Ascolto tutti. Presto la massima attenzione. Raccolgo informazioni, utili al mio operato. Il più delle volte, pazientemente, raccolgo sfoghi di rabbia. Una rabbia atavica. Fatta di umiliazioni mai risolte. Resto lì, con loro, gli dedico tempo e ascolto, attendo che le acque si plachino. Capita anche che mi commuovo. Come quando incontro padri consumati dal tempo e dalla fatica. Canuti falegnami, mobilieri, idraulici, pavimentisti, costruttori edili dalle mani callose, dure come il marmo, e dalle rughe profonde come abissi, giunti sul viale del tramonto, prossimi ormai alla pensione. Mi confidano, con tristezza, che non ci sarà nessun erede a seguire le orme…: “dottò mio figlio sta fatica nun ‘a vo fa! Se vo laureà…” e con una punta di orgoglio, mista ad amarezza, mi congedano. Delle volte a rispondere sono anziane signore. Le vedo vestite di nero, col capo chino, chiuse, come scrigni preziosi, nei loro ricordi incantati. Si scusano e ossequiose, con un filo di voce, mi informano che il marito non è più … “mi scusi ho ancora il numero intestato a lui …. perdonatemi … non riesco a cambiarlo...” mi si gela il sangue nelle vene. Per un attimo penso a mia madre che un giorno potrà dire lo stesso. Per un attimo ci penso. Giuro che ci penso... e la mia corazza la sento improvvisamente più vulnerabile. Altre volte, incontro donne suadenti che mentre mi ascoltano sognano e si accarezzano i capelli, e con le mani affusolate si accarezzano il collo scoperto, e con tono voluttuoso mi chiedono: “ma viene proprio lei signor Testa...?” ahimè ... quanti numeri perduti nel tempo. Mannaggia! ... il fatto è che non mi capita solo con le donne!!! Quando contatto le aziende, quelle importanti, rimbalzo di ufficio in ufficio, fino ad arrivare al “saputello di turno” che annoiato e disturbato risponde con supponenza e alterigia che questa florida azienda non ha bisogno di niente ...”grazie, ma non c’interessa nulla!” Per scoprire, qualche giorno più tardi, gli operai, della florida azienda, in rivolta. Tutti in cassa integrazione. La resistente armatura respinge tutti gli assalti e il viaggio continua. Numero dopo numero... numero dopo numero... viaggio veloce nell’etere. Entro ovunque e dovunque. Segretarie efficienti e deficienti. Ascolto con attenzione lagnanze, proteste e reclami, fin quando, alleggeriti dal loro veleno, mi danno una virtuale pacca sulla spalla “…dottò nun ci facimm’ o sang’ amar’... alla prossima con vero piacere!…” Entro ovunque e dovunque. Consolo titolari che stanno cessando e augurandogli momenti migliori, chiudo sempre dicendo “in bocca al lupo per tutto e per la ripresa della vostra attività”. Frase banale. Un automatismo inutile. Stupido. Ma il cavaliere dell’etere deve essere sempre ottimista…nonostante tutto... “domani sarà un giorno migliore!”. E’ il mio motto! Nel lungo peregrinare all’improvviso, magicamente, accade quello che speri avvenga tutte le volte. L’ armatura splendente ha abbagliato chi davvero ha voglia di splendere E così, illumino la strada di chi vuole lasciare un segno di chi ha interesse di gridare al mondo... CAZZO! CI SONO ANCH’IO! Ed è a questo punto che il cavaliere dell’etere desto interviene. Appunta nome, ora, giorno, minuto, dall’altra parte: “...dottò mi avete convinto...potrebbe interessarmi…fate passare un vostro collaboratore che qualcosa di sicuro facciamo….” Ahhhh…musica per le mie orecchie! Questa è la mia missione. Il cavaliere dell’etere, anche per oggi, può lucidare e deporre la sua possente armatura. Il viaggio continua. Domani, di sicuro, sarà un giorno migliore.Roberto Testa
