TARLI DEMOCRATICI #politica #democrazia #potere

Creato il 26 agosto 2014 da Albertomax @albertomassazza

Certo, lui è democratico con tutti quelli che gli stanno sopra, ma guardate come spadroneggia su tutti quelli che gli stanno sotto.
Herman Melville, Moby Dick

I

Il destino della democrazia è nel divenire, in quanto essa non si compie nel suffragio universale e neppure nella garanzia della rappresentanza e della partecipazione.
La democrazia non si compie nel realizzarsi del rapporto non più subalterno, ma apertamente dialettico e paritario, del popolo col potere delegato.
La democrazia si compie nella raggiunta autocoscienza dei cittadini, nel loro compiuto senso di appartenenza alla comunità nazionale e internazionale, al bene comune, alle istituzioni.

Ma il cittadino, in quanto essere umano, ha per natura una spiccata propensione all’interesse privato, all’egoismo e non ci si può aspettare che possa completamente superare questa dimensione, anche perchè l’egoismo è l’arma più potente nella lotta per la sopravvivenza; senza di esso, temo, la vita stessa non avrebbe più ragione d’essere.

Nell’interminabile percorso verso l’autocoscienza occorre piuttosto educare al beneficio privato che può provenire dal perseguimento dell’interesse pubblico.

Certo, in una società basata sulla competizione viene decisamente più difficile pensare che gli individui possano sublimare il loro istinto egoista nella condivisione del bene comune; e d’altronde, una società che non compete, non progredisce; e se non progredisce, stagna o regredisce.

Sì, il destino della democrazia è nel divenire, nell’eterno divenire.

II

Il sistema democratico consente al popolo di giudicare periodicamente il potere delegato, ma se il popolo non si è appropriato degli strumenti idonei, il giudizio sarà sempre tarato verso il basso.
Se poi il popolo, come in questi tempi di impazzimento mediatico, tende irresistibilmente alla massificazione (ovvero all’omologazione non più sulla base di valori identitari profondi, ma su stili di vita superficiali ed effimeri), oltre che dall’ignoranza, il giudizio viene compromesso dal conformismo.

Non si può pretendere il buonsenso dalla massa; la massa non ha ragione, la massa esercita l’arbitrio. Il popolo perlomeno sopperisce alla mancanza di ragione con il patrimonio culturale, con la tradizione; la massa invece non ha cultura, ma soltanto dati, informazioni la cui importanza dura lo spazio di qualche istante.

Il popolo si fa massa quando avverte l’obsolescenza dei propri valori identitari e li rimpiazza con modi di vita suggeriti dai mass-media e accettati acriticamente.
Il rapporto tra massa e mass-media è come il cane che si morde la coda: i mass-media inseguono il consenso della massa, la massa insegue la consacrazione che solo i mass-media possono concedere. Più che condizionarsi, si compromettono a vicenda.



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