Io e Hitomi ci informammo su altre serate dove ci sarebbe stato alla console Hizaki. Volevo rivedere quel sorriso dolce, solo che non sapevo in quale locali si sarebbe potuto esibire.
“Dannazione a me però! Perché non gli ho chiesto il numero…?”esclamai mentre io e Hitomi, in un pomeriggio nuvoloso, degustavamo un gelato. Non riuscivo proprio a levarmelo dalla testa da quella sera. I suoi occhi, le sue mani….svanito tutto come un sogno!
“Ma come Megumi? Allora non ci vedi! Hai letto bene l’invito?” disse lei facendomi gli occhi stupiti della mia disattenzione. Teneva in mano un foglietto, che aveva trovato sul bancone della gelateria, dalla cassa.
“Perché? Che cosa c’è?” chiesi e mi indicò bene un numero di telefono, che stava scritto su quel pezzetto di carta stampato.
“E allora?!” chiesi ancora perplessa. Alla fine lei indicò con l’unghia dell’indice destro il nome del proprietario del numero: “Per informazioni mandate un messaggio a Hizaki…”.
In quel momento mi illuminai e per di più ebbi un forte batticuore di gioia.
“Contenta ora?! Hai capito?” esclamò.
“Dai che scrivo subito il numero! Perché non l’ho letto prima?”
“Perché sei nel mondo dei sogni ultimamente…” disse appoggiandomi una mano sulla spalla. Finalmente avevo un contatto per arrivare a lui…ma mi avrebbe mai risposto? Si sarebbe ricordato di me?
“Ultimamente? Lo sono sempre!” esclamai ridendo. Nel frattempo memorizzai il numero di cellulare.
Girammo ancora per negozi e poi, verso l’ora di cena, io e Hitomi ci dirigemmo ognuna a casa propria.
Quando arrivai a casa non c’era nessuno, a parte mia sorella.
“Ciao sorellona!” esclamò correndomi incontro.
“Ciao Mikami!” dissi e la presi in braccio, facendola volare. Lei era la mia piccola e dolce sorellina di nove anni. Voleva assomigliarmi, in tutto e per tutto, ma una cosa era certa: lei era unica, e doveva rimanere tale.
“Come è andata oggi a scuola?” chiesi.
“Bene! E a te? Hai fatto altre spese?!”
“Sì!” dissi e la abbracciai forte dandole un bacio sulla guancia.
“Mi fai vedere sorellona? Così poi guardo anche cosa mi spetterà quando sarò grande come te!” disse. Corremmo verso la mia camera, prima che arrivassero i nostri genitori. Erano già le sette e mezza e dopo qualche minuto sarebbero giunti a casa. Ci chiudemmo in camera e nel frattempo svuotai il sacchetto con dentro una camicia rossa fuoco con i merletti sulle maniche e il collo, una minigonna nera aderente, e le calze rigate orizzontalmente bianche e nere, e infine una fantastica borsa stile lolita, molto semplice, nera e bianca, con un enorme fiocco davanti.
Proprio mentre mi vestivo mi era passato per un istante in mente l’immagine del bellissimo ragazzo gotico che avevo accidentalmente incontrato alla metro. Era solo un momento di pura coincidenza? Forse quegli abiti me lo ricordavano.
“Wow! La roba che hai preso è bellissima! Ma non è da…”
“Gothic lolita? No…come puoi notare ho preso una camicia stile lolita, ma la minigonna è assolutamente da ragazza del mio stile...”
“Non capisco…però è bello lo stesso!”
“Capirai quando sarai più grande…” dissi e nel frattempo bussarono alla porta della mia camera.
Era mia madre.
“Siamo arrivati!” esclamò lei.
“Sì adesso scendiamo!” Dissi, nascondendo il sacchetto di vestiti nuovi sotto il letto. Poi scendemmo in cucina, dove nostro padre era seduto sul divano che guardava il telegiornale, e mia madre era già in cucina che stava preparando da mangiare. Io e Mikami apparecchiammo, e dopo una mezz’oretta era già pronta la cena.
Avevo un rapporto splendido con la mia famiglia, non potevo nascondere niente con i miei genitori…a parte i vestiti!
“Allora oggi come è andata a scuola?” chiese mio padre a me e Mikami, che nel frattempo stava degustando una piccola ciotola di riso.
“Bene! Anche a te è andata bene come sempre, vero sorellona?”
“Sì, ho preso anche degli ottimi voti in ginnastica e matematica…” dissi sorridente.
“Brava tesoro …e scommetto che oggi, dato che sei stata fuori tutto il pomeriggio, avrai fatto shopping, o sbaglio?” disse mia madre scherzosamente e sospettosa.
“No, stranamente oggi non c’era niente che mi interessasse.” Dissi.
“Che sollievo !”esclamò mio padre.
Finimmo di cenare e si erano già fatte le nove, tra una chiacchiera e commentare qualche programma alla televisione.
“Buona notte a tutti” dissi e tutti ricambiarono.
Mi chiusi nella mia stanza, per poi tirare fuori pian piano da sotto il letto il sacchetto con il nuovo guardaroba.
“Adesso proviamo.” Dissi entusiasta dei miei acquisti.
Quando li indossai notai che mi donavano. Guardando però la camicia e la borsa, continuava a tornarmi in mente il misterioso e tenebroso ragazzo della metro. In effetti era anche un bel ragazzo, ma come potevo pensare ora a lui se nei miei pensieri c’era anche Hizaki? In fondo non sapevo nemmeno il suo nome e tantomeno in quel momento mi interessava! Tanto non l’avrei più rivisto dopo quel piccolo incidente, pensai.