Ascolto tutti. Presto la massima attenzione. Raccolgo informazioni, utili al mio operato. Il più delle volte, pazientemente, raccolgo sfoghi di rabbia. Una rabbia atavica. Fatta di umiliazioni mai risolte. Resto lì, con loro, gli dedico tempo e ascolto, attendo che le acque si plachino. Capita anche che mi commuovo. Come quando incontro padri consumati dal tempo e dalla fatica. Canuti falegnami, mobilieri, idraulici, pavimentisti, costruttori edili dalle mani callose, dure come il marmo, e dalle rughe profonde come abissi, giunti sul viale del tramonto, prossimi ormai alla pensione. Mi confidano, con tristezza, che non ci sarà nessun erede a seguire le orme…: “dottò mio figlio sta fatica nun ‘a vo fa! Se vo laureà…” e con una punta di orgoglio, mista ad amarezza, mi congedano. Delle volte a rispondere sono anziane signore. Le vedo vestite di nero, col capo chino, chiuse, come scrigni preziosi, nei loro ricordi incantati. Si scusano e ossequiose, con un filo di voce, mi informano che il marito non è più … “mi scusi ho ancora il numero intestato a lui …. perdonatemi … non riesco a cambiarlo...” mi si gela il sangue nelle vene. Per un attimo penso a mia madre che un giorno potrà dire lo stesso. Per un attimo ci penso. Giuro che ci penso... e la mia corazza la sento improvvisamente più vulnerabile. Altre volte, incontro donne suadenti che mentre mi ascoltano sognano e si accarezzano i capelli, e con le mani affusolate si accarezzano il collo scoperto, e con tono voluttuoso mi chiedono: “ma viene proprio lei signor Testa...?” ahimè ... quanti numeri perduti nel tempo. Mannaggia! ... il fatto è che non mi capita solo con le donne!!! Quando contatto le aziende, quelle importanti, rimbalzo di ufficio in ufficio, fino ad arrivare al “saputello di turno” che annoiato e disturbato risponde con supponenza e alterigia che questa florida azienda non ha bisogno di niente ...”grazie, ma non c’interessa nulla!” Per scoprire, qualche giorno più tardi, gli operai, della florida azienda, in rivolta. Tutti in cassa integrazione. La resistente armatura respinge tutti gli assalti e il viaggio continua. Numero dopo numero... numero dopo numero... viaggio veloce nell’etere. Entro ovunque e dovunque. Segretarie efficienti e deficienti. Ascolto con attenzione lagnanze, proteste e reclami, fin quando, alleggeriti dal loro veleno, mi danno una virtuale pacca sulla spalla “…dottò nun ci facimm’ o sang’ amar’... alla prossima con vero piacere!…” Entro ovunque e dovunque. Consolo titolari che stanno cessando e augurandogli momenti migliori, chiudo sempre dicendo “in bocca al lupo per tutto e per la ripresa della vostra attività”. Frase banale. Un automatismo inutile. Stupido. Ma il cavaliere dell’etere deve essere sempre ottimista…nonostante tutto... “domani sarà un giorno migliore!”. E’ il mio motto! Nel lungo peregrinare all’improvviso, magicamente, accade quello che speri avvenga tutte le volte. L’ armatura splendente ha abbagliato chi davvero ha voglia di splendere E così, illumino la strada di chi vuole lasciare un segno di chi ha interesse di gridare al mondo... CAZZO! CI SONO ANCH’IO! Ed è a questo punto che il cavaliere dell’etere desto interviene. Appunta nome, ora, giorno, minuto, dall’altra parte: “...dottò mi avete convinto...potrebbe interessarmi…fate passare un vostro collaboratore che qualcosa di sicuro facciamo….” Ahhhh…musica per le mie orecchie! Questa è la mia missione. Il cavaliere dell’etere, anche per oggi, può lucidare e deporre la sua possente armatura. Il viaggio continua. Domani, di sicuro, sarà un giorno migliore.Roberto Testa
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