tecnoumanità

Da Ducdauge @ducdauge

Piangeva. Due occhioni digitali da cui scorrevano lacrime vere. Non si sentiva neppure, tra la luce assordante e il rumore metallico di tutti quei televisori, che non sono più televisori ma intere pareti di cristallo che vorrebbero ingannare la finzione delle piatte immagini che ospitano. La televisione era quella che avevamo noi da bambini, quella in bianco e nero che per trovare il cartone preferito dovevi girare il bottoncino; e se c’era maltempo te lo scordavi pure, il cartone. Quella che pareva già magia anche se semplicemente parlava e si vedeva quel tizio dentro, e sembrava che parlava proprio a noi, a tutta la famiglia e i più piccolini guardavano sempre dietro per capire com’era possibile che quel pupo lì potesse stare dentro a quella scatola.
Dov’eravamo. Ah sì…piangeva. Ma il frastuono intorno di musica, film e videogiochi copriva qualsiasi segno apparentemente umano che un qualsiasi dispositivo elettronico possa emanare. Un affare tondo, con un piccolo display in bianco e nero e tre tastini intorno, appoggiato alla sua scatola, se ne stava lì tutto solo, senza nessuno che mostrasse un minimo di interesse, che leggesse le sue “caratteristiche” o s’informasse sul prezzo.
Anche perché ogni cosa lì intorno aveva il suo pubblico, il suo corteggiatore. Ma non lui.
Mi fermai un attimo a sbirciare quel silenzioso lamento, probabilmente dovuto ad un capriccio, o semplicemente all’ennesima trovata pubblicitaria per attrarre l’attenzione di qualche indeciso consumatore. Invece no. Piangeva davvero. Allora iniziai a interessarmi a quella situazione un po’ spiacevole. Leggo il cartellino con le caratteristiche tecniche. Inizio a osservare i dettagli, quei tastini elegantemente posizionati attorno al display in cui adesso gli occhiuzzi sembrano aver trovato un po’ di consolazione.
Guardo il prezzo. È un’occasione. Peccato legga solo CD originali. E no, neppure il formato MP3. Ma quasi quasi lo compro. Non appena questa banale idea, nata non per una necessità ma più per una cortesia, un cenno di umanità in quella piccola Silicon Valley del commercio all’ingrosso, il piccolo e ingombrante lettore cd intuisce il mio pensiero. Inizio a cercare un commesso per farmi dare un consiglio. Ce n’è uno poco più là, ma avrà appena diciotto anni, saprà appena a cosa serve un lettore cd, ed è comunque già impegnato. Guardo nel reparto adiacente e intanto gli occhietti dell’antiquato aggeggino m’inseguono, pieni di speranza.
Immerso nella mia ricerca di un addetto alle vendite mi allontano sempre di più dalla vetrina dell’inconsolabile lettore cd.
Passeggio, sempre più in là. Così ci ripenso. E vado via.


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