Teika per scrivere keiryu

Creato il 09 agosto 2013 da Sulromanzo
Autore: Irina TurcanuVen, 09/08/2013 - 14:30

La cultura giapponese, per gli occidentali, è sempre stata fonte di fascino, in grado di rapirti e portarti in un mondo in cui l’ossimoro è un’esperienza quotidiana, dove la tradizione secolare si mescola con la tecnologia esasperata, dove il pudore per i gesti innocenti d’affetto è così esacerbato da recluderli nello spazio dell’intimità, mentre nessuno stupore verso il hard a luci rosse quasi pubblico. Una cultura che sa di ciliegio in fiore, di geisha che serve il tè, scoprendo i polsi e conquistando l’attenzione del san, di samurai e poesia filosofica. Come il keiryu, torrente di montagna, letteralmente.

Il componimento dev’essere di quarantadue sillabe, distribuite in cinque versi, con lo schema metrico: 7, 9, 8, 9, 9. Contiene toni metafisico-esistenziali e filosofici, sasayaku, il sussurro, ed è volto a suscitare una riflessione profonda attraverso un inciso finale, volutamente criptico.
Nei primi tre versi, prende vita izumi, sorgente, gli ultimi due sono, invece, nazo no kaze, l’enigma del vento.
Per scrivere keiryu, il poeta deve lasciarsi guidare dai principi cardine, ovvero, la transitorietà dell’essere rispetto al tempo, la cripticità del messaggio e la sintesi armoniosa.

Se l’Oriente si muove sinuoso dentro le parole e il sentire filosofico, il concorso Teika è un’ottima possibilità per misurarsi con altri amanti della poesia giapponese. In palio, 500 euro al migliore, 300 e 200 ai successivi due, ma soprattutto la possibilità di emozionare una giuria facendola riflettere con parole italiane attraverso l’ancestrale stile giapponese. Il tempo massimo per inviare la propria opera è il 31 agosto.

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