Tra i potenziali soggetti interessati alle 2100 torri di RaiWay, con un valore stimato intorno al miliardo di euro, ci sono Ei Towers, di cui Mediaset detiene il 40%, gli operatori di telefonia e gli spagnoli di Abertis. L'ingresso dei privati in una struttura strategica, che ospita i sistemi di trasmissione delle forze dell'ordine, ha provocato forti critiche da forze politiche e sindacati. «È scandaloso che una struttura così strategica per il Paese sia all'improvviso venduta», ha commentato il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, da sempre contrario all'operazione.
«Sulle antenne di RaiWay passano le intercettazioni delle procure della Repubblica e le emergenze nazionali - ha sottolineato -. È un atto irresponsabile. Una svendita ulteriore di un asset strategico pubblico». Sulle barricate anche i sindacati. Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind ConfSal hanno inviato al governo e agli organismi di controllo una lettera in cui denunciano «la modalità illegittima con cui si sta procedendo alla quotazione». La denuncia «nasce dalla preoccupazione che una preziosa infrastruttura pubblica esca dall'effettivo controllo pubblico. Un progetto realizzato in tutta fretta che, nella sua effettuazione, con ogni evidenza presenta espliciti contrasti con le norme di legge vigenti». L'Usigrai, d'altra parte, sta lavorando all'ingresso dei dipendenti nel capitale di RaiWay, anche alla luce delle agevolazioni loro riservate nello Sblocca Italia. Altro fronte caldo è quello della riforma dell'informazione Rai, con la creazione di due newsroom al posto delle attuali testate.
«Il consiglio - ha spiegato Tarantola - ha approvato le linee guida ma il direttore generale è impegnato a dare ii contenuti e a passare ad un piano d'azione più articolato che noi aspettiamo. Le reazioni sono abbastanza normali quando c'è un grande cambiamento in corso». Domani il dg risponderà sul tema, a meno di ulteriori slittamenti, in Commissione di Vigilanza Rai. I giornalisti sono sul piede di guerra. «La madre di tutte le riforme è quella della governance - sottolinea il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani -. Se non si mette prima un argine all'ingerenza dei partiti, intervenire sull'assetto delle testate potrebbe provocare solo ulteriori danni».