CAGLIARI - Sembra destinato a saltare il patto dei gamberoni sottoscritto in una cena a casa di un consigliere comunale per imporre al sindaco Massimo Zedda la nomina di Francesco Siciliano alla sovrintendenza del teatro lirico.
Zedda ha rispedito al mittente la proposta maturata all’incontro conviviale, cui hanno preso parte direttamente esponenti di aree politiche lontanissime e indirettamente notabili del Pd, dell’Udc e imprenditori molto noti e coinvolti negli affari della Cagliari cementizia. Incontro davvero ricco di presenze curiose, se è vero che nel corso della simpatica serata sono comparsi anche due assessori comunali, forse ignari delle decisioni all’ordine del giorno ma ben lieti di attovagliarsi fra nuovi amici. Ma se l’attore romano dovrà con ogni probabilità dare l’addio
alla ricca poltrona di via Sant’Alenixedda per restare in quella di assessore provinciale alla cultura, dove l’ha sistemato a suo tempo l’ex presidente Graziano Milia, l’iniziativa assunta anche all’interno della maggioranza che sostiene la giunta Zedda ha lasciato ferite politiche non facili da curare. Il sindaco-presidente della Fondazione lirica si trova infatti davanti a una situazione piuttosto imbarazzante: la maggioranza del consiglio
d’amministrazione del teatro, capeggiata dal costruttore Gualtiero Cualbu, ha «votato» per Siciliano affibbiando alla designazione una chiarissima connotazione politica. Attorno al nome dell’attore e regista si è formata un’area di consenso che mette insieme i vertici locali del Pd e l’ex sindaco Emilio Floris, con l’appoggio del consigliere Pdl Maurizio Porcelli e dell’intera galassia di aspiranti direttori artistici a pronta presa, maestri di musica in cerca di incarichi e altri personaggi appesi alla speranza che il calderone ribollente del teatro possa ancora garantire un
qualche profitto. C’è poi un sostegno sommerso che arriva da imprenditori dello spettacolo provati dalla crisi economica, piccoli teatranti temporaneamente scesi dal palco e operatori di arti varie coi quali Siciliano, nel corso della sua attività di assessore in Provincia, ha mostrato sempre generose attenzioni. Di certo Zedda, che ha palesato in questo primo scorcio di mandato una notevole capacità strategica, non s’aspettava di dover affrontare sul piano politico anche il nodo del teatro, fucina di debiti e arte musicale che offre visibilità, posti di lavoro clientelari e
interessanti connessioni con le attività commerciali di contorno. Soprattutto avrebbe evitato di dover fare i conti con un’alleanza così articolata e decisa a riaffermare all’interno della più importante fabbrica culturale dell’isola le pratiche lottizzatorie dei tempi andati. La sua risposta però – così riferiscono ambienti vicinissimi al giovane sindaco – è stata ferma: secco «no» a Siciliano con l’appoggio del nuovo consigliere di amministrazione Cristiano Cincotti e del consigliere Antonello Arru, coi passi indietro per ora solo annunciati di alcuni fra quelli che – pur
senza gustare i gamberoni bypartisan della scorsa settimana – avevano aderito alla proposta di promuovere l’attore a un ruolo di sovrintendente per lui sconosciuto. Le forze a sostegno di Siciliano però restano numerose: quattro consiglieri di amministrazione decisi a insistere, in base a un accordo destinato a garantire ricadute d’immagine e non solo. Col sindaco arroccato in una posizione difensiva: ad oggi non sono ancora noti ufficialmente i trenta nomidei candidati, Zedda ha promesso che li metterà a disposizione del cda ai primi di agosto. A quel punto, coi nomi
sul tavolo, le posizioni finora dichiarate solo all’esterno del teatro dovrebbero emergere con chiarezza. Intanto la notizia che la Regione avrebbe bloccato il trasferimento dei dieci milioni di euro al teatro per la mancanza del sovrintendente è risultata una bufala: i soldi ci sono e arriveranno nei tempi tecnici stabiliti. Questo dovrebbe assicurare la sopravvivenza delle attività e il pagamento regolare degli stipendi
di Mauro Lissia
La Nuova Sardegna