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Tel Aviv, 6 aprile 1917: evacuazione generale della città, esodo degli Ebrei

Creato il 06 aprile 2014 da Maria Carla Canta @mcc43_

mcc43                                                                                                                                  Google+

Prima del 1918 la Palestina era parte dell’Impero Ottomano.
Alla fine dell’800, dal punto di vista religioso, la popolazione contava 86% di Musulmani, 10% di Cristiani, e 4% di Ebrei.
Tutti loro si pensavano connazionali e sudditi dell’Impero Ottomano. In “quella” Palestina il problema era il medesimo di ogni altra comunità, da sempre: il dislivello economico, le tensioni fra i ricchi e i poveri.
Poi scoppiò la guerra.
Con la Prima Guerra mondiale, si forma un sistema di alleanze che vede da un lato Germania, Austria-Ungheria, Regno di Bulgaria e Impero Ottomano, dall’altro Russia, Francia e Gran Bretagna.

La componente ebraica in Palestina inizia a rafforzarsi dagli inizi del ’900 con il diffondersi dell’ideologia sionista che attrae nuovi migranti. Una folta colonia di ebrei russi, da poco tempo insediatisi, veniva guardata con sospettodalle autorità ottomane fin dallo scoppio della guerra. Un sospetto fondato sul loro diffuso orientamento laico e sulla possibilità di persistenti legami con la ex-madrepatria, ora parte del fronte nemico.

Per prevenire il rischio di avere entro i propri confini una quinta colonna pro-Russia, nel novembre del 1914 le autorità ordinarono un controllo capillare sui residenti di Tel Aviv e Jaffa per individuare quelli privi della cittadinanza ottomana. Il mese successivo 750 ebrei russi furono deportati a Alessandria d’Egitto.

Tel Aviv 1909

Tel Aviv, 1909

Da gennaio 1917 le forze britanniche si preparano a entrare dal Sinai nella Palestina.

In previsione dell’attacco, il marzo 28, Ahmed Jemal Pasha, governatore militare della Siria (comprendente quello che oggi è territorio israeliano) convocò i capi della comunità ebraica di tel Aviv. Ordinò, “per la loro sicurezza” di lasciare la città e diede una settimana per organizzare la partenza e trovare una nuova località di residenza.

Il provvedimento di evacuazione interessava tutta la popolazione civile: i musulmani poterono rientrare entro pochi giorni, gli ebrei solo nel dicembre, quando le forze britanniche conquistarono la Palestina.


La data stabilita per l’evacuazione di Tel Aviv
era il 6 aprile, vigilia di Pasqua.

Un primo gruppo di ebrei riparò a Petah Tikva e Gerusalemme, ma la settimana seguente venne loro ordinato di spostarsi più a nord. Altri si diressero a Kfar Saba, Zichron Yaakov e Haifa, trasportati su carri a Tiberiade, altri vennero dislocati a Damasco.
Nonostante l’assistenza delle organizzazioni caritative americane e l’aiuto di altre comunità ebraiche, fra gli ebrei di Tel Aviv vi furono alti tassi di mortalità.
I più poveri non avevano un tetto sotto cui risiedere continuativamente e furono costretti alla vita nomade. Molti morirono di tifo, di freddo, di denutrizione; si pensa che un totale di 1.500 ebrei sia deceduto per gli stenti, parecchi di loro sepolti in tombe ignote.

Dal dicembre 1917, dopo la conquista inglese di Jaffa e Tel Aviv, gli ebrei deportati presero la via del ritorno, mentre la guerra continuava fino alla resa dei turchi il 31 ottobre 1918.

sintesi da Haaretz

 

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sulle persistenti responsabilità occidentali nel conflitto fra Israeliani e Palestinesi vedere Il sostegno a Israele è la “religione civile” dell’Occidente

 


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