Presidente Tarantola, la qualità è uno dei grandi temi che ha posto alla base del suo mandato. Cosa avete fatto in questo primo anno in materia? Ci ha guidato una convinzione: che l'azienda Rai deve essere un'azienda innovativa, efficiente, in equilibrio economico e finanziario, in grado di fare programmi di altissima qualità; e che il Servizio Pubblico può e deve continuare a essere strumento per un cambiamento sociale positivo. Per questo abbiamo spronato i direttori di reti, canali e testate da un lato a usare un linguaggio non aggressivo, ma equilibrato, semplice, corretto e nello stesso tempo interessante, capace di raggiungere tutti i cittadini; e dall'altro a "inventare" nuovi programmi di buon profilo culturale, capaci di emozionare e di divertire, di coinvolgere i giovani, di avviare l'indispensabile processo di educazione di genere. E' stata cambiata la linea editoriale di alcune trasmissioni, ne sono state avviate di nuove. Daremo più spazio al teatro. Rai 2 ha avviato il primo programma di approfondimento di economia.
La Rai a suo parere regge il confronto con i network esteri o almeno con i servizi pubblici radiotelevisivi? Abbiamo uno degli ascolti più alti tra i Servizi Pubblici europei: circa il 40%, la BBC, per esempio, supera di poco il 33% e France Télévisions è al 30%. Le produzioni Rai raccolgono ogni anno una ricca messe di premi nei principali festival e concorsi. E poi ci sono serie come quelle del Commissario Montalbano che gli stranieri ci invidiano e ci comprano. A partire dal 2008 per esempio la serie è stata acquisita e messa in onda dalla BBC e da France Télévisions. Ma fare circolare i programmi Rai in Paesi che hanno diverse culture, gusti e abitudini non è facile. Puntiamo soprattutto a rilanciare le co-produzioni internazionali nel campo della fiction, dei cartoni animati, dei documentari, in futuro sempre più col supporto dell'alta definizione.
Naturalmente per qualsiasi innovazione servono risorse. Le emittenti estere hanno un canone più alto e meno evaso. In Italia l'evasione del canone ordinario è di circa il 27%. La più alta in Europa, e ciò accade per di più a fronte di un importo del canone tra i più bassi. Mi limito a osservare che per ridurre il rischio di evasione in alcuni Paesi è emersa la tendenza a intervenire sulle modalità di pagamento del canone, ad esempio collegandolo alla proprietà o all'affitto di un immobile, di un appartamento, e non più al possesso di un televisore. Senza risorse adeguate è difficile attrarre i talenti e le intelligenze di cui questo Paese abbonda. Poter disporre di mezzi finanziari certi è anche alla base dell'indipendenza dei Servizi Pubblici.
E' d'accordo con chi sostiene che è soprattutto il day time da rinnovare profondamente? L'intrattenimento è un settore delicato: come Servizio Pubblico dobbiamo evitare la volgarità, il cattivo gusto, gli eccessi e nello stesso tempo far divertire, essere innovativi e mantenere la qualità con un occhio sempre attento agli ascolti. I nostri telespettatori hanno potuto già constatare, per esempio, i cambiamenti nel pomeriggio di Rai 1. Pur mantenendo il brand di riferimento, abbiamo rinnovato contenuti e lo stile dei conduttori facendo di quella programmazione una finestra aperta sull'Italia e sul mondo. Alcune fedelissime del pomeriggio Rai mi hanno scritto per lamentare il minor spazio dato ora alla cronaca e al gossip, ma sono certa che a primavera converranno con me che il racconto di storie vere, delle eccellenze italiane, di problemi legati al lavoro, alla salute, ai diritti civili, alle pari opportunità è sicuramente altrettanto se non più interessante e coinvolgente.
Intervista di Alberto Guarnieri per "Il Messaggero"