Il nocciolo principale della questione è che la frutta e la verdura che non sono perfette a vedersi, anche se ottime, non arrivano neanche sui mercati, per via dei processi di selezione del prodotto, sempre più selettivi. Ecco così che dal 40 al 50% delle patate raccolte in Germania, vengono ributtate nei campi perché non rispettano lo standard di dimensione e regolarità della forma, ed analoga sorte tocca ai pomodori che le macchine selezionano come "non abbastanza rossi".
Anche così, gli scaffali dei supermercati rigurgitano di roba perchè il consumatore possa scegliere: offrono più di quanto effettivamente serve, e il resto va buttato. Il problema, sostengono i responsabili della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), è l’impossibilità di prevedere che cosa il consumatore vorrà comprare giorno per giorno; da quando la gente ha perso l’abitudine alla stagionalità dei prodotti, ai distributori tocca fornire sempre tutto, ed inevitabilmente una parte della merce rimarrà invenduta, andando a male sugli scaffali.
L’Unione Europea butta ogni anno 90 milioni di tonnellate di cibo. Se a questo dato aggiungiamo quello proveniente dal Nordamerica (Stati Uniti e Canada), la quantità di cibo che viene buttato è tre volte superiore a quella che servirebbe per dar da mangiare a tutti gli affamati del mondo.
E se invece che la carne, il pesce, la frutta e verdura, che ovviamente una volta raggiunto il limite di conservazione devono essere buttati per forza, consideriamo il pane (un alimento che ha quasi lo stesso potere calorico del legno), ecco che scopriamo che l’Unione Europea butta 3 milioni di tonnellate di pane all’anno. Tanto quanto ne consuma l’intera Spagna. E facendo un rapido calcolo, vediamo che se i panettieri tedeschi cuocessero solo il pane che effettivamente vendono, la Germania potrebbe spegnere una delle sue centrali nucleari.
“Taste the waste” cerca di ricostruire i meccanismi di tutto questo spreco. Sul sito del film si trova una considerazione a proposito della frase che tutti abbiamo sentito più o meno da bambini almeno una volta: “Mangia tutto quello che hai nel piatto, pensa alle persone che hanno fame”. Una frase apparentemente sconclusionata: che rapporto c’è fra gli avanzi nel piatto e la fame nel mondo? Il rapporto invece esiste, spiega “Taste the waste”, perchè spreconi e affamati comprano il cibo sullo stesso mercato globale: se i ricchi sprecassero meno, comprerebbero meno. I prezzi diminuirebbero. E i poveri avrebbero meno difficoltà a sfamarsi.