Tanto, è fantasy

Da Ayameazuma

Tanto, è fantasy

Posted by Lem Ramsay on set 12, 2011 in Blog, Generi letterari, Libri e dintorni | 1 comment

C’è una cosa che mi ha sempre lasciata perplessa.
Che il fantasy sia un genere con dei canoni rigidissimi dai quali, se esci, non si parla più di fantasy ma di altro, è verissimo. Ed è verissimo che siamo invasi da una serie di cloni di storie con l’eroe che parte ragazzino sfigato e brufoloso e finisce che neanche Conan dopato di Viagra (o la controparte femminile, che però è gnocca da subito. Ignoro quale sia il nome del Viagra femminile, ma sospetto che il cognome sia Jackman). Con tutto il contorno di elfi, nani, draghi-cavalcature, cattivi improbabili, e vabbè, lo sapete meglio di me.
Sono perplessa perché le due cose vengono considerate analoghe.
Quello che viene tanto vituperato (per overdose di cloni, più che perché sia in sé una schifezza) è UNA delle possibili trame fantasy. Nemmeno un canone o una struttura, financo un cliché, proprio una trama. Che l’eroe sia un elfo, una ragazzina, un cacciatore di demoni o la guerriera inquieta che va tanto di moda adesso, si parla sempre della stessa storia rimasticata. Cambia solo l’estetica, la doratura. Cosa cambia se invece di Tanner il cavaliere c’è Miyamoto il samurai? Niente, nisba, zero, fanno esattamente le stesse cose e finiranno esattamente allo stesso modo.
Se si guarda solo all’estetica, si pensa a cambiare solo quella, il risultato sarà che si scriverà sempre la stessa storia, però ambientata da un’altra parte e coi nomi cambiati. Siamo al punto che si considera innovativo usare uno stile, un tempo verbale, o una persona piuttosto che un’altra.
Forse è quello che va di moda adesso, quello che il pubblico vuole e che l’editore coscienziosamente propina, ma non ne sono convinta.
Vedo dappertutto un continuo citare e ricitare sempre gli stessi nomi, ‘Trosi brutta, Martin genio’, con pochissime varianti. E mi chiedo… ma pensate veramente che esistano solo questi nomi? Che il fantasy sia una roba che prima del… boh, del 1995, diciamo a braccio, non esisteva, e se esisteva era limitata al Signore degli Anelli?
Non lo dico per fare sfoggio di cultura (nerd), è solo che criticare in blocco sempre la stessa trama, e cercare un modo di scriverla in maniera che nessuno capisca che è sempre la stessa, di nuovo, è davvero limitante.

Fantasy = evoluzione del personaggio, di TUTTI i personaggi. Di tutti gli schieramenti in gioco. Chi non evolve, finisce come Darwin ha stabilito. Tizio parte A e finisce B, non esiste, NON ESISTE, che all’epilogo sia lo stesso che era all’inizio. Per ‘non esiste che sia lo stesso’ intendo che deve essere una persona diversa, con opinioni diverse (ma ugualmente fondate e sensate), con moti ad agire diversi, con finalità e scopi diversi. Parte moccioso e diventa adulto. Parte pacifico e diventa guerriero. Parte mercenario e diventa sacerdote. Parte ingenuotta contadina e diventa scaltra cortigiana. Bene/Male è una distinzione infantile, il fantasy NON È un genere infantile. Non c’è una linea di condotta giusta e le altre sono sbagliate, sono i bambini a pensarlo, e l’eroe può pensarlo solo a inizio storia. Dopo evolve. Se non c’è evoluzione dei personaggi, non è fantasy, è una roba ambientata in un posto che boh, si vestono tutti strano e nessuno ha la cellulite.

