La funzione di Site Blocking verrà inizialmente introdotta nelle versioni in lingua inglese di Google search engine.
Sarà funzione solo in inglese e solo per gli utenti di Chrome 9 o superiore, Internet Explorer 8 o superiore, e Firefox 3.5 o superiore.
Le decisioni prese potranno essere riconsiderate agendo nella lista nera, riattivando un sito e rimettendoli in gioco nelle SERP.
Questo servirà per eliminare dall’elenco Google fastidiosi risultati che possono essere frutto di scarsa qualità, spam, elaborazione di contenuti di serie, come quelli delle Content Farm contro le quali Google sembra avere concentrato gli sforzi.
Infine, ma non sarà secondario nel lungo periodo, Google annuncia che analizzerà il comportamento degli utenti per individuare le tendenze ed ottimizzare i risultati anche sulla base di questa nuova funzionalità.
Mi viene da fare alcune considerazioni.
Innanzitutto con questa mossa il motore di ricerca più utilizzato e quindi anche più esposto al marketing del posizionamento, sostanzialmente abdica alla sua funzione principale che è quella di esporre i risultati più pertinenti e congrui alla richiesta di ricerca di informazioni.
Se l’utente necessità di fare pulizia a mano dopo avere usato un aspirapolvere vuol dire che l’arnese non funziona ottimamente.
In secondo luogo espone i risultati onesti e pertinenti alla mercè di possibili strategie malevoli da parte di chi ha le possibilità economiche per investire risorse non per competere sui contenuti ma sul discredito dei siti concorrenti semplicemente con campagne di site blocking massivi, inducendo gli algoritmi a considerare quei siti come sostanzialmente negativi per le SERP.