Tassazione banche nel mirino del Governo che innalza dal 12% al 26% l’aliquota sulle plusvalenze realizzate sulla rivalutazione delle quote in Bankitalia.
A parziale copertura dei 6,7 miliardi di sgravi Irpef per i lavoratori dipendenti, il Governo ha innalzato dal 12% al 26% l’aliquota sulle plusvalenze realizzate dalle banche in seguito alla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia.
La legge di Stabilità del 2014, approvata dal Governo Letta, aveva dato il via libera alla rivalutazione del capitale di Bankitalia da 156 mila a 7,5 miliardi di euro, suddiviso in 300 mila quote, quasi del tutto in mano ad alcune banche azioniste. Sulle plusvalenze che le banche potranno così iscrivere a bilancio il Governo aveva previsto l’aliquota del 12%, ora innalzata al 26%.
Secondo l’Abi (Associazione bancaria italiana) il provvedimento inserito nel Def è in parte illegittimo, perché aumenta la tassazione banche in modo retroattivo e di fatto le discrimina, prevedendo un’aliquota superiore a quella generale del 12%, indicata nella legge di Stabilità per le plusvalenze iscritte a bilancio, dopo una rivalutazione su base volontaria.
L’Abi fa anche notare come le banche siano state già spremute dal Governo, avendo dovuto pagare per il 2014 un maggiore acconto Ires del 128,5% l’imposta corrisposta sull’esercizio precedente, dal 120% prima previsto. E la stessa aliquota Ires è stata innalzata per gli istituti al 36%, quando le società di capitali pagano il 27,5%.
La stangata sulla tassazione banche incide per 1,2 miliardi di euro. A farne maggiormente le spese saranno Intesa Sanpaolo per 360 milioni e Unicredit per 160 milioni. Si tratta degli istituti con le quote più alte in Bankitalia.
Si teme che l’aggravio fiscale possa influire negativamente sull’andamento dei titoli bancari a Piazza Affari, dopo diverse settimane di boom in Borsa grazie al ritorno degli investitori stranieri in Italia.