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Teatro Morlacchi – Sandro Allegrini presenta Matti da slegare: a spasso per il manicomio e il parco di Santa Margherita

Creato il 16 ottobre 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

Lunedì 21 ottobre, ore 17

manicomio ieri e oggi

manicomio ieri e oggi

Con Manuela Mignini e Mario Squadroni (con mappe e foto storiche inedite). Con una testimonianza di Paolo Menichetti e un invito di Carlo Corinaldesi. Letture degli autori perugini Claudio Spinelli e Lodovico Scaramucci. Montaggio immagini di Leandro Battistoni.

Il nome “Santa Margherita” (ampia superficie urbana, attualmente adibita a parco pubblico, polo scolastico e orti condivisi) sollecita, nella memoria storica dei perugini, sentimenti di sofferenza e ricordi di tragica alienazione. La zona di via XIV settembre fu, infatti, sede dell’Ospedale Psichiatrico, o meglio, come allora si diceva, del Manicomio Provinciale. La sua istituzione fu voluta dal cardinale Rivarola – delegato

Emanuela Mignini in una manifestazione del Garden al Campaccio

Emanuela Mignini in una manifestazione del Garden al Campaccio

apostolico del primo Ottocento – che, preso atto delle dolorose condizioni in cui versavano i malati di mente, propose al pontefice Pio VII di sopprimere il convento benedettino di Santa Margherita e di trasformarne la sede, opportunamente riadattata, nello “spedale dei pazzi”.

Qualcosa del genere era esistito, fin dal medioevo, in Fontenuovo, dove la corporazione dei Calzolari aveva fondato l’ospedale atto ad accogliere “tisici e mentecatti”, poco meno di un lazzaretto. Il complesso psichiatrico perugino di Santa Margherita fu attivo, sotto diversi regimi legislativi, fino agli anni ottanta del Novecento. Poi con le varie leggi, specialmente quelle ispirate dal gruppo dello psichiatra Franco Basaglia, fu gradualmente abolito.

il soprintendente archivistico Mario Squadroni

il soprintendente archivistico Mario Squadroni

I “matti” più gestibili giravano nei pressi di Monteluce, di Fontenuovo e della Pesa, col loro carico di sofferenza, generando, negli abitanti del borgo, simpatia o perfino ilarità, mai disgiunte da una forte dose di umana solidarietà.

Da diari e interviste di malati, medici e infermieri perugini, Ascanio Celestini trasse uno spettacolo teatrale, e cinematografico, di grande successo (“La pecora nera”).

La condizione dei “matti” fu motivo di ispirazione poetica per grandi autori in lingua perugina, come Claudio Spinelli e Lodovico Scaramucci, le cui composizioni (alcune pubblicate per la prima volta nelle antologie del Dónca, curate da Sandro Allegrini) saranno lette dagli attori Fausta Bennati, Gian Franco Zampetti e Leandro Corbucci.

Il soprintendente archivistico Mario Squadroni illustrerà il ricco materiale fotografico e documentario, ancora parzialmente inedito.

Manuela Mignini presenterà le immagini che testimoniano come un luogo di solitudine ed emarginazione sia divenuto polo di attrazione per la città, specie sotto il profilo naturalistico e ambientale.

Paolo Menichetti porterà la testimonianza di bambino che, per motivi familiari e professionali, è cresciuto tra i padiglioni.

Il regista Carlo Corinaldesi farà un invito per la visione di un suo prodotto in tema (“Dentro le proprie mura”), al cinema S. Angelo, il 18 novembre alle 21 (ingresso libero).

 



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