Svolgimento:
Il primo amore mio fu di legno, roba da poco, una Eko acustica da qualche soldo che addirittura mi regalarono. Stavo già con Carla, ma non credo d’averle dato tutta la cura che ho dato a quelle corde. Furono tre anni in discesa e prima o poi saremmo arrivati alla fine del percorso, come sempre. Una vita stabile, nel senso più triste s’intende: casa-lavoro-casa o casa-lavoro-Carla. Mamma mia che tristezza. Il primo amore mio aveva il corpo più bello che avessi mai visto in vita mia; tutte quelle curve e tutta quella leggerezza non le avevo mai viste insieme; si lasciava suonare che era una bellezza. Comprai un set da doccia soltanto per lei, mentre a Carla regalai un paio d’orecchini. Quella chitarra era la cosa più bella che avessi avuto tra le mani e come ne era gelosa Carla, si lamentava che invece di fare all’amore preferivo far la doccia al mio primo amore. Che emozioni mi dava, quel pezzo di legno mentre lei cominciava già a non piacermi più. «Stai sempre a suonare, ma dopo quasi tre giorni che non ci vediamo non hai voglia di stare un po’ con me? Posa quella chitarra!» - io non rispondevo mai, anche se facevo un mezzo sorriso e chiudevo gli occhi. A primo impatto sembrava che lei non reagisse male a quel mio sorriso, però dentro le ribolliva il sangue dalla gelosia ed io lo sapevo e, beh, sono uno stronzo e poco posso farci, anche se in un modo o nell’altro riusciva sempre a togliermi la chitarra dalle mani e metterci dell’altro. Lei è ancora qui, intendo la chitarra, mentre le mie ragazze sono sempre più lontane nel tempo.
No, con Carla non sarebbe andata meglio se io le avessi dato più attenzioni, perché vivevamo in due mondi distinti e separati: lei guardava telefilm e io leggevo Pirandello.
Paola invece sbucò fuori quando mi accorsi che quel legno poteva darmi quasi tutto mentre in lei ci trovavo il resto. All’inizio è stato come quando cerchi di accordare la chitarra per la prima volta e ti incazzi al terzo tentativo andato male; proprio non resisti, ti partono certi olocausti dalla bocca!
***« Dai, amore, vieni a letto! È tardissimo, domani farai tardi al lavoro! Smettila con quel libro e smettila di pensare alle altre prima di dormire. Vieni a fare l’amore, con me…non con le chitarre » - lo sbadiglio di Sid rispose alla chiamata di Red; spense la lampada da tavolo e andò da lei lasciando la matita sull’appunto preso. L’orologio ticchettava le due del mattino, i due corpi erano caldi, le bolle di sapone con le quali avrebbe risvegliato Red il mattino dopo erano ancora dentro al cassetto e lei, stranamente, non le aveva ancora scoperte. Il tempo che passava con Red lo aveva ammorbidito, sembrava più tranquillo nonostante i pesi della vita quotidiana sparsa tra il lavoro e le passioni inarrivabili. Lei amava le bolle di sapone e lui lo sapeva, amava essere sorpresa e lui sapeva anche quello. Si sarebbe fatto perdonare i vecchi ricordi in questa maniera, anche se non c’era il bisogno, perché Red si fidava di lui, solo che le piaceva far l’amore.
Antonio Siddiolo