Tanzania: parapendio per salvare l'uomo e l'ambiente

Creato il 28 gennaio 2013 da Marianna06

Gli appassionati australiani  di Wings of  Kilimanjaro hanno strappato al governo del Tanzania l’autorizzazione a volare in parapendio dalla cima del Kilimanjaro per un nutrito numero di sportivi del settore (100), disponibili a farlo e provenienti da tutto il mondo, che hanno iniziato il loro percorso di gara ieri, domenica 27 gennaio.

L’obiettivo era, è stato e rimane quello di raccogliere più denaro possibile per mettere in salvo molti ambienti naturali al momento in pericolo come, ad esempio, i cosiddetti parchi che, in Africa, beneficiano principalmente delle entrate legate ai flussi turistici più che degli aiuti governativi e che,senza denari, rischiano il degrado.

Ma anche e sopratutto per risolvere il problema “acqua” e assistenza sanitaria, tutti aspetti di una medesima urgenza, di cui si occupano tre organizzazioni non governative già operanti in loco

Che ne abbiano dato notizia i media del posto, come il quotidiano “Tanzania Daily News”, è perché la possibilità di praticare il volo in parapendio dal Kilimanjaro era, fino a poco tempo fa, assolutamente “out” per la sua pericolosità.

I moderni supporti della odierna tecnologia specifica (leggi finanziamento ricco all’evento) hanno invece,a quanto pare, convinto e così c’è stato il via alla manifestazione sportiva, che si concluderà il 5 febbraio.

I cento piloti iscritti, prima di raggiungere il Picco della Libertà (Picco Uhuru) e lanciarsi da un’altezza di circa seimila metri, faranno la loro bella arrampicata, assistiti da esperti cuochi ,guide e portatori.

Insomma proprio le cose in grande stile.

E questo conferma, secondo me, due cose .

Che il Tanzania cammina, nonostante  le difficoltà che oggettivamente ci sono, o ci possono essere, per mettere in piedi una effettiva buona “governance” del Paese, e che non intende affatto,testardamente, arrestarsi sulla strada dello sviluppo.

E poi che , dall’esterno, c’è chi guarda (e si tratta di più di uno) con una sorta di benevolenza, mista (ovviamente) alla prospettiva neanche troppo lontana del moltiplicarsi dei  propri interessi economici, alla “sua” crescita.

E i suoi governanti, come accade sempre (o spesso) in tutta l’Africa, sembra che ci stiano.

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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