Mi misi seduta sul letto, pensierosa, guardando il foglietto che mi aveva dato Hitomi…e mi tornò alla mente Hizaki con il suo dolcissimo sorriso, cancellando così l’immagine dell’altro ragazzo.
Presi in mano il cellulare che stava appoggiato sul comodino:
“Allora? Che faccio? Provo a mandargli un messaggio? O lo chiamo?” pensai tremante. Il display attendeva solo di illuminarsi quando avrei premuto i tasti del telefono, e sapevo che era il momento giusto.
“Ho deciso…gli telefono!!” pensai e poi, stringendo i denti, digitai il numero e chiamai Hizaki.
Il telefono squillava. Attesi ansiosa. E non rispondeva .
“Ecco…lo sapevo, non risponde! E’ già tardi e non richiamerà mai.” Pensai, convinta della mia sconfitta.
Ma poi…
“Pronto? Qui è Hizaki..” rispose dall’altra parte, facendomi scappare un piccolo sussulto di sorpresa, chiusi la telefonata.
“Ma.. sono stupida! Perché l’ho fatto? Gli mando un messaggio.” Pensai e nel frattempo il mio cellulare squillò. Era un messaggio.
“Sarà Hitomi che mi fa sapere se vuole la maglia..” pensai.
“Ciao Megumi! Ho deciso per la maglia! La prendo è troppo bella e mi sta giusta! Senti domani dopo la lezione ti porto i soldi, ok? Buona notte!” lessi e risposi. Ogni tanto vendevo anche le mie cose a Hitomi, magari erano abiti che non mettevo più o non mi piacevano più come un tempo. Così almeno racimolavo qualche yen da poter spendere in qualcosa di più grazioso!
Misi il silenzioso al telefono, dato che era giunta l’ora di dormire. Spensi la luce e mi sdraiai tra le lenzuola del mio letto. La luce della luna illuminava un po’ la mia stanza, e mi piaceva, nonostante preferissi il giorno alla notte. Così di colpo nuovamente rividi come se fosse un ossessione il riflesso del misterioso ragazzo della metro. Accidenti, ma perché?
Ma all’improvviso qualcos’altro illuminò la mia guancia rivolta verso il comodino. Era il mio telefono, e stava squillando. Avevo gli occhi socchiusi, e non mi andava di vedere chi fosse, così presi il cellulare alla cieca e risposi:
“Pronto?”
“Qui è Hizaki…chi sei?” disse l’altro interlocutore e mi ritrovai col cuore in gola, tremante e improvvisamente ansiosa. Tutto così di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno.
“Hi..Hizaki?” balbettai incredula.
“Sì, hai detto che sei..Megumi? Sei per caso…”
“..Quella che ha ballato con te l’altra sera dopo che mi hai rovesciato un cocktail? Sì, sono io!” dissi, agitandomi tra le lenzuola per l’emozione.
“Ciao! Adesso ho il tuo numero …. come hai fatto ad avere il mio?” chiese e gli spiegai. Sentire la sua voce… era bellissimo. Sopratutto quando sentii la sua risata, a fine racconto, mi scaldò il cuore.
“Ora capisco! Mi ha fatto piacere sentirti! Anzi avrei voglia di parlarti ancora … la tua voce è così bella…”disse e il mio cuore iniziò a battere forte, quasi temevo prendesse il volo.
“Anche la tua è così..dolce..” dissi e dentro di me pensai “Ma cosa sto dicendo!! Adesso chissà che dice!!”. Ma era ciò che sentivo, erano le parole di un giovane cuore che voleva essere gentile.
“ Senti…che ne dici se uno di questi giorni io e te ci vedessimo? Io lavoro in un negozio di dischi, a qualche isolato da Harajuku. Magari domani pomeriggio ci potremmo vedere!”disse. stavo ricevendo un invito, e ancora pensavo di sognare.
“Domani pomeriggio non posso, devo studiare per una verifica che ho dopodomani, ma dopodomani posso venire. A che ora?”
“Per le quattro finisco il mio turno di lavoro. Così poi potremmo anche andarci a fare un giro per Shibuya, no?”
“Certo!” Esclamai e scalciai come una pazza le lenzuola dalla gioia.
“Magari ci sentiamo lo stesso domani sera…ti va?”
“Ok. Ti chiamo io verso quest’ora.”
“A domani allora, e…buona notte. Ora però per colpa tua non dormo più ..”
“Perché?” chiesi preoccupata.
“Perché non vedo l’ora di essere con te a Shibuya … ma terrò la tua voce in mente come una dolce musica per le mie orecchie…” disse. Il mio cuore si sciolse di colpo.
“Buona...buona notte e sogni d’oro.” Dissi chiudendo la chiamata.
Strinsi forte a me il cuscino di Hello Kitty, ridendo dall’emozione, scalciando all’impazzata. Cercai di dormire ma feci fatica, dato che l’agitazione in preda al grande incontro mi aveva assalita.
Proprio mentre mi stavo addormentando, una piccola luce apparve ancora sulla mia guancia: era un messaggio:
“Sono felice di averti versato quel cocktail, sai?Non so ma.... non credo di sbagliarmi. Sento che sarà una bellissima giornata, dopodomani. Buona notte e sogni dolci.” Lessi e a quel punto fissai il soffitto.
“Hizaki…” pensai. E mentre guardai la parete, i miei occhi stavano per chiudersi. I sogni presero il sopravvento : io, meravigliosa principessa, danzavo felice e spensierata davanti ad un immenso specchio. E su di esso, vidi il riflesso di Hizaki: mi sorrideva, e mi invitava ad attraversare quella parete lucida. Voleva portarmi al suo castello. Così mi avvicinai e chiusi gli occhi. Volevo fidarmi di quel sogno. Chissà dove mi avrebbe portato. Chissà.