Nel corso della storia, molti di questi operatori minuscoli divennero così esperti e richiesti sul mercato degli automatismi, che le aziende ne costruirono apposta, di macchine predisposte esattamente alla loro statura e alle loro inclinazioni. Alcune volte poi il nano arrivava a superare la stessa macchina in molte funzioni, fino al punto di sostituirla integralmente. Così si cominciarono a invertire le parti, e iniziarono i primi tentativi fallimentari di inserire una macchina nel nano. Il nano di solito era schivo a una pratica del genere, dopo le prime prove mal riuscite, chiedeva i danni e si ritirava dall’attività lavorativa. Fu questo il periodo che vide la perdita di molti ottimi elementi, una perdita che poteva essere evitata o almeno ritardata, se solo si fosse prestata più attenzione alle loro lamentele. È famoso il caso di quel tale Raniero, che, assunto inizialmente all’interno di una macchina per il caffé espresso e altre bevande calde, dimostrò una intolleranza al filtro d’acciaio. Dopo una crisi di rigetto, ebbe l’idea di fondare una catena di caffetterie sparse in tutto il paese, nelle quali il caffé era addirittura prodotto da distributori completamente automatici, privi di omino all’interno. I clienti erano sempre convinti di interagire con l’omino, ma era un congegno raffinatissimo che li ingannava, imitandone i gesti, la voce, addirittura colpi di tosse o starnuti. Raniero fu così considerato il padre creatore del distributore automatico automatico. Il brevetto rimase un segreto fino a quando, durante l’alluvione del sessantasette, uno dei suoi dipendenti annegò dentro un distributore automatico di caffé, mentre manovrava i comandi che servivano a guidare il simulatore di omino che manovrava i comandi del distributore automatico di caffé. La cosa fece molto scalpore, e nessuno volle dare più credito alle macchine che si vantavano di fare tutto da sole. Doveva per forza esserci qualcuno dentro, notte e giorno a farle muovere, e così pensarono tutti indistintamente per molti anni ancora. Adesso, con i computer e il resto, le cose sono cambiate radicalmente. Per il funzionamento corretto dei meccanismi, non c’è più bisogno di quegli omini che manovrano le leve dall’interno. I nani gloriosi delle macchine distributrici sono allo sbando, senza lavoro, senza ammortizzatori sociali, condannati a una vecchiaia silenziosa. Rimangono un pezzo di storia importante del nostro paese, anche se nessuno li richiede e, in caso di guasto, nessuno sarebbe più in grado di ripararli. Questo ho letto, l’altro giorno da qualche parte.
RQ