Tema: Carta di viaggio

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Non viaggio quasi mai, e quelle poche volte che ho viaggiato è stato per bisogno più che per divertimento. Il fatto è che non ho voglia di spostarmi, a cosa serve spendere dei soldi, affannarsi a trasportare dei bagagli su e giù per le scale mobili delle stazioni e nei bagni degli aeroporti, avvilirsi appresso ai ritardi nelle partenze e alle coincidenze mancate. 
Per me il viaggio tradizionale è un esercizio inutile.
Esistono le carte topografiche, seguendo quelle si può benissimo andare da un posto all’altro in tempi brevissimi, senza dispendio di energie fisiche e mentali. Tutti i posti più belli del mondo sono vicini e raggiungibili a costo zero, non si deve prenotare, non ci sono problemi di traffico, zero rischi di rapimento da parte delle tribù indigene. Al ritorno si è perfettamente riposati, non si soffre mal di mare, mal d’aria, mal d’africa, bubbone d’aleppo, malaria e malattia del sonno, si è subito in grado di riprendere la propria attività, alla faccia del jet lag.
Le carte migliori, non c’è bisogno di dirlo, sono quelle complete di rilievi e di vallate, a colori possibilmente, con colori naturali che si addicono a valli e monti e fiumi, per evitare di procedere a tentoni con il rischio di cadere.
Tutte le località dovrebbero essere indicate sulla mappa con un carattere ben leggibile e con il loro nome corretto. Purtroppo alcune riportano i nomi nella lingua originale, questo non è un bel modo di iniziare un viaggio, che già prima di partire ci si confonde. Le città vanno con il loro nome in italiano, mi sembra il minimo, dato che non si possono conoscere tutte le lingue del mondo, oppure se c’è lo spazio va bene anche la traduzione accanto.

Poi la legenda, con tutta la simbologia di strade linee ferrate canali fossati gallerie ponti, perché prima di affrontare una mappa è fondamentale prepararsi e controllare le scale metriche. Quando ancora ragazzo facevo già i primi viaggi un po’ avventurosi sulla carta, con lo zainetto e una bottiglia d’acqua, un giorno mi ritrovo a percorrere una mappa in scala uno a duecentomila, non l’ho capito subito, ma dopo un pomeriggio che non ero ancora giunto a destinazione, guardo meglio sulla carta e mi rendo conto della svista, ecco il perché di quelle distanze così dilatate, meglio interrompere tutto, tornare indietro e ricominciare.
Studiare la legenda e memorizzare i simboli che s’incontreranno lungo il cammino, occorre avere le idee chiare, non è piacevole trovarsi aggrovigliati tra le linee tratteggiate continue doppie e rimanere sul fondo di una valle disabitata verde scuro, senza riferimenti per uscirne. I pallini di diverse misure e colori, vuoti pieni neri colorati, sarà bene informarsi sul loro significato preciso, per evitare brutte sorprese. Alcuni anni fa, di ritorno da una lunga traversata intercontinentale con una carta bella grande, faccio tappa ai margini di uno di questi pallini, ritenendolo una tranquilla cittadina di provincia, mi accampo e mi organizzo per la notte, poi guardo meglio e scopro che si tratta di un segno che identifica uno snodo ferroviario da cui transitano decine di treni merci, sono stato costretto a spostarmi in grande fretta, ancora con il pigiama addosso.
Poi la rosa dei venti, stampata bella grande su un angolo della cartina, perché non basta leccarsi il dito, non siamo mica in un film, i venti si devono conoscere a memoria, è fondamentale per orientarsi sulla mappa, scirocco maestrale libeccio, meglio ancora se si possiede anche una bussola vera che permetta di capire dove si trova il nord e dove ci troviamo noi.
Nel corso di più di cinquant’anni ho girato il mondo con questo sistema, ho esplorato terre sconosciute ai più, che si trovano soltanto sulle carte geografiche e sarebbero stati tutti dei viaggi favolosi, se non ci fosse stato sempre il solito intoppo. Mi spiego meglio. Quando parto dal luogo in cui mi trovo e voglio spostarmi verso ovest o verso est o nord o sud, succede sempre che dopo un po’ m’imbatto in una barriera artificiale, una linea retta scura che si frappone tra me e la porzione successiva di territorio. Nel caso in cui le linee poi si sovrappongono anche ai nomi delle località, alle cifre o altri simboli essenziali per decifrare la mappa, diventa tutto più complicato e c’è il rischio di rovinarsi il viaggio. Si tratta di una cosa molto fastidiosa, fateci caso, non è facile trovare una carta geografica senza questo difetto, beh tecnicamente non sarebbe proprio un difetto, ma sulla carta lo è.
Comunque lo so cosa sono queste linee, ci mancherebbe, sono i meridiani e i paralleli, ma un viaggiatore ignaro per causa loro si ritrova regolarmente chiuso dentro un quadrato, costretto a saltare per proseguire il suo viaggio.
Queste linee disegnate sulla carta, secondo me nessuno lo dice, rappresentano in realtà delle recinzioni di fildiferro o il più delle volte dei lunghissimi fossati pieni d’acqua, un grave disturbo per i passanti distratti e i bambini. Ce n’è uno per esempio che attraversa in pieno centro la città, un parallelo che incrocia il meridiano proprio a due passi dalla scuola di mio nipote, sarà il caso di avvisare il comune, che ci metta almeno delle transenne catarifrangenti per i mezzi e i ragazzini che passano da lì.
Gli impiegati del catasto, i capi di stato, gli agrimensori e quelli che disegnano le carte topografiche li utilizzano per orientarsi meglio sul territorio, comunicarsi le coordinate della loro posizione, però in fondo lo sanno che questo comporta una situazione di pericolo, ma fingono di non sapere e su Google Earth nascondono tutto ad arte con il photoshop, meridiani paralleli e cerchi nel grano, un complotto globale per far inciampare turisti e viandanti e scoraggiare lo spostamento e la promiscuità dei popoli.
La mia proposta risolutiva e spassionata sarebbe di toglierli dalle carte geografiche e dipingerli direttamente sul terreno, questi meridiani e paralleli, come si fa già nei campi di calcio, con la calce bianca si traccia una bella linea dritta, ci si aiuta con una corda tesa. Così si eviterebbero errori ed equivoci d’interpretazione sulle carte. Magari alcuni meridiani si potrebbero evidenziare con un colore fosforescente per capire se ci si trova più vicini al polo nord o al polo sud, oppure usare colori diversi in base alla nazione, poi finalmente ci si potrebbe finalmente passare sopra con l’auto con la bicicletta e anche a piedi senza pericolo di farsi male. In questo modo si favorirebbero sulla carta gli scambi culturali, commerciali, etnici, flussi di merci e di persone da un emisfero all’altro, da oriente a occidente, e la libertà di viaggiare non incontrerebbe più ostacoli.
L’equatore, per tutta la sua lunghezza, ci piazziamo una bella rete e organizziamo un campionato mondiale interemisferico di ping-pong.
Raimondo Quagliana


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