Fantasy = magia, ovvero la componente mistica, inspiegabile, intangibile, incomprensibile, ma presente sempre e comunque, una forza della quale i personaggi sono in balia, non il contrario. Il mago più forte del mondo è quello che prende più saccagnate, perché più vicino degli altri a un ente indominabile da forze umane. La magia è legata alla religione, è una forma di dialogo con il divino (che sia un dio nel senso dottrinale del termine, un’entità panteista, una fenice che ti dà potere sul fuoco o Doraemon che si fruga nelle tasche fa lo stesso) è allo stesso tempo mezzo e fine. Il personaggio che ‘controlla la magia’ è un personaggio da buttare nel cesso e tirare lo sciacquone. Se c’è controllo metodico di un’energia o di un manufatto, è fantascienza, non fantasy. Se si spiegano le regolette tramite il solito libercolo di magia potentissimo che non deve cadere in mano al cattivo, si sta in pratica dicendo che la magia è una tecnologia.
Non si riesce a conciliare questo con Tanner che salva il mondo? Si sta scrivendo pessimo fantasy, o in alternativa pessima fantascienza, a seconda di dove pende l’estetica scelta. Cestinare.

Fantasy = svelamento di un mondo che cessa di essere ‘fantastico’, mistico, minaccioso (affascinante per il lettore, magari un po’ meno per il personaggio che starebbe tanto meglio a casa sua, in pace XD) per entrare nel vivere comune. Il fantasy è CRESCITA. Quello che prima non era chiaro alla fine lo è, quello che era magico perché sconosciuto, alla fine è noto, perché viene svelato. Rimane incontrollabile, come incontrollabile è qualsiasi ente esterno a noi, ma l’essere incontrollabile e l’essere sconosciuto sono due cose diverse.

Fantasy = perché sì. Perché ho deciso così. PERCHÉ È FANTASY. Perché la profezia dice che proprio tu ucciderai il drago? Perché sono le donne a saper usare al meglio le gemme matrici? Perché se Coraline chiude a chiave, l’altra madre non può più raggiungerla, anche se è così forte che sfondare una porta per lei dovrebbe in teoria essere facilissimo? Perché sì. È fantasy. Non vi sta bene? Non scrivete fantasy, cercatevi un genere nel quale l’arbitrarietà dell’autore conti di meno, o non conti affatto. Se si scrive fantasy, l’autore decide che è così perché sì, punto e basta.
L’autore ha messo un ‘perché sì’ che la sospensione dell’incredulità non riesce a reggere? L’autore ha scritto una schifezza di fantasy. L’autore non ha capito che ‘perché sì’ va stabilito PRIMA della storia, non durante. Le premesse sono arbitrarie, la trama no, mai.

Fantasy = Stereotipi. L’eroe, la figura di riferimento, l’antagonista o gli antagonisti (nemici o semplici rivali che siano), l’alleato o gli alleati (amici, amanti, fedeli, subordinati), uno scopo che muove all’azione – ma che non è necessariamente quello che la conclude – il rituale iniziatico, la batosta inattesa anche se magari era annunciata, la caduta, la risalita, il trionfo finale (un trionfo personale, che quindi può non corrispondere al lieto fine).

Fantasy = viaggio di crescita, che occhio, è la classica quest, ma ci sono decine di declinazioni della quest. Il logoro “oddio mi hanno bruciato la casa, ammazzato il padre, la madre, il fratellino, il cane e il pappagallo, adesso vado, diventerò fortissimo e ammazzerò tutti!” è solo una, la più banale, quella di cui ne hanno tutti GIUSTAMENTE le tasche strapiene.
Può esserci quest tra le mura di un castello, coi personaggi che al massimo scendono in cortile a raccogliere fiori, può non esserci nessuna quest in un viaggio di tre mesi che attraversa il continente e nel quale si vedono draghi e unicorni. La crescita è interiore, il mondo cresce col personaggio. È un gioco di illusioni, un po’ come il sole che gira intorno alla terra, quando in realtà è il contrario. Non sai come creare una quest diversa dalla solita banale estetica del viaggio disperato per salvare il mondo? Lascia stare il fantasy e scrivi altro.

Tutto questo vi infastidisce? Oh, ci sono tanti generi, leggete quelli e lasciate stare il fantasy, non fa per voi. Ma almeno non andate in giro convinti che il fantasy sia quella roba con l’eroe che salva il mondo, vi prego. Non andate in giro a dire che il fantasy è SOLO quello, e che qualsiasi cosa un po’ diversa, un po’ più originale, un po’ meno noiosa, va incasellata in un altro sotto-sotto-muoiodiclaustrofobia genere. Il fantasy è fantasy. Il resto sono collane editoriali che devono avere un nome, stop.