Tate Modern London, Londra 21-07-2014 (parte 2)

Creato il 05 agosto 2014 da Maxscorda @MaxScorda

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Structure and clarity: Livello 4 o almeno la sua meta’. Forma e misura. Dall’ampiamento dimensionale del cubismo alla sottrazione minimalista e attenzione, non e’ un percorso a senso unico. Tutto cio’ che puo’ essere definito astratto si trova qui. Quando i posteri cercheranno di definire lo Zeitgeist del XX secolo, segneranno tre punti, Italia, Francia e Russia perche’ tutto il resto e’ conseguenza, anche quegli Stati Uniti che in fondo non hanno fatto altro che rielaborare quanto la vecchia Europa e ricordiamoci che la Russia ha ragioni storiche e culturali per farne parte, ha donato loro.
Splendida esposizione nella sostanza e nelle opere, forse un po’ debole nella sezione dedicata al minimalismo, laddove perlomeno, vi potevano far parte una ben piu’ ampia gamma di rappresentanti per quanto sia chiaro, Albers, Pasmore, Stella o Donald Judd forniscono un’ottima rappresentanza della sezione in mostra

Energy and process: L’altra meta’ del quarto livello. Il punto di partenza e’ l’arte povera, il che dovrebbe da italiani inorgogliosirci e in effetti ci riesce. Non sono un grande estimatore di Celant e soci, trovo il concetto di fondo troppo proteso verso un pretesto politico e lateralmente concettuale con risvolti tecnici troppo allargati e sfumati nella realizzazione. Meglio mi oriento all’interno del lavoro dei singoli artisti o in alcune cose di questi ma certo e’ che l’importanza storica del movimento non si discute e comunque e’ meno pretestuosa chesso’, della transavanguardia, altro prodotto nostrano nato dall’alto e non dal basso e che scava percio’ poco nel profondo e non caso al Tate non rappresentato.
Ridefinendo il quotidiano attraverso la trasformazione dei materiali o il loro abuso, si tracciano nuovi confini o al contrario si focalizza l’attenzione su singoli punti. Meglio e’ quando vince l’estetica quindi l’esposizione nella sua accezione di Anti-Forma, trova il mio plauso e in fondo resta piu’ centrato nel soggetto. Non mancano Mertz e Kounellis del 1968 a farci onore ma non poteva mancare Fontana e Richard Serra per ribadire il concetto.

A margine delle grandi aree tematiche, vi sono spazi dedicati a singoli artisti, situazioni fuori contesto ma meritevoli di attenzione e di un loro ambiente dedicato.

Louise Bourgeois: l’artista francese vede qui esporre le sue carte, disegni che coprono l’intero arco della sua lunga vita e che riassumono i temi principali del suo lavoro: sessualita’, maternita’ e ragni.
Umanita’ come atto di ribellione, madre e femmina senza confini, cosi’ come e’ senza confini la carnalita’ sia del maschio che del figlio, col corpo della donna che riceve e dona senza troppi limiti. Matite ed acquarelli, contrasto di linee forti con sfumature colorate eppure non c’e’ troppo distacco tra stili cosi’ diversi eseguiti in epoche tanto distanti della sua esistenza. Ampia la sezione dedicata agli ultimi lavori prima della scomparsa laddove la quasi centenaria Bourgeois, ancora domanda e ancora risponde sul senso ultimo dell’esistere. 
Praticamente un solo lungo discorso che l’ha impegnata per l’intera sua vita.

Robert Mapplethorpe: l’uomo giusto, nella citta’ giusta con le conoscenze giuste. Forse il miglior cronista possibile della New York che inizia negli anni ’60, la metropoli che in pratica ha transitato l’arte di quel decennio in quello successivo e in quello dopo ancora. Fotografo di persone, di artisti ma ancor meglio di cio’ che essi rappresentarono e in loro riconosciamo un intero periodo storico, annessi gli eccessi e le conseguenze ad esse legate. Pornografo per qualcuno, facilmente provocatore dico io, certo e’ che alcuni ritratti, inclusi i propri, danno un senso ben definito dell’ambiente nel quale visse e mori’. Non sorprende percio’  trovare Warhol ma anche Burroughs piuttosto che Keith Haring e non manca Patty Smith, sua fidanzata nei primi anni ’70 quando ancora voleva essere modella prima di ripiegare sulla canzone e del resto come dire, il physique du rôle proprio le mancava
Oggi fa piu’ sorridere che scandalo, certo e’ che c’e’ da dargli merito di uno stile che sa anche essere essenziale  ma non di meno carico di infromazioni. Meno efficace quando esplicito, resta almeno del sano divertimento.


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