In cosa consiste?
1. Prendi il libro che stai leggendo 2. Aprilo a una pagina a caso 3. Condividi un breve spezzone di quella pagina ("Teaser") 4. Fai attenzione a non scrivere spoilers! 5. Riporta anche il titolo e l'autore così che i tuoi lettori possano aggiungere il libro alla loro wishlist se sono rimasti colpiti dall'estratto.
Il teaser per questa settimana è tratto da:
Sinossi: Con poche pennellate precise, Amos Oz ricrea il microcosmo di un kibbutz israeliano negli anni cinquanta. Dal giardiniere timido e solitario che ha la passione di dare brutte notizie alla donna lasciata dal marito per un'altra che le vive praticamente accanto; dal mite elettricista che, con sbigottita discrezione, non riesce a capacitarsi dell'amore della figlia diciottenne per il suo insegnante di storia al falegname pettegolo che, in preda all'ira, si accanisce su un bambino per dare una lezione a chi ha maltrattato suo figlio; dalle tentazioni sensuali del segretario del kibbutz durante la sua ronda notturna allo struggente racconto agrodolce degli ultimi giorni di un calzolaio anarchico, appassionato di esperanto e del futuro dell'umanità. Infine, due scelte opposte di fronte al dilemma tra andare e stare: quella di Moshe, che confrontandosi con il padre malato in ospedale finisce per riconoscersi in tutto e per tutto membro del kibbutz, e quella di Yotam, che invece dentro il kibbutz soffre e vorrebbe andare a studiare in Italia, dallo zio che lì ha fatto fortuna. Un affresco popolato di personaggi che ritornano di storia in storia e che devono la loro forza a un'intensa, luminosa umanità.
Da noi alcuni dicevano che Yotam Kalish era innamorato senza speranza di Nina Serota, che aveva cinque o sei anni più di lui e qualche mese prima si era separata dal marito. Quando se n’era andata di casa e si era trasferita nella stanza che il comitato per gli alloggi le aveva messo a disposizione in fondo al blocco 3, un giorno, finito il lavoro nel frutteto, Yotam era andato lì e senza batter ciglio aveva rivoltato con il forcone la terra nel nuovo giardinetto di lei. Non di rado lo vedevamo sostare davanti al refettorio, in attesa che lei uscisse: la seguiva per i sentieri del kibbutz fin quando il coraggio non gli veniva meno e poi cambiava strada, senza osare quasi mai rivolgerle la parola.