“Scendi Domenico.” Così mi dirà, senza aggiungere altro. Il sole si stava alzando e illuminava la cucina di arancione a causa delle tende, mia madre le aveva cambiate da qualche mese ma a me non piacevano. Mi piacevano di più quelle bianche di prima. Mi sono affacciato alla finestra senza toccare la tenda con le mani, ho infilato la testa fra le due tende chiuse. Un signore sovrappeso con una tuta blu sta correndo sul marciapiede nella strada di fronte casa.Ho pensato a mia madre che qualche giorno fa mi aveva consigliato di fare un po’ di corsetta il pomeriggio. – Stare sempre seduto sui libri non ti fa bene. Il tuo è un blocco psicologico. E poi stai mettendo sempre più pancia, non vorrai diventare come tuo padre?Non é la prima volta che mi pone il problema del peso. Certo sono un po’ ingrassato ma non mi vedevo certo grasso da fare schifo. Per me a fare jogging ci devono andare quelli grassi da fare schifo.Il citofono mi scaglia brutalmente la realtà addosso.- Scendi Domenico.Scendo le scale una a una con una flemma da bradipo. Spero si moltiplichino mentre le faccio. - Che fai? Muoviti.Mi urla zio Giglio sul portone.Osservo dal finestrino dell’Opel Corsa la strada che corre troppo veloce. Ho caldo e abbasso il finestrino. Guardo mio zio silenzioso che guida.- Emozionato? Tranquillo che oggi andrà bene, ci ho già parlato al telefono.- Speriamo.
da Eppure mentire, work in progress di GAETANO MESSINEO(sono ammessi appunti feroci - ex bollino rosso)