Erano da poco passate le due del pomeriggio, ma ero riuscito a creare un po’ di oscurità artificiale abbassando la tapparella in legno e lasciando traspirare la luce solo da un po’ di buchetti tra listella e listella. Tutto era colorato di una strana sfumatura arancione e la scena faceva bandan con l’oro del Buddha. A Barbara e a me piaceva starcene a passare i pomeriggi a letto, nudi, a fare l’amore con il profumo dell’incenso nell’aria. L’incenso da pochi soldi portava quasi un po’ di sacro dentro quell’amore che era solo profano e così non sembravamo l’ultima coppietta vista sul cellulare in un filmato amatoriale. O almeno a noi, così sembrava.
Barbara si era addormentata con la faccia sprofondata nel mio cuscino e mi mostrava il suo lato B, seminascosto dalla coperta arruffata, un lato B che portava i segni recenti dell’abbronzatura. Mi venne sete e andai in cucina, non mi sfiorò nemmeno lontanamente l’idea di rivestirmi, ero il re della casa e il camminare nudo era una mia volgare esibizione di potere. Aprii il frigorifero, solite birre e... vodka all’anguria? Che cos’era quella merda? L’aveva portata Barbara? Facile, la conoscevo da nemmeno un mese e già mi riempiva il frigo di roba scadente, avrei preferito che avesse portato lo spazzolino da denti come fanno tutte le brave ragazze, piuttosto che quella roba, ma comunque sia, la bottiglia di vodka all’anguria era lì.
Sospirai e presi in mano la bottiglia per leggere da vicino l’etichetta. Sarebbe stata dolce, anzi dolcissima, roba da donne. L’aprii comunque e ne bevvi un lungo sorso. Mi accorsi però con mia grande sorpresa che era bevibile, non troppo eccelsa, ma comunque bevibile.
Posai lo sguardo di fianco al fornelletto e vidi le mie amate bollette, tutte radunate come un branco di creditori pronti a tagliarmi le palle per riaver indietro i loro soldi. A una di quelle buste, si era staccato il francobollo ed era volato poco lontano sempre sul ripiano della cucina.
Mi venne un’idea, frutto forse della luccicanza da cui ero affetto quando bevevo. Un’idea per fare lo stupido e un po’ anche per fare il romantico, ma non ero troppo sicuro di quest’ultima cosa, visto che la romanticheria l’avevo lasciata al banco dei pegni in cambio di una cinquantina di euro molti anni addietro.
Tornai nella stanza da letto, con la bottiglia di vodka in una mano e il francobollo in equilibrio sull’indice dell’altra. Entrai nella stanza e vidi che Barbara si era svegliata e mi guardava stordita, forse non si aspettava che tornassi con una bottiglia di vodka e un francobollo. Senza dirmi niente protese verso di me la mano destra e le passai la bottiglia di vodka. Io mi intromisi tra le sue gambe e la guardai in tutta la sua splendida nudità. Ogni volta che vedevo nuda una bella donna, mi venivano in mente le Korai greche, le splendide forme tanto ricercate nella pietra grezza. Dio era un esteta, più passava il tempo e più avevo conferma di questo. Tra gli artisti antichi e contemporanei, le opere femminili di Dio sono quelle che mi piacciono di più, sono le uniche che mi procurano una vera e propria sindrome di Stendhal.
Barbara bevve un sorso dalla bottiglia colorata e mi guardò con due enormi occhi lucenti, aveva ancora voglia di fare l’amore. E citando i premi oscar italiani: “come sono belle le donne quando decidono di fare l’amore fra poco”.
Presi il francobollo e leccai la parte adesiva, che ormai era già stata consumata, ma poco importava, mi serviva solo per fare scena. Mi abbassai su di lei e le misi il francobollo proprio sopra la patatina. Lei mi guardò in maniera strana, ovvio, per lei non aveva alcun senso quello che stavo facendo.
-Ma cosa stai facendo? Perché mi hai appiccicato un francobollo addosso?- mi chiese.
-Beh, preparati, sto per spedirti in Paradiso.
Andrea Knulp