Il concetto di transfert si sviluppò gradualmente dall’ipnotismo e dalla suggestione. Mesmer e gli ipnotizzatori di vecchio stampo pensarono che qualcosa scorresse dallo psichiatra al paziente, mettendolo in stato ipnotico. Più tardi, quando Bernheim mostrò che un paziente può entrare da solo in stato ipnotico grazie all’autosuggestione, la conclusione fu che tutto ciò che importava era la mente del paziente stesso. Egli è allo stesso tempo ipnotizzatore e paziente. Quindi, la personalità dell’ipnotizzatore esterno e dello psichiatra sembrava trascurabile. La psicoanalisi studiò più a fondo la questione e dimostrò che è il paziente, identificando lo psichiatra con alcuni prodotti della sua fantasia, a proiettare emozioni sullo psichiatra. Lo psicoanalista, a conoscenza di questo processo mentale del paziente, ne fa la base del trattamento. La spontaneità e il lavoro psicodrammatico ci spinsero a una visione del rapporto medico-paziente più chiara e più ampia. Nella situazione psicoanalitica, c’è soltanto chi effettua il transfert positivo o negativo, il paziente. Esiste un solo polo. Lo psichiatra è considerato un agente obiettivo, almeno durante il trattamento, libero da implicazioni emotive, presente soltanto per analizzare il materiale che il paziente gli espone. Ma è così solamente in apparenza. Forse perché soltanto il paziente viene analizzato.Di Renzo Editore
Il concetto di transfert si sviluppò gradualmente dall’ipnotismo e dalla suggestione. Mesmer e gli ipnotizzatori di vecchio stampo pensarono che qualcosa scorresse dallo psichiatra al paziente, mettendolo in stato ipnotico. Più tardi, quando Bernheim mostrò che un paziente può entrare da solo in stato ipnotico grazie all’autosuggestione, la conclusione fu che tutto ciò che importava era la mente del paziente stesso. Egli è allo stesso tempo ipnotizzatore e paziente. Quindi, la personalità dell’ipnotizzatore esterno e dello psichiatra sembrava trascurabile. La psicoanalisi studiò più a fondo la questione e dimostrò che è il paziente, identificando lo psichiatra con alcuni prodotti della sua fantasia, a proiettare emozioni sullo psichiatra. Lo psicoanalista, a conoscenza di questo processo mentale del paziente, ne fa la base del trattamento. La spontaneità e il lavoro psicodrammatico ci spinsero a una visione del rapporto medico-paziente più chiara e più ampia. Nella situazione psicoanalitica, c’è soltanto chi effettua il transfert positivo o negativo, il paziente. Esiste un solo polo. Lo psichiatra è considerato un agente obiettivo, almeno durante il trattamento, libero da implicazioni emotive, presente soltanto per analizzare il materiale che il paziente gli espone. Ma è così solamente in apparenza. Forse perché soltanto il paziente viene analizzato.Di Renzo Editore
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