Tav: il capotreno

Creato il 04 marzo 2012 da Albertocapece

Chi si fosse illuso che la dipartita di Berlusconi da Palazzo Chigi avrebbe portato un cambiamento di sostanza alla guida del Paese, è servito a puntino. La decisione del governo di proseguire senza se e senza ma sulla strada della Tav Torino Lione, arrivando persino a progettare un’associazione a delinquere per i contestatori, è di fatto, oltre che l’ennesimo atto di sottomissione a un’euroburocrazia miope e dannosa, un aperto consenso al “fumus” di tangenti e corruttela che si alza da tutta l’operazione.

Posso dirlo perché come qualche lettore di questo blog forse ricorda, oltre ad essere poco incline al localismo, oltre a vedere come fumo negli occhi ogni accenno di nimby, tipico segnale di uno spirito di destra, avevo qualche dubbio sulle proteste in Val Susa. L’aver conosciuto alcuni benestanti dotati di “terre et castella” nella zona, berlusconiani sfegatati, ma fermi oppositori della Tav per ragioni di quattrini e di deprezzamento, mi creava non poche perplessità. Così come il fatto che alla testa dell’intellighenzia no tav vi fosse qualche agiato proprietario di beni nella zona o la presenza di alcuni argomenti non proprio folgoranti, come quello dell’uranio contenuto nella montagna da scavare: l’uranio c’è dappertutto sulla terra e semmai, se vi fossero terre uranifere particolarmente ricche, potrebbero essere vendute.

Non che non vedessi il modo assurdo e impositivo con cui una classe politica aveva gestito la questione, non che non fossi consapevole che le ragioni per un’opera del genere erano ampiamente contestabili. Diciamo che avevo una visione diversa delle cose, più storica, che nulla aveva a che vedere con le cosiddette idee europee e, men che meno meno, con le non idee della politica italiana ma che poteva in qualche modo essere agevolata dalla situazione, caso mai nel futuro avessimo avuto un governo che non fosse una caricatura clownesca o professorale.

Ma le mosse successive sono state tali da far cadere qualsiasi dubbio circa l’opacità dell’operazione o al limite circa la sua idiozia: impegnare enormi risorse finanziarie per un’opera tutto sommato marginale, su una direttrice di traffico in costante declino, in presenza di altre tratte ferroviarie sottoutilizzate, preferendo invece colpire il welfare e aumentare la tassazione soprattutto per i ceti in maggiore difficoltà; dire che non si trova un euro per dare un minimo di sostegno alla disoccupazione per dirottare risorse verso un totem pensato 21 anni fa; impegnarsi a ridurre di un ventesimo ogni anno il nostro debito pubblico, dovendo spremere fino all’ultimo soldo gli italiani e mantenere in vita i finanziamenti per una tav secondaria e probabilmente inutile di cui agli stessi francesi importa poco o nulla, fa venire il sospetto che qualcuno sia una testa di legno, ma proprio come quelle dei burattini che rimbombano per il piacere dei bambini o che ci sia una ricca torta da distribuire. Forse entrambe le cose, perché si sa che le disgrazie non vengono mai sole. E in ogni caso dimostra il disprezzo di questi vlasti al governo per la gente che dovrebbero governare.

E’ per questo che il movimento No Tav ha superato i confini della Val Susa e anche quello della contestazione dell’opera in sé, per diventare il nucleo di una protesta molto più ampia che riguarda la distribuzione della ricchezza, gli sprechi, il malaffare che succhia soldi ai ceti popolari, insomma contro la politica degli apparati, dei servi sciocchi di Bruxelles, del travestimento di profitti privati deitro le spoglie del bene comune. Contro il furto di democrazia sostanziale di cui la vicenda della Val Susa è solo un capitolo. Così ai poliziotti e ai carabinieri, vittime della difesa ad oltranza dell’opacità di questo paese, non darei delle pecorelle, anche perché la maggioranza degli italiani continua a belare in cerca di salvezza dal falso lupo degli spread, ma direi loro che sono così mal pagati, proprio a causa delle mille Val Susa di questo Paese. Fatte contro questo Paese.

L’idea di considerare la protesta come associazione a delinquere, significa solo che questo governo considera come delinquenziale il fatto che i cittadini difendano degli interessi generali e la  stessa possibilità di espressione. Sempre che naturalmente i ministri abbiano la capacità intellettuale e la sensibilità di capirlo in tempo, cosa su cui ho molti dubbi.  Tutto questo mi ricorda un film di Troisi in cui il protagonista dice alla procace fascista che se la questione era di far arrivare i treni in orario, allora bastava un capostazione e non c’era bisogno di Mussolini. Di certo per permettere la distribuzione di buste brevi manu, non c’era bisogno di tecnici. Come direbbe Troisi: cca nisciuno è fesso.


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