Il
matrimonio tra due persone dello stesso sesso, no, per carità di
Dio. Però neppure qualcosa che somigli troppo a un matrimonio,
chessò, si parli di formazione sociale specifica, in modo che lo
specifico sottolinei la diversità. E ovviamente no all’adozione
di un bambino, neppure se è figlio di uno dei due: l’adozione
renderebbe troppo genitore anche quello che non lo è, meglio
qualcosa tipo un affido rafforzato, ma, mi raccomando, senza
rafforzarlo troppo...
Ecco,
quando non è un no secco al riconoscimento giuridico dell’unione
di due gay o di due lesbiche, questo è pressappoco quanto si è
disposti a conceder loro in questo paese di merda, e per giunta a
fatica: briciole di diritto. Poi, se e quanto saranno concesse,
saremo costretti pure a considerarla una rivoluzione culturale,
perché a dire che è poco c’è
il rischio di sembrare degli oltranzisti.
Di
più non si poteva – verrà a spiegarci quel brachicefalo di uno
Scalfarotto nei tg della sera – e poi si tratta comunque di una
grande conquista. In fondo mica siamo l’Inghilterra.
E nemmeno la Spagna, nemmeno l’Argentina,
nemmeno l’Uruguay. Un po’
meglio della Bielorussia e dell’Arabia
Saudita, però, sì. E mica è poco, via, gonfiamoci d’orgoglio.
Con moderazione, però, sennò chi voleva che tutto rimanesse uguale
a prima può irritarsi e c’è il
pericolo che si creino lacerazioni.
Prendiamola
con ironia, su, tanto siamo etero e può fregarcene solo fino a un
certo punto, sai a quanto può servire star lì ad argomentare che, no, la Corte costituzionale non ha posto alcun divieto al matrimonio gay. Ciascuno lotta con le forze che ha, ed è evidente che
la fantomatica lobby gay ne aveva meno di quella dei tassisti: non
meritava di più, non stessero a romperci i coglioni. Altro che
pubblicare i nomi dei cattodem contrari alla Cirinnà, avrebbero
potuto almeno romperne le ossa a due o tre, ma, si sa, son cose
incivili. E allora è giusto che vada così. Tanti saluti.
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