Tè e cervello alle cinque: Cockneys vs Zombies (2012)

Creato il 24 gennaio 2013 da Silente

UK, colore, 88 minuti  Regia: Matthias Hoene  Sceneggiatura: James Moran, Lucas Roche 
A suo tempo Shaun of the Dead segnava una strada allora innovativa, di horror comedy si parlava ma raramente si era raggiunto un equilibrio così riuscito tra commedia e horror senza per forza sfociare nel demenziale o in certa parodia, e da allora non si contano i maldestri tentativi nel recuperare la forza narrativa dell’accoppiata Pegg/Wright per sfornare prodotti spesso mediocri, il più delle volte inutili, incapaci di sapersi destreggiare tanto nell’una quanto nell’altra componente. Sia chiaro, Cockney vs Zombies, ultimo clone in ordine cronologico, non si discosta di una virgola dal semplice concetto di zombi+battute, né apporta alcuna novità a un filone saturo da troppo tempo per poter essere ancora accattivante, ma tutto sommato è visione disimpegnata e simpatica che riesce nel suo onesto, schietto intento.
A fronteggiare l’orda non-morta stavolta tocca a un gruppo di vecchietti, i cockney del titolo, abitanti di un zona londinese noti per il loro rimare buffo e incomprensibile – che però rimane elemento stranamente parecchio in secondo piano nell’economia del film. L’ironia spumeggia, c’è inventiva e simpatia nel creare situazioni strampalate e orrorificamente innocue ma sinceramente divertenti (è il caso del nonnetto in stampelle inseguito dallo zombie, oppure dei riuscitissimi e folgoranti flashback che spezzano la narrazione), e in generale il tono viene mantenuto fino alla fine con un certo successo. Chiaro, mancano dei caratteri forti e carismatici, e il solo Alan Ford nei panni del vecchio, cazzutissimo Ray non basta per reggere il baraccone di personaggi, tutti adagiati su personalità poco scolpite e presto dimenticabili, ma la pellicola ha un buon ritmo e un crescendo che, a giudicare dalla sua prima metà, sembrava poco probabile: Cockneys vs Zombies si trasforma infatti in una sparatoria infinita contro eserciti di zombie, sangue, viscere e mutilazioni varie inondano lo schermo e, anche se Matthias Hoene la tira troppo per le lunghe con una ripetizione di eventi e meccanismi non sempre ben assestati, la visione è piacevole e pimpante.
Prevedibile la colonna sonora a base di punkettino giovine, musica la simpatia del film per poi calare e spegnersi, così come succede alla creatura di Hoene quando finiscono i titoli di coda.  [Simone & Crescizz]

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