Uomini o animali?
Alcune domande a padre Salutaris Lello Massawe,
superiore dei missionari della Consolata in Tanzania
a cura di Francesco Bernardi (*)
- Padre Lello, da pochi mesi la tua vita è molto cambiata. Qual è il tuo programma come superiore dei missionari della Consolata in Tanzania?
Dopo che sono stato votato, mi è stato chiesto: “Accetti di essere superiore?”. Non è stato facile rispondere. Tuttavia ho detto "sì, accetto", perché avevo ricevuto molti voti. Rifiutare mi sembrava tradire la fiducia dimostrata nei miei confronti. Come superiore cercherò di aiutare tutti i missionari senza alcuna differenza.
- Indica un punto preciso sul quale insisterai.
Lo spirito di famiglia, la comunità come famiglia. Se puntiamo sulla comunità come famiglia, puntiamo sulla persona, cioè sul missionario. Non puntiamo solo sul lavoro, ma sul modo in cui viviamo. Progetteremo il lavoro insieme, valuteremo insieme i successi e i fallimenti. Quindi costruiamo la comunità-famiglia, come diceva il fondatore Giuseppe Allamano. E Gesù diceva: la gente conoscerà che siamo suoi discepoli se ci ameremo fra noi. Il suo comando è di amarci (Cfr. Giovanni 13, 35; 15, 12).
- In Tanzania i missionari della Consolata lavorano in diverse diocesi: Iringa, Njombe, Dar Es Salaam, Singida, Dodoma, Morogoro. Come vedi il loro servizio?
È un servizio fondamentale ed urgente. Il fondatore Allamano diceva: il vostro scopo è l’evangelizzazione di quanti non hanno ancora ricevuto l'annuncio del Vangelo, di quanti non sono stati battezzati. Sono “i popoli delle nazioni”, come diceva l’apostolo Paolo. L’Allamano diceva pure: prima di annunciare il Vangelo, dovete essere santi.
- Dopo quasi 150 anni di evangelizzazione, ritieni ancora urgente annunciare la"buona novella" in Tanzania?
Molto urgente. Non mi si dica che il paese è già stato evangelizzato. Ci sono ancora “oscurità inquietanti”: per esempio molti stregoni che si spacciano per guaritori lucrano sulla pelle della povera gente e numerosi sono anche gli assassinii di albini. Molti seguono credenze assurde, senza preoccuparsi degli altri, pronti ,se è il caso,a provocare anche grossi danni alla collettività. Costroro non vivono come uomini e donne, ma come bestie. Il loro comportamento è l’esatto contrario del Vangelo. Quindi hanno bisogno di essere convertiti nel profondo. Tutti a parole dicono: Dio c’è. Però nella vita non lo conoscono né lo seguono, si comportano, ribadisco, da bestie. I cristiani stessi, che a parole conoscono il Vangelo, sono in prima linea per quanto riguarda la corruzione sociale e politica. Questo dimostra che non sono stati ancora evangelizzati.
- Padre Lello, stai usando termini molto crudi. Davvero i tanzaniani si comportano da animali?
Certamente molti tanzaniani non nutrono sentimenti umani, specialmente coloro che hanno studiato a livello superiore e ricoprono posti di comando. Molti hanno solo fame e sete di denaro, di potere e perseguono tutte le strade (comprese le scorciatoie) per arricchirsi in fretta e furia.
- Non so se i tanzaniani, tuoi connazionali, sono d’accordo con te? Forse stai mettendo troppo pepe!
Sono certo che i tanzaniani, quelli sinceri di fronte a Dio, concordano con me. Abbiamo bisogno di insegnare alla gente ad essere maggiormente uomini e donne onesti e autentici. Da tanto tempo si lotta contro la corruzione. Eppure le persone che hanno le mani sporche,a causa della corruzione, sono in aumento nel Paese. Molte volte i corrotti e corruttori sono i politici, i commercianti, gli addetti alle pubbliche istituzioni, i ricchi. Costoro quale esempio possono offrire ai poveri che governano? Ecco l’urgenza della nostra missione.La proposta del "messaggio " di Gesù.Un messaggio che divenga poi ,per la collettività tutta, vera vita vissuta.
Il 9 dicembre 2011 il Tanzania celebra 50 anni di indipendenza politica. In questi ultimi mesi, ogni giorno, dalla radio e dalla televisione abbiamo sentito: “Abbiamo avuto il coraggio, possiamo operare, stiamo andando avanti”. Se valutiamo lo sviluppo degl’ultimo mezzo secolo, i tanzaniani sono cresciuti nella giustizia, nella pace e nel buon vicinato?
Ah! Questa frase “abbiamo avuto il coraggio, possiamo operare, stiamo andando avanti” è politica falsa. Io, almeno, non vedo alcuna verità. Abbiamo avuto il coraggio e abbiamo potuto fare che cosa? Abbiamo avuto il coraggio di mungere i poveri e siamo riusciti a derubarli. Siamo sinceri: abbiamo avuto il coraggio di disprezzare l’uomo e di venir meno alla giustizia. Il politico non si nasconda, ma confessi apertamente: io ho rubato alla comunità del Tanzania.
Stiamo andando avanti? E verso dove? Dopo aver lasciato alle spalle i poveri che gridano senza speranza, solo i ricchi vanno avanti. Pochissimi vanno avanti, moltissimi restano indietro. Porto un esempio. Nel 1963 il Kenya raggiunse l’indipendenza. Allora c’erano due politici molti diversi fra loro: Jomo Kenyatta, futuro presidente, e James Kariuki. Dopo un po’ di tempo Karuki disse a Kenyatta: il Kenya indipendente conta pochi ricchi milionari e tanti milioni di poveri. Kenyatta non gradì quell’osservazioni e Kariuki finì ucciso… La situazione del Tanzania, dopo il governo di Julius Nyerere, è simile a quella del Kenya di Kenyatta: pochi ricchi e troppi poveri. Pertanto, di fronte ai nostri 50 anni di indipendenza, non gloriamoci troppo. I capi si domandino: quanti tanzaniani vanno avanti e quanti vanno indietro?
(*) Il testo completo dell’intervista a cura di p. Francesco Bernardi (IMC) è reperibile sulla rivista “Enendeni”, dicembre 2011. “Enendeni” è la rivista in lingua swahili dei missionari della Consolata in Tanzania.