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TELEVISIONI di Aldo Grasso. Una lettura molto critica, severa e pedante.

Creato il 09 febbraio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
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Le critiche sincere non significano nulla: quello che occorre è una passione senza freni, fuoco per fuoco.

Henry Miller

di Rina Brundu. Ma si può fare una critica di un critico e di una sua rubrica? Sì? No? Non lo so, so però che voglio provarci e la rubrica (televisiva) che intendo criticare è TELEVISIONI (Corriere.it) di Aldo Grasso. Ma prima farò alcune premesse che sono d’obbligo e che, ci tengo a precisarlo, non sono formule captatio-benevolentia, le quali, per loro natura, stanno a me quanto mi sta la tuta di un astronauta.

Nello specifico mi preme sottolineare che benché abbia una formazione tecnica sostanziale sulle contorte vie dell’analisi testuale (in senso lato) – con un percorso che ha focalizzato soprattutto sulla “scomposizione” di testi classici elisabettiani ma con un grande interesse anche per la cinematografia – se vi è un luogo, virtuale e reale ad un tempo, dove ho veramente trovato un’applicazione ottimale di queste metodologie interpretative è senz’altro tra le pagine della rubrica di cui sopra. Detto altrimenti, e in maniera più lineare, sono un’affezionata della rubrica TELEVISIONI, quando posso la seguo anche se non amo la televisione, in passato ho sovente mandato dei contributi e soprattutto mi sono quasi sempre ritrovata in accordo con la visione critica proposta da Aldo Grasso.

Detto questo mi preme anche dire – perché a mio avviso sono in tanti che lo dimenticano – che se è vero che a volte si critica per compensare una nostra “mancanza” (artistica, meramente interpretativa, di capacità empatica, etc), d’altro canto è molto difficile fare il critico. Per diventare critici validi servono una infinità di skills: serve un know-how tecnico sostanziale che non può assolutamente fermarsi agli esamini universitari relativi alla materia trattata, serve una grande esperienza di vita, serve un istinto innato, serve la curiosità, la capacità di “staccarsi” dal se e la capacità di separare, splittare l’artista dalla sua creatura (se il critico vuole essere onesto e credibile), ma soprattutto servono due “balle-palle” grandi così.

Eh già, le due palle servono perché in genere le soddisfazioni del critico sono poche, sia quando ci indovina (che c’é di strano? É un critico!), sia quando la fa… fuori (‘azzo di critico è?). Senza considerare la Sindrome dell’Afflitto che per ovvie ragioni prende il criticato ma le cui conseguenze potrebbero – one day or another – ricadere sul critico. Etc etc… Ripeto, la vita del critico non è facile.

Vero è però che non è neppure facile per un critico mantenersi sempre lucido, obiettivo, nel tempo. Interessato. Per esempio, confesso che quest’oggi, visitando Televisioni, sono rimasta parecchio perplessa da una risposta data da Grasso allo user “Saccente” (che assicuro non sono io!), il quale aveva postato un commento titolato “Beh, ci sta un altro punto di vista?”. Francamente non ho idea di quale fosse l’argomento di questo commento e non ho intenzione né di leggerlo tutto né di andare ad informarmi sulla sua bontà: ciò che mi ha colpito è stata la concisa risposta in pieno stile Grasso: “Il Web è ancora alla fase portineria. Poi, si spera, prenderà l’ascensore”.

“Ci risiamo!” mi sono detta “Anche il prof colpito in pieno dalla Sindrome Magris del dagli a Google e Wikipedia!”. Sarò onesta, a mio avviso questo è un raro momento in cui Aldo Grasso l’ha.. fatta fuori, o per meglio dire, l’altro punto di vista ricercato dal lettore ha lasciato a desiderare. D’accordo (si fa per dire), con il radical-chichismo (preferisco questo spelling) di ritorno e lo sparare a zero sulla Croce Rossa Giletti, Maria De Filippi, Isole dei Fumosi et compagnia cantante (quando non suona)… Avrei anche gradito – come no! – un’uscita caustica contro la sindrome /feisbukica/ imperante e se poi la ciliegina fosse stata un’invettiva contro il suo stesso giornale sovente trasformato in angolo gossiparo virtual da redattori mediaticamente spericolati (per non dire altro), gli avrei pure mandato una cartolina per il prossimo San Valentino…

Tutt’altra faccenda è sostenere però che quel macro-cervello che è la Rete sia ancora in fase portineria e che prima o poi dovrà prendere l’ascensore. Una simile banalizzazione, perché di questo si tratta, rivela una lettura confusa del complesso testo virtuale e del suo macrotesto. La Rete non è la televisione. La Rete – finanche in questa sua età giovane – è prateria, terra privilegiata di menti brillanti, aggiungo di menti giovani e brillanti (lo dico da persona che anche per lavoro ha avuto la fortuna di incontrarne parecchi di questi spiriti a loro modo grandi, sin dagli albori, quando in Italia non si sapeva neppure inviare una email). La Rete è il luogo per eccellenza dove l’ego si perde e l’umiltà ci viene insegnata ad ogni click, volenti o nolenti. La Rete è esperienza didattica, interattiva, formativa come nessuna per chi la sa usare ed abitare. Soprattutto non c’é posto per il radical-chichismo manieristico in Rete e capirlo fin da subito é conditio-sine-qua-non per navigarla accortamente. Per viverla e… sopravviverla.

Ne deriva che forse “Saccente” avrebbe meritato una risposta più pensata, meditata, piuttosto che una tal rispostina in forma di addendum generalizzante – che di fatto andrebbe bene per tutte le stagioni e per una molteplicità di domande – sparato nel mezzo dell’immenso, quanto impassibile e imprevedibile, oceano digitale. Tutto qui? Mi sono inalberata per questa risposta? No, non solo per quella risposta… ma perché ultimamente ne ho notato tante altre simili, buttate lì, tanto per fare ma che purtroppo per l’autore si prestano facilmente a interpretazioni anche pedanti come ho voluto dimostrare (spero – grazie a qualche grammo di voluta impertinenza-saccente – di essere riuscita nell’intento, lo confesso, non dichiarato!). Insomma, da Aldo Grasso ci si aspetta di più, molto di più: sbertucciando Oscar Wilde potrei forse dire che niente è più necessario del superfluo.. televisivo. E della sua relativa visione critica.

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