Questa è una ricetta che tenevo da lungo tempo nella lista di quelle da provare. Fin dalla prima volta che la vidi sul blog de Il Pasticcione e lessi che era a base di farina di mandorle, subito me ne innamorai e mi ripromisi di provarla. Poi, m'incuriosiva molto questa cosa della torta nella crosta, ovvero questa base di pastafrolla che racchiude la torta vera e propria. Era da provare, assolutamente!
Inoltre, leggendo che si trattava di una specialità della Galizia a cui era stata attribuita l'Indicazione Geografica Protetta, ho voluto saperne qualcosa di più su origini e storia.
In effetti, non è che ci sia molto da sapere: pare che la prima volta che sia apparsa questa torta sulla scena pubblica risalga al 1577, e anche se all'epoca si chiamava Tarta Real, gli ingredienti e la realizzazione erano del tutto simili all'attuale Tarta de Santiago. Le prime ricette attendibili risalgono al 1838, quando il dolce veniva chiamato semplicemente Torta di Mandorle. Nel 1924 comparve per la prima volta il fregio della croce di Santiago, ad opera della Casa Mora, la più grande pasticceria di Santiago. Nel 2006 la Tarta ottenne l'IGP.
Oggi viene venduta in quasi tutti i panifici e pasticcerie disseminati lungo il Cammino di Santiago di Compostela e, in generale, in tutta la Galizia, soprattutto nel mese di luglio e la prima settimana di agosto.
Altre informazioni è possibile leggerle qui.
Se non v'interessano, allora passate direttamente alla ricetta...
Per la base di pastafrolla:
- 300 g di farina debole
- 2 uova
- 100 g di zucchero (ho preferito usare quello fino tipo Zéfiro)
- 100 g di burro morbido
- scorza grattugiata di un limone
- 1/2 cucchiaino di lievito in polvere per dolci
- 4 uova
- 250 g di zucchero (ho usato quello fino tipo Zéfiro)
- 350 g di farina di mandorle
- scorza grattugiata di un limone
- 2 cucchiai di succo di limone
- 3 g di cannella in polvere
Lavorazione:
setacciare il lievito con la farina. Se si usa l'impastatrice, versarla nella ciotola e impastarla col burro. Quando assume un aspetto sabbioso, aggiungere lo zucchero, le uova uno alla volta, la scorza di limone. Togliere dalla ciotola, dare una forma tonda schiacciata, avvolgere nella pellicola alimentare e far riposare in frigo almeno 3 ore (io tutta la notte).Riprendere la pastafrolla, stenderla e foderare uno stampo di 24 cm di diametro. Il mio era di silicone, ed ha funzionato perfettamente al momento di sformarla! Peccato che abbia avuto qualche difficoltà con la stesura perché, ammorbidendosi, la frolla diventa difficile da trasferire nello stampo, per cui alla fine, ho preferito stendercela direttamente dentro, anche se ho calibrato male la quantità d'impasto finita nello spigolo. Quindi è da farci più attenzione una prossima volta.
Rimettere lo stampo con la pastafrolla in frigo per tutto il tempo necessario alla lavorazione del ripieno.
Sempre nella ciotola dell'impastatrice, con la frusta a filo, montare a spuma le uova con lo zucchero. Quando il volume è triplicato, sostituire la frusta a filo con quella a K e, facendola andare a bassa velocità, aggiungere la farina di mandorle un cucchiaio alla volta, la scorza e il succo di limone, la cannella.
Mescolare bene il tutto e versare nel guscio di frolla.Infornare nel forno preriscaldato, e qui mi sorge qualche dubbio: Il Pasticcione parla di 170° per 50-60 minuti, ma non specifica se statico o ventilato. Io ho usato lo statico, ma c'è voluta quasi un'ora e mezza, per cui ho pensato che, forse, dovesse essere ventilato. Se Pasticcione passa a leggere, mi piacerebbe che mi chiarisse questa perplessità.
Intanto che si fa raffreddare, stampare la Croce di Santiago su un cartoncino e ritagliarla
Togliere la tarta dallo stampo e deporla su un piatto, adagiarci sopra la sagoma della croce, spolverare di zucchero a velo e infine rimuovere la croce.
A me è piaciuta molto, come ogni torta a base di mandorle, l'ho trovata delicata ed elegante e non sono d'accordo con chi dice che c'è troppo zucchero. Il limone e la cannella la profumano gradevolmente.
Peccato solo per quello spigolo in cui la frolla è più spessa... vabbé, pazienza! la prossima volta verrà meglio. Per ora me lo lascio per ultimo e lo sgranocchio come un biscotto, oppure l'inzuppo nel vinsanto, o nel cappuccino, o nel caffé, o nel ragù ;-P ...
... ma quanto può essere insistente un gatto, quando decide che vuole rientrare in casa???