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Tanto va la gatta al lardo che ci lascia…un cuore infranto

Creato il 26 gennaio 2011 da Naimasco78

Ovvero: perchè ci innamoriamo sempre di quelli con “il lato oscuro un po’ pronunciato”?

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia…un cuore infranto

Renato Vallanzasca

L’altra sera sono andata al cinema a vedere “Vallanzasca. Gli angeli del male”, un film davvero sorprendente, ottima regia, ottime interpretazioni, ambientazioni ricreate nei minimi dettagli. Bello, da vedere assolutamente, anche perchè al di là delle solite inutili polemiche dozzinali italiane sul fatto che questo film potesse risultare o meno una apologia del bandito, trovo invece estremamente utili pellicole del genere per raccontare alle nuove generazioni pezzi di storia del nostro Paese che finirebbero altrimenti nel dimenticatoio, anche perchè se consideriamo che i programmi di storia nelle scuole continuano ad arrivare a stento alla seconda guerra mondiale…

Comunque, Renato Vallanzasca, personaggio borderline che creò terrore nella Milano degli anni ’70 viene magistralmente interpretato da Kim Rossi Stuart, che tra parentesi fa battere il mio cuore dai tempi del Ragazzo dal kimono d’oro: fate un po’ i vostri conti, sono 24 anni che ho un rapporto platonico con una star del cinema italiano…La caratteristica che emerge in maniera preponderante dal film è il fascino irresistibile che il bel Renè esercitava sulle donne, infatti dal primo arresto, quindi dalla prima apparizione in pubblico, Vallanzasca comincia a ricevere centinaia e centinaia di lettere in carcere da ammiratrici femminili che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui: il bello e dannato che fa strage di cuori, il ladro gentiluomo, un po’ l’Arsenio Lupin della situazione, inaffidabile, sfuggente, poco credibile come padre di famiglia che però ci affascina tanto. Perchè il criminale vince sul ingegnere gentile e premuroso, che potrebbe darci tutte le certezze di questo mondo? Forse fa parte della natura femminile credere di essere sempre quella speciale, quella che tira fuori dai guai il delinquente di turno, che lo fa tornare sulla retta via, che gli cambia la vita. Altro che aureola: il principe azzurro dell’immaginario femminile è da sempre un problematico dall’animo tormentato, se mostro ancora meglio. Secondo voi perchè ha tutto questo successo il cosiddetto filone degli urban fantasy o volgarmente chiamato da noi librai ed ex librai il filone della vampirologia? Da Twilight in poi, non so dire quanti scrittori si siano messi a raccontare storie d’amore tra vampiri di una bellezza mozzafiato e tenere fanciulle di periferia, stile Bella ed Edward. Ma nessuna di quelle storie è come la storia d’amore di Bella ed Edward, perchè nessuno è come Edward, che però a sua volta non è come Dracula di Bram Stoker. Però, di tutta quella storia che indubbiamente ti cattura perlomeno per il suo inarrestabile romanticismo, c’è una frase in particolare che Edward dice a Bella che mi è rimasta impressa:

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia…un cuore infranto

Edward e Bella, protagonisti della saga di Twilight

… e cosi il leone si innamora dell’agnello… che agnello stupido… che leone pazzo e masochista…

Lei, umana, si innamora di lui, vampiro, sapendo perfettamente i rischi cui andrà incontro. Ma siamo fatte così, siamo sempre consapevoli, tutte le volte che ci imbattiamo in “uno di loro”, delle sofferenze che ci aspettano, e invece che retrocedere e cercare il ragioniere lineare e basico ci tuffiamo di testa in una storia d’amore al limite del vivibile, ma piena di avventura e passione, ingredienti studiati appositamente per rimuovere dal nostro cervello le sofferenze amorose, passate e future, della nostra vita.

Concita de Gregorio, nel suo libro “Malamore”, edito da Mondadori, esordisce raccontando una vecchia storia popolare catalana dal titolo “La rateta”. La rateta è una topolina che decide di sposarsi con un gatto: un gatto bello e seducente, che con il suo fare ammaliatore la conquista e ottiene la sua mano. Tutti sconsigliano alla topolina di sposare il gatto, perchè la mangerà, ma lei invece lo sposa lo stesso, perchè è convinta che lui non la mangerà in quanto innamorato di lei. Come va a finire? Il gatto mangia la topolina, fine della storia. Poteva forse andare diversamente secondo voi? No, perchè è così, in una guerra di sentimenti nella quale l’avversario è un bel tenebroso finiremo sempre distrutte. A parte rarissimi casi in cui la pazienza, il saper aspettare vince.

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia…un cuore infranto

Carrie e Big

Nella storia d’amore tra Mr Big e Carrie Bradshaw di Sex & the city, la vincitrice è lei. Certo, Carrie ci mette praticamente dieci anni a far capitolare John James Preston alias Mr Big, dopo fughe, tradimenti, matrimoni con donne dai capelli lisci e poco intelligenti, ripensamenti sull’altare; ma è anche vero che il problema di Big è un altro: Big è un bambinone di 50 anni che fatica ad impegnarsi. Non è un mostro, non è un bandito, anzi è decisamente ricco e affidabile da quel punto vista, ma non è affidabile sentimentalmente. Però ha sempre quel fascino magnetico, quello sguardo che ferisce e rapisce allo stesso tempo, e Carrie, come qualsiasi altra donna romantica e sognatrice, ci cade sempre, nel tranello, e nonostante si sia ritrovata con il cuore a pezzi per colpa sua innumerevoli volte lo perdona sempre, forse perchè sa, in cuor suo, quel cuore restaurato mille volte, che alla fine verrà premiata, che tutto questo dolore un giorno le sarà utile ad ottenere ciò che vuole. Quindi, non me la sento di consigliarvi, donne innamorate, di aspettare il vostro bandito perchè prima o poi cadrà ai vostri piedi, no, mi sembrerebbe una crudeltà nei vostri confronti. Però, quando i cinesi dicono siediti lungo il fiume e aspetta. Prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico, secondo voi a chi si riferiscono?



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