Tassa sul traffico Internet: l’Ungheria in piazza con gli smartphone illuminati

Creato il 28 ottobre 2014 da Alessandro Ligas @TTecnologico

Foto di Mizsei Szabolcs

26 Ottobre sono scesi in piazza 150.000 Ungheresi per protestare contro il primo tentativo al mondo di tassare il traffico Internet. La reazione è stata immediata, pacifica e, sembra, efficace.

L’Ungheria è uno dei paesi europeo che ha appena partecipato alla Settimana Europea della programmazione, la CodeWeek, che ha avuto l’obiettivo di diffondere le competenze digitali. A raccontare la giornata è stato Mizsei Szabolcs, CodeWeek ambassador ungherese, che ha raccontato ad Alessandro Bogliolo, ambassador italiano, come gli ungheresi mal sopportano azioni di governo che allargano il divario digitale.

Sono stati centocinquantamila i manifestanti che sono scesi in piazza mettendo in atto una forma di protesta civile ed efficace. Hanno acceso schermi dei propri smartphone come segno di protesta, 150.000 spettatori di un concerto senza musica. Ciò che ha spinto gli ungheresi a scendere in piazza non è stata la cifra che, la tassa sarebbe stata di circa 50 centesimi di Euro al Gigabyte, ma la paura di essere tagliati fuori dalla rete e dal mercato digitale.

Una barriera all’accesso ad Internet eretta artificialmente e unilateralmente da un Paese che potrebbe avere conseguenze economiche molto più pesanti dell’introito che la tassa potrebbe portare nelle casse dello Stato e aumenta il digital divide che tutti gli altri cercano di combattere.

Alessandro Bogliolo sottolinea, nel blog di informatica dell’Università di Urbino, che “Il tentativo ungherese di tassare Internet è stato maldestro e probabilmente rientrerà, ma sono tanti i modi diretti e indiretti in cui i governi possono, anche involontariamente, compromettere i delicati equilibri della rete con conseguenze non sempre prevedibili e quasi sempre negative. L’esempio del resto del mondo e l’attenzione pacifica dei cittadini sono le migliori risorse di cui possono avvalersi i governanti per evitare errori grossolani nel mondo digitale”.

Pongo una domanda provocatoria: siamo sicuri che i rappresentanti del governo abbiano consapevolezza delle reali esigenze del cittadino e di quali siano i passi giusti per creare sviluppo?