Tanto fumo, pochissimo arrosto. E quasi tutto bruciato. – “The Conspiracy”

Creato il 17 settembre 2013 da Borga007

Ehi, guarda! Cosa? E’ uscito un nuovo found footage! Che bello, non ne vedevo uno da.. una settimana fa. Sì, ma questo è diverso, eh. E che ha? C’è un sacco di tensione! Beh, quello è il minimo. Poi ci sono cose misteriose, tanto misteriose! E quindi è un modo elegante di dire che non si capisce nulla? No no, questo è proprio figo! Ci sono le cospirazioni! C’è l’assassinio di Kennedy, l’attentato alle Torri Gemelle e tutte queste cose qui! Mi avevi già catturato alla C apostrofata! Forza, guardiamolo!

Allora? Piaciuto? Meeeh.

Esatto, questo film è l’ennesimo found footage che, sulla scala da “merda assoluta alla Oren Peli post-Paranormal Activity” a “capolavorone alla Cannibal Holocaust”, si colloca appena più in basso della metà, un po’ sotto al grado “meh alla The Dyatlov Pass Incident“, ovvero un film in cui durante la visione ti trovi a dire “Beh, non è bruttino, però” mentre, mezz’ora dopo il termine, ti viene da pensare “Bah, ‘nsomma”. Perciò non è un capolavoro ma non è nemmeno così una pellicola così oscena. Quindi precisamente al grado “Meeeh“. Ma vediamo il perchè.

Ciao, io sono Meeeeeeeeeh!

La trama. Aaron e Jim stanno realizzando un documentario sulle cospirazioni e, quindi, un po’ su tutto e un po’ su niente. Partiamo bene. Quando, ad un certo punto, incontrano un vecchio paranoico, con la casa piena di articoli ritagliati e di fili colorati che li collegano, che, a tempo perso, si reca al parco per urlare col megafono ai passanti che “Siamo tutti schiavi” e che “Ci controllano”. E via con chiacchere su chiacchere di cospirazioni tirando dentro qualsiasi avvenimento degli ultimi cinquant’anni. Poi il matto scompare e Aaron (o Jim, non riesco a distinguerli tanto accurata è stata la costruzione dei personaggi), diventando ossessionato dagli articoli collegati dai fili colorati, scopre di questo club dal nome di una bevanda energetica: il Tarsus. In questo club, che si ispira a un qualche mito che ho dimenticato cinque minuti dopo che mi è stato raccontato, si riuniscono tutte le persone più influenti del pianeta per controllare il Mondo. BUAHAHAHAH, risata malvagia. Ma Aaron e Jim hanno bisogno di prove per dimostrare il tutto e per non passare per gli ennesimi pazzi della città. Quindi, equipaggiati con una telecamera nascosta nel fermacravatte, danno inizio alla mezz’ora finale di film, infiltrandosi in un incontro del Tarsus Club.

La pellicola procede esattamente come ce l’aspettiamo. Non parlo degli avvenimenti che accadono durante il film ma mi riferisco al ritmo. I primi quaranta minuti, circa, tranne qualche momento di tensione paranoica, dovuti a macchine nere misteriose o uomini cattivoni in bici con gli occhiali da sole che pedinano i protagonisti, sono chiacchere. Certo, le congetture elaborate per spiegare eventuali celebri avvenimenti storici, si prestano facilmente ad un film del genere che, appunto, trova la sua qualità migliore proprio in questo. Per quanto mi riguarda, trovo affascinante l’argomento ma con questo non intendo dire che credo a qualsiasi cosa e che quando esco di casa mi metto uno scolapasta di metallo in testa perchè gli alieni ci stanno venendo a prendere. E’ un argomento con molteplici facce, si può viaggiare facilmente con la fantasia e la realtà, quindi, si presta senza problemi a tali ri-elaborazioni.  Ma se i propositi sembrano dei migliori, le cosiddette teorie del complotto vengono ridotte a qualche collegamento tra ritagli di giornale e a sequenze con foto e nomi di personaggi rilevanti sul panorama internazionale accompagnati da parole in carattere giga-enorme tipo MASSONI o ILLUMINATI. Della serie se non lo sapete, sapevatelo. Perciò, tutto questo insieme di presunte verità vengono spiegate in maniera piuttosto superficiale e poco convincente, riducendo la forza principale della pellicola ad una matassa piuttosto ingarbugliata, poco comprensibile e abbastanza confusa.

