Teatro: il metodo strasberg

Creato il 18 novembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

di Claudia Boddi

Coach di Al Pacino e di molte altre stars hollywoodiane, Lee Strasberg (1901-1982) fu per oltre trent’anni direttore dell’Actors Studio di New York, oltre che autore dell’opera Il sogno di una passione. Lo sviluppo di un metodo (1990). Inventore di una delle metodologie più efficaci e innovative delle pedagogie teatrali di tutti i tempi, attraverso l’esaltazione di  alcune tra le migliori tecniche di insegnamento portate alla ribalta dal già noto Konstantin Stanislavskji, Strasberg partorisce un gioiello dalla strabiliante potenza creativa.

Lee Stasberg – strasberg.wordpress.com

In realtà, i cultori del genere sono soliti indicare con il termine di “metodo” teatrale, le evoluzioni dell’insegnamento messe a punto da entrambi: si parla, infatti correttamente, di “metodo Stanislavskji-Strasberg”. Conosciuto come la scuola di perfezionamento per attori più importante del mondo occidentale, l’Actors Studio durante la presidenza di Strasberg divenne non tanto un luogo di prove ed esercitazioni, quanto setting di chiacchierate a ruota libera. Diversamente da Stanislavskji che sosteneva che l’attore dovesse tornare a nascere ogni volta, dal punto di vista emozionale, sotto gli occhi dello spettatore, Strasberg si fece promotore della “memoria emotiva”, una funzione del cervello orientata al ricordo delle emozioni e delle reazioni conseguenti, dalla quale nacque una tecnica focalizzata più sulla modalità espressiva di un’emozione che sul riconoscimento dello stato d’animo ad essa associato. Secondo Strasberg le difficoltà di recitazione incontrate dagli attori derivavano dalle loro abitudini espressive, o meglio, dalla repressione dell’espressione dell’emozione così come sgorga da dentro, problema questo reso ancora più complesso dalla vita in società. La domanda dalla quale il grande regista si faceva guidare era: “Come può l’attore rendere espressivi i suoi veri sentimenti sul palcoscenico?”

Per Strasberg non c’era niente da scoprire ma tutto da ricordare. Non era necessario che l’interprete rinascesse ogni volta nei nuovi personaggi che comparivano sui copioni – come sosteneva Stanislavskji -: l’importante per il direttore dell’Actors Studio era ritrovare in se stessi le caratteristiche che il personaggio dimostrava di avere sulla carta. Attraverso libere associazioni, rilassamento psicofisico, strategie di memoria dei sensi, gli attori finivano per migliorare drasticamente le loro capacità recitative. Frenati dal ritmo di tutti i giorni e dalla vita associata, siamo abituati a canalizzare le nostre reazioni emotive lungo binari rassicuranti e ben delineati. Di base, ognuno di noi è in grado di intravedere dentro di sé quali sarebbero le sue reazioni emotive vere, scevre da ogni condizionamento sociale, così come le modalità espressive a esse correlate. Era su questo materiale che Strasberg lavorava: una specie di maieutica della memoria delle emozioni.

Sviluppatosi nella cultura americana, il metodo Strasberg ne risulta intimamente condizionato nella specificità e nelle concisione: sono, infatti, per lo più attori di nazionalità americana quelli con cui il Maestro ha a che fare e sono loro che deve preparare a diventare i migliori nel mondo. L’attore è lo strumento, gli esercizi servono per accordarsi sulle note giuste e poi si lavora con l’interno e con l’esterno per dar vita a una melodia armonica e orecchiabile. Interpreti attivi dei copioni che recitavano, gli attori di Strasberg non  si sono mai linitati a trasferire pedissequamente sul palco le indicazioni che il regista suggeriva loro: ricordando cosa avevano provato in quella o in una situazione simile a quella descritta sul copione e sforzandosi di esprimerla nella maniera più autentica possibile, sono sbocciati attori di fama internazionale che ci hanno deliziato per anni, e che per molto ancora ci delizieranno, con storie indimenticabili.


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