Tema: Domenica in maglia rosa

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Svolgimento:
E’ primavera. La natura si risveglia florida e gioiosa. Il canto melodioso della tortora ci annuncia il mattino. La rondine innamorata fa il nido sotto la grondaia e ci caga sul balcone. Le formichine laboriose ci entrano in casa. I petali dei gerani ci macchiano il cofano lucente dell’auto. Le giovani mamme sputano veleno dal parrucchiere per l’imminente chiusura delle scuole. Evviva. Il ciclo vitale della inebriante stagione pulsa forte e chiaro. Ma c’è un altro segnale vitale e pulsante che ridesta le gesta eroiche di noi cicloamatori. Noi che pedaliamo per un anno intero al vento ed al gelo, combattendo tifoni, grandinate, tir impazziti, pedoni stonati e pulmini di suore laiche ubriache d’amore, ci allieta il ritorno del portentoso celeberrimo…giro d’Italia. Di solito adoro godermi la sintesi della tappa la sera satollo e comodamente divanato. Puntualmente ogni sera all’esaltante telecronaca segue di sottofondo il commento della mia amata compagna – “Ma sono dei pazzi! Ma guarda come vanno in discesa! Ma poi sono asciutti-asciutti-asciutti! Dei grissini su ruote! Invece tu…guardati!” – mi tocca con la punta del piede la mia impercettibile pancetta – “Pedali e pedali e non sei asciutto come loro. Perché mai?” – “Amorino bello, ma loro sono dei professionisti, con una nocciolina scalano il Pordoi! io con duemila noccioline scalo tutt’al più la tazza del cesso! “ – lei sorniona come una lince moldava e viscida come un capitone partenopeo, mi prospetta l’inesorabile – “Domani c’è bello. Dai usciamo in bici io e te? Voglio tenermi un po’ in forma” – “Ma quando? Domani? domani lavoro mannaggia” – “Domani è domenica!!!” – “Uhhh…e da quando?” – “Da sempre! Dopo il sabato viene la domenica! Stronzo!”– e mi ficca una fragola amorevolmente su per il naso.
L’indomani alla buon ora siam pronti all’uscita. Insomma buon ora per dire. Io pronto da due ore, lei dopo essersi docciata, improfumata, truccata, tutata e cambiata circa una dozzina di scarpette da ginnastica prima di beccare quella giusta intonata alla mise, mi comunica baldanzosa che è pronta. – “Tesoro guarda che ci sono 40° gradi all’ombra, ti sconsiglio la tuta. Alleggerisciti”– “Ho freddo già ora ed in bici avrò ancora più freddo…e mi raccomando, esigo un tragitto pianeggiante, ombroso, senza polvere, senza auto, senza insetti, senza polline… “- “ Ti porto in bici in metropolitana, o preferisci il tunnel della manica?”- lei afferra una fragola gigante. Zittisco. – “Hai gonfiato bene le mie ruote?” – “L’ho gonfiate che tra un po’ decolli come lo Zeppellin!” Ok. Siam pronti. Si parte.
“Vai piano, vai piano…carogna ma che ti corri? vuoi collassarmi?” – guardo il display del mio contachilometri che segna triste VNP. Velocità Non Pervenuta. Una famiglia di lumache mi sorpassa facendomi le corna e sputandomi tra i raggi.
“Gioia, mi tieni la giacca della tuta? Ho caldo! Si schiatta di caldo! Per colpa tua siamo usciti troppo tardi e poi qui non c’è un filo d’ombra…carogna, comunque le ruote sono sgonfie!” – prego che cada al più presto un meteorite.
“Oddioooooo…amore cosa c’è lì in terra?” – “E’ una volpe. Stecchita da tre mesi. L’avranno messa sotto. Vuoi che la scuoio? T’interessa la pelliccia?” – “Carogna insensibile e tu l’hai lasciata lì? seppelliamola!...subito!” – dopo aver raccolto tutte le pietre in un campo vicino, faccio un nuraghe funerario che nel sassarese se lo sognano. In verità ero tentato di farne due, ma lo spirito del buon Bartali mi ha trattenuto.
“Dio mio ma qui è tutta una salita! carognissimo dove mi hai portato? mi stai sfiancando!!!...le ruote sono sgonfissime!” – “Ma quale santissima salita? mio nipote di sei anni sto pezzo di strada lo fa su una ruota e con due dita nel naso. Quale salita? Quale salitaaa???” – ripeto convulsamente mordendo il manubrio della stoica bici. Ma lo spirito del buon Fausto mi sostiene.
“Aaahhhh…mi ha punto un mostro volante!...era giallo e nero, grossissimoooo! Mi ha morso qua sul collo!” – “ Cribbio! Sarà stata una vespa vampiro!” – “Carogna, mi verrà un shock anafilattico! Immagino già i titoli sul giornale…giovane donna muore in bici punta da un calabrone di due etti…fai qualcosa! succhia il veleno! toglimi il pungiglione!...chiama l’elisoccorso! Ha morso di sicuro anche le ruote! Lo senti il sibilo? si stanno sgonfiando!” – “Ma ti ha sfiorato sul collo una foglia di felce! Quale caspita di mostro volante giallonero!…signore del creato dammi la forza!” – vorrei farla finita ingoiandomi una brugola del nove.
“Oddio, ho la tachicardia!...ecco l’infarto! carognissimo…hai deciso di uccidermi stamattina vero? Non aspettavi altro!” – “Ho sete! Ho fame!...non c’è un bar? un chiosco? una gelateria?” – “Ma se siamo in aperta campagna! Dove la trovo sta gelateria? Porca miseria, bevi un po’ di sali minerali dalla mia borraccia” – “Mi fa schifo è calda e sa di plastica! Ho fame…mi gira la testa” – “Mangia almeno la mia barretta energetica. Aspetta ne ho una in tasca…” - “Cos’è sta roba? Cacca di cane?...ti mangi sto schifo e poi da mammà fai storie quando fa la zuppa di farro? Ma sei una carogna senza cuore…ecco quello che sei!!!” – al trentaduesimo “carogna/carognissimo”, mi guardo intorno in cerca di un abissale pozzo artesiano.
“Sono sfinita! Son tutta sudata! Quanti chilometri abbiamo fatto? Una trentina?” – il mio computer di bordo mi segnala con disgusto tre chilometri e mezzo. Non oso dichiararlo. “Ho le gambe di legno! Amore ti supplico, fallo per i morti…gonfia le ruote e spingimi fino a casa!…sto per esalare l’ultimo respiro.” Questo me lo dice quasi piagnucolando con un filo di voce. Pensare che voleva solo tenersi un po’ in forma.
Rientriamo. Lei si doccia per due ore e sviene sul divano. Forse ha anche qualche linea di febbre. Fortunatamente giusto in tempo per la diretta tv. Oggi c’è il tappone dolomitico. Imperdibile. Ho la mia borraccia con i sali, la barretta energetica ed ho appena squartato con gusto satanico le gomme della sua adorata bici. Sarà un’indimenticabile domenica in maglia rosa.

Roberto Testa

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