… stai dicendo che ho sprecato tempo?» «No… sto dicendo che non hai niente da rimpiangere… le cose vere ed importanti sono tutte lì, dove le hai lasciate…» «E sarebbero?» «La tua famiglia… tuo padre e tua madre, tua sorella… Davide… tuo nonno…» Lorenzo abbassò lo sguardo. «Nonno…» sospirò «Mi sono comportato così male che non vorrà vedermi mai più…» Melania si stampò in faccia un sorriso malizioso e si piegò nuovamente in avanti sul tavolo. «Allora direi che il mio piano si presta perfettamente anche a questo scopo!» Lorenzo la fissò confuso. «Che diavolo hai in mente?»
UNA SETTIMANA PRIMA:
Elena si fissò le mani a lungo, cercando il modo per mettere in parole la moltitudine di emozione che le attraversavano l’animo. Melania se ne stava seduta sul divano, in un paziente silenzio, in attesa che lei raccontasse i dettagli di uno dei giorni più dolorosi della sua vita. Ma c’era così tanto da dire. Scosse la testa e decise di iniziare da un punto a caso. «Sai qual è sempre stato il pensiero di Davide sul matrimonio, sulla famiglia?» le domandò. Melania annuì. «Non ci ha mai creduto… visto come si è comportato suo padre…» «Sì…» concordò Elena «Ed è anche un po’ questa la ragione per cui ci siamo messi insieme… quando ci siamo incontrati è iniziato tutto per caso. Ci siamo piaciuti, ci siamo frequentati e poi abbiamo iniziato a conoscerci. Parlando è venuta fuori la sua situazione familiare, così dannatamente simile alla mia… » si asciugò una lacrima «Ricordo ancora quando, dopo pochi mesi che ci frequentavamo, trovò il coraggio di dirmi “io non sono tipo da matrimonio e figli”. Gli risposi che era lo stesso per me e lui aveva riso, dicendo che tutte le donne lo dicono…» «Un po’ è vero…» «Sì, ma io non ero tutte le donne… e dicevo sul serio. Non ho mai sognato l’abito bianco, non mi sono mai immaginata a cullare pargoli…» Melania corrugò la fronte e continuò ad ascoltare. «Comunque... non siamo mai più tornati sull’argomento ed abbiamo vissuto la nostra storia giorno per giorno, felici…» «Già… è qui che smetto di capire…» commentò. Elena fece un debole sorriso. «Beh… non c’è granché da capire… lui è venuto un giorno da me, si è messo in ginocchio e mi ha chiesto di sposarlo… e sai quando non sai di volere una cosa finché non succede?» «Sì, penso di sì…» «Ecco… lui, lì, in ginocchio a chiedermi di diventare sua moglie… è stata l’emozione più bella della mia vita… volevo solo urlare “Sì! Sì! Mille volte sì!”» «Elena… ti giuro… non capisco…» «Capirai ora… lui si è messo in ginocchio e mi ha detto “Elena, lo so cosa ti ho detto in tutti questi anni… lo so che ho fatto di tutto per convincerti del fatto che io stessi bene così, che per me –noi- eravamo abbastanza… ma c’è un pensiero che mi toglie il sonno da un po’, c’è un dubbio che mi assilla –sto permettendo agli errori di altri di rovinare il mio futuro?-… e la risposta è –sì, lo sto facendo-, perché, vedi… non importa se mio padre è stato un bastardo o se tua madre ti ha lasciata sola per tutta la vita… noi non siamo loro, noi non saremo loro! Ed io voglio dire al mondo intero –lei è mia moglie! Lei è la madre dei miei bambini!- e voglio poter stringere tra le braccia i nostri figli e raccontare loro quanto ti amo e quanto speciale sei… perché più che chiamarti moglie, vorrei saperti madre dei miei figli… ti amo, Elena… sposami! Regaliamoci una famiglia, la nostra famiglia!”» Melania si era portata le mani sul petto e piangeva a dirotto, senza ritegno. «Ma è la dichiarazione d’amore più bella del mondo!» singhiozzò. Elena annuì. «Sì… lo è stata…» concordò tristemente. «Aspetta, però…» si riprese l’altra «Quando arrivi al punto in cui vi mollate? Idee discordanti sulla torta nuziale?» «Gli ho risposto di no, Mela…» «Cosa?!? Perché?» Elena prese fiato e si afferrò lo stomaco con entrambe le mani. «Perché io non posso avere figli, sono sterile»
Sputò fuori le parole con la voce spezzata da un pianto che non riuscì più a trattenere. Vera ©