Da ultimo, tra i fautori del no-Tav, esce anche questo libro Non solo un treno, di un sociologo, Marco Revelli, e un magistrato, Livio Pepino. Revelli afferma che dietro queste grandi opere vi sono sempre dei poteri forti, che lui definisce gli stessi di sempre, i soliti gruppi imprenditoriali e le solite banche. Ma, vi sono perchè sono gli unici a poter eseguire queste opere o perchè queste opere le promuovono per poterle poi realizzare?Pepino punta il dito sull'aspetto della delega poliziesca effettuata dalla politica, che avrebbe affidato a poliziotti in tenuta antisommossa il compito di parlare con la popolazione.Ma, obiettivamente, mi chiedo: tra discariche, terze corsie, linee ad alta velocità, ponti sullo stretto, ed altre opere di cementificazione, quali è giusto fare e quali no? E poi, tra le cosiddette grandi opere, che forzatamente coinvolgono grandi gruppi, ve ne è nessuna che non presta il fianco al retro-pensiero? E infine, in un momento come questo dove servono investimenti pubblici per far riprendere la crescita è giusto cercare il pelo nell'uovo?
(In realtà forse non ci sono solo grandi opere per fare riprendere la crescita: si pensi a tutti i territori da mettere in sicurezza dal punto di vista sismico, idrogeologico e così via, anche se queste potrebbero essere opere per piccole imprese capillari e non per quei grandi gruppi imprenditoriali).imagecredit notav.info