Ma i problemi non finiscono qui: se prima gli eventi collegati tra loro avevano un certo respiro internazionale, la sceneggiatura tende a generalizzare, cercando però un colpevole preciso per tutto quanto, provocando un calo dell’atmosfera globalizzata della vicenda e riducendo il tutto ad un “Ah sì, il Tarsus Club! Quello in via Mazzini a New York, lo conosco!”. Perchè scopriamo che al centro di tutte le teorie complottiste, c’è questo famigerato club nel quale si radunano i leader e le persone influenti dei diversi Paesi per comandare il mondo tramite mosse sottobanco e che, saltuariamente, organizzano dei ritrovi in campagna per cenare insieme e cacciare persone che indossano maschere da toro. Perciò da GOVERNO – COSPIRAZIONI – UOMINI IN NERO, il grado di inquietudine precipita diventando CIRCOLO DELLA BRISCOLA – GIACCA E CRAVATTA – CENE TRA AMICI.

C’è pure lui. True story.

Il film migliora di poco nell’ultima mezz’ora, durante la quale i due filmmaker decidono di infiltrarsi ad un raduno del Tarsus. Nonostante l’idea alla base del tentativo di infiltrazione sia degna dell’intelligenza di un Peter Griffin qualsiasi (ovvero presentarsi là in giacca e cravatta e con la brillantina in testa per apparire uomini potenti e di classe), la tensione aumenta e mantiene un buon ritmo fino alla fine, anche se con qualche caduta di percorso (tipo i dialoghi tra i due protagonisti e i membri del club che sono una sorta di “Benvenuti, fratelli” “Benvenuto anche a te, fratello” “Siete nuovi, vero?” “Eh sì, vero” “Quindi siete qui con lui, giusto?” “Eh beh certo” “Ovvio” “Allora divertitevi, fratelli” “Grazie anche tu, fratello”).

Ma se la tensione è costruita con un buon ritmo, l’altra faccia della medaglia si rivela più pesante a causa di grossi problemi abbastanza fastidiosi che caratterizzano la parte finale della pellicola. Prima di tutto, qualsiasi personaggio, fatta eccezione dei due protagonisti, ha il viso oscurato per non essere riconosciuto e ogni nome, che dovrebbe essere celebre, non viene fatto sentire, grazie ad un semplice biip. Perciò assistiamo a mezz’ora di film in cui i due protagonisti, che non si vedono praticamente mai il volto visto a causa dell’utilizzo di visuali in prima persona o a bassa definizione (ovviamente apposta) dell’immagine, girano a caso per ambientazioni tratte dal remake povero (ma molto povero) di Eyes Wide Shut, inquadrando persone delle quali non viene MAI mostrato il volto. Quindi per colpa di maschere, inquadrature e effetti oscuranti, per tutta la mezz’ora finale non vediamo (praticamente) uno straccio di faccia nemmeno a pagarlo oro. Inoltre, come accennavo poco fa, le ambientazioni sono prive di ogni originalità e piuttosto banali: vediamo tende e drappi rossi ovunque, specchi, fiaccole, persone con maschere e spadoni di qualsiasi dimensione. Tutte cose già utilizzate fino allo stremo in una valanga di pellicole con sette segrete e altre organizzazioni simili.

Se la trama non è eccellente sia per la sua non originalità sia per la confusione durante il suo sviluppo, il finale non riesce comunque a salvare la faccia di una sceneggiatura così mediocre, tentando di rifilare allo spettatore una variante del “potrebbe ma poi boh anche se mah” che, all’apparenza, potrebbe sembrare una lieve novità nel genere, ma che, in verità, è solo la fine di una lunga supercazzola del regista ai danni dello spettatore.

“Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribài con cofandina?”

Concludendo, The Conspiracy, thriller canadese del 2012, è un prodotto davvero mediocre, che non riesce a sfruttare a pieno la buona idea dell’utilizzo delle cospirazioni mondiali in un found footage per colpa di una serie di difetti troppo evidenti (cast compreso) che riescono solo nell’obiettivo di nascondere i pochissimi aspetti positivi di quest’ora e mezza. Certo, si lascia guardare e anche se ci si addormenta per qualche minuto non si perde nessuna informazione di vitale importanza per lo sviluppo della storia. Rimane un thriller mediocre con qualche idea carina e alcuni momenti di tensione non sfruttati completamente